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[BIG HERO 6] Kanashimi
Titolo: Kanashimi
Fandom: Big Hero 6
Personaggi: Hiro Hamada, zia Cass, Baymax, menzione costante di Tadashi
Genere: angst, malinconico
Avvertimento: gen, hurt/comfort, missing moment, death
Parole: 1156
Note: Toh! Una roba su BH6 che non è incest! Il bello è che stavo scrollando un blog di roba Hidashi SOZZISSIMA, ma ovviamente poi invece del porno mi sono presi i feels. E quindi boh, ne ho approfittato per il COW-T (settimana 5, lezione settimanale, "faro"). Non è niente di che, tho.
Si sta passando la mano quasi ossessivamente sul ventre per il fastidio, o per meglio dire per il dolore, tutto rannicchiato su se stesso, a letto. Piange da solo, in camera propria, dandosi dello stupido, stupendosi perché è passato del tempo, eppure qualche volta gli capita ancora di sentirsi più solo di quanto dovrebbe essere. Non importa quante volte si dica che è morto, è morto e piangerci su non servirà a niente. Immaginarsi Tadashi che gli dice che non si pente di essere tornato indietro per salvare qualcuno, nemmeno quello serve e non fa passare il dolore.
Gli capita di guardare suoi micro-bot che a volte lascia sparsi in giro e di ricordare il cammino che l'ha portato a crearli, un processo creativo oltre che scientifico in cui lo scambio di idee era essenziale, perché Hiro poteva pure essere un genio eppure un supporto di qualche tipo gli sarebbe sempre servito... ed era lì, che lo guardava pigro ma senza perdersi un solo passaggio. Forse anche solo costruire qualcosa sotto lo sguardo benevolo di Tadashi l'aveva spronato a finire ciò che aveva iniziato, a compiere i primi passi per inseguire il suo sogno, finalmente conscio di averne uno dopo tanto tempo passato ad esercitarsi in cose al di sotto della sua intelligenza.
Buffo come la stessa persona della quale Tadashi si fidasse abbia finito per ucciderlo. Quando ci pensa, la rabbia fa stringere le braccia di Hiro attorno al suo casco fino al punto in cui può sentirlo scricchiolare, quel casco che indossava sempre nelle sere in cui suo fratello lo salvava dall'arresto per aver partecipato ai combattimenti illegali di robot. E a pensarci bene, Tadashi l'aveva sempre protetto, anche da altri generici guai come quando Hiro aveva tentato di guardare sotto le gonne di una donna per vedere cosa ci fosse sotto, quand'era molto piccolo. In quel caso e in molti altri, suo fratello se n'era preso responsabilità e la colpa. Quello, Hiro l'aveva dato per scontato.
L'esistenza stessa di Tadashi, l'aveva considerata ovvia.
E poi c'è Baymax. All'inizio vederlo non gli ha fatto pensare all'assenza del suo creatore, era semplicemente lì ed era un buon partner di conversazione quando zia Cass non poteva esserlo, ma più lo guardava aggirarsi per casa, più lo sentiva parlare, più i suoi pensieri correvano al fantasma che sembrava risucchiare l'attenzione, paradossalmente a causa della propria assenza. Neanche il passare dei mesi ha reso lo spazio vuoto attorno alla sua vita meno invadente, meno pressante. E a volte gli capita di guardarsi alle spalle aspettandosi d'istinto, come se ora fosse qualcosa di normale, di trovare Tadashi appoggiato allo stipite quando Mochi sale le scale, e solo poi ricorda che non è possibile. Non è come una pugnalata al cuore, non è un dolore acuto e intenso. È un quieto malessere, che succhia via la gioia e ride di lui, non importa quanto duri.
Oggi è un colpo duro, e il fatto più ridicolo è che non è successo nulla. Non ha pensato di vedere l'ombra di Tadashi, non ha creduto di sentire la sua voce, non ha riguardato per la millesima volta il messaggio di suo fratello che Baymax tiene nella sua memoria. Non c'è stato nulla a ricordarglielo, eppure un secondo prima stava studiando, quello dopo ha dovuto alzarsi e buttarsi a letto per piangere senza fare rumore, perché anche zia Cass deve aver sofferto molto, e non lo deve sapere. Davanti a lei, deve essere il più forte possibile perché ora sono rimasti solo loro due.
È stato un momento di lutto improvviso, senza spiegazione. Forse così come la mancanza di Tadashi non ha senso.
"Hiro, provi dolore?" Baymax gli chiede. Hiro deve averlo attivato in qualche modo, perché rimane sorpreso dal sentire la sua voce.
"Sì," risponde, visto che è inutile mentire.
"Dove ti fa male?" Baymax continua accostandosi a lui. "La pancia?"
"No. Tadashi..." Hiro replica, con la voce che gratta appena come esce dalla sua gola.
"Oh, pensavo che quel dolore fosse passato," Baymax si stupisce, e Hiro quasi ride.
"Allora chiamerò tutti i tuoi amici e ti farò abbracciare da tutti loro e-" il robot riprende, attivandosi già per mandare messaggi a Gogo e Wasabi e-
"No, per favore, lasciami in pace," Hiro ribatte, voltando la testa per guardarlo.
"Ma il trattamento..."
"Non puoi farmi stare meglio così! Ci vuole tempo, e comunque questa cosa rimarrà con me. Non va via, non andrà mai via!" Hiro alza la voce appena, con le lacrime che scendono più insistenti, gli occhi che si fanno già rossi mentre grida anche verso se stesso per la frustrazione.
Zia Cass deve aver sentito, perché appare subito dopo alla porta tenendo Mochi in braccio. Il gatto sbadiglia, ma poi nota con preoccupazione l'angoscia di Hiro, e miagola piano.
"Hiro... Baymax, lascialo stare per qualche minuto, okay? Siamo soddisfatti del trattamento," lei interviene con gentilezza, e si mette a sedere accanto al corpo di nuovo arricciato di suo nipote, passando la mano sulla sua testa in una carezza. Baymax la guarda, poi guarda Hiro e poi Mochi, esprimendosi con un verso di rammarico, ma finalmente annuisce, sconfitto. Pian piano se ne va nel suo angolo della camera e poi si spegne, sgonfiandosi per tornare nella sua comoda valigetta.
"Mi manca," Hiro ammette con la voce che esita appena, dopo qualche minuto di carezze fra i capelli, e dopo essersi rifugiato sul suo grembo come un bambino, lentamente, come se esitasse a cercare consolazione. Come il bambino che, dopotutto, ancora è, solo un ragazzino che ha perso il proprio eroe, la propria guida, il faro che lo ha condotto verso un desiderio da esprimere per se stesso. Senza Tadashi, avrebbe sprecato il suo talento. E forse non dovrebbe tenere tutto dentro per proteggere sua zia. Forse lei ce la può fare anche così, anche quando le viene ricordato che ha perso un nipote che ha cresciuto come un figlio.
"Anche a me," lei risponde, alla fine, lasciando trasparire il proprio lutto attraverso la voce e l'espressione. È stato difficile anche per lei, sentire la notizia che Tadashi non sarebbe tornato. Guardare Hiro poi, e aspettarsi di vedere Tadashi in camera con lui; guardare Baymax che girava per casa e sapere che quel robot è un regalo di Tadashi al mondo, quello che molto probabilmente sopravvivrà anche dopo tutti loro. È difficile anche per lei.
Hiro si alza sulle ginocchia, tira su col naso: ha smesso di piangere, ma la tristezza rimane sul suo viso e negli occhi scuri. Cass sa che sta cercando un abbraccio ma è troppo orgoglioso per chiederlo, e quel suo tratto così testardamente da Hiro la fa sorridere nonostante tutto, e poi le fa aprire le braccia aspettando il corpicino di suo nipote che non tarda ad accoccolarsi contro il suo petto.
E non c'è un lieto fine che sappia davvero di dolce, ma Cass lo stringe a sé, sperando che domani vada un po' meglio.
Fandom: Big Hero 6
Personaggi: Hiro Hamada, zia Cass, Baymax, menzione costante di Tadashi
Genere: angst, malinconico
Avvertimento: gen, hurt/comfort, missing moment, death
Parole: 1156
Note: Toh! Una roba su BH6 che non è incest! Il bello è che stavo scrollando un blog di roba Hidashi SOZZISSIMA, ma ovviamente poi invece del porno mi sono presi i feels. E quindi boh, ne ho approfittato per il COW-T (settimana 5, lezione settimanale, "faro"). Non è niente di che, tho.
Si sta passando la mano quasi ossessivamente sul ventre per il fastidio, o per meglio dire per il dolore, tutto rannicchiato su se stesso, a letto. Piange da solo, in camera propria, dandosi dello stupido, stupendosi perché è passato del tempo, eppure qualche volta gli capita ancora di sentirsi più solo di quanto dovrebbe essere. Non importa quante volte si dica che è morto, è morto e piangerci su non servirà a niente. Immaginarsi Tadashi che gli dice che non si pente di essere tornato indietro per salvare qualcuno, nemmeno quello serve e non fa passare il dolore.
Gli capita di guardare suoi micro-bot che a volte lascia sparsi in giro e di ricordare il cammino che l'ha portato a crearli, un processo creativo oltre che scientifico in cui lo scambio di idee era essenziale, perché Hiro poteva pure essere un genio eppure un supporto di qualche tipo gli sarebbe sempre servito... ed era lì, che lo guardava pigro ma senza perdersi un solo passaggio. Forse anche solo costruire qualcosa sotto lo sguardo benevolo di Tadashi l'aveva spronato a finire ciò che aveva iniziato, a compiere i primi passi per inseguire il suo sogno, finalmente conscio di averne uno dopo tanto tempo passato ad esercitarsi in cose al di sotto della sua intelligenza.
Buffo come la stessa persona della quale Tadashi si fidasse abbia finito per ucciderlo. Quando ci pensa, la rabbia fa stringere le braccia di Hiro attorno al suo casco fino al punto in cui può sentirlo scricchiolare, quel casco che indossava sempre nelle sere in cui suo fratello lo salvava dall'arresto per aver partecipato ai combattimenti illegali di robot. E a pensarci bene, Tadashi l'aveva sempre protetto, anche da altri generici guai come quando Hiro aveva tentato di guardare sotto le gonne di una donna per vedere cosa ci fosse sotto, quand'era molto piccolo. In quel caso e in molti altri, suo fratello se n'era preso responsabilità e la colpa. Quello, Hiro l'aveva dato per scontato.
L'esistenza stessa di Tadashi, l'aveva considerata ovvia.
E poi c'è Baymax. All'inizio vederlo non gli ha fatto pensare all'assenza del suo creatore, era semplicemente lì ed era un buon partner di conversazione quando zia Cass non poteva esserlo, ma più lo guardava aggirarsi per casa, più lo sentiva parlare, più i suoi pensieri correvano al fantasma che sembrava risucchiare l'attenzione, paradossalmente a causa della propria assenza. Neanche il passare dei mesi ha reso lo spazio vuoto attorno alla sua vita meno invadente, meno pressante. E a volte gli capita di guardarsi alle spalle aspettandosi d'istinto, come se ora fosse qualcosa di normale, di trovare Tadashi appoggiato allo stipite quando Mochi sale le scale, e solo poi ricorda che non è possibile. Non è come una pugnalata al cuore, non è un dolore acuto e intenso. È un quieto malessere, che succhia via la gioia e ride di lui, non importa quanto duri.
Oggi è un colpo duro, e il fatto più ridicolo è che non è successo nulla. Non ha pensato di vedere l'ombra di Tadashi, non ha creduto di sentire la sua voce, non ha riguardato per la millesima volta il messaggio di suo fratello che Baymax tiene nella sua memoria. Non c'è stato nulla a ricordarglielo, eppure un secondo prima stava studiando, quello dopo ha dovuto alzarsi e buttarsi a letto per piangere senza fare rumore, perché anche zia Cass deve aver sofferto molto, e non lo deve sapere. Davanti a lei, deve essere il più forte possibile perché ora sono rimasti solo loro due.
È stato un momento di lutto improvviso, senza spiegazione. Forse così come la mancanza di Tadashi non ha senso.
"Hiro, provi dolore?" Baymax gli chiede. Hiro deve averlo attivato in qualche modo, perché rimane sorpreso dal sentire la sua voce.
"Sì," risponde, visto che è inutile mentire.
"Dove ti fa male?" Baymax continua accostandosi a lui. "La pancia?"
"No. Tadashi..." Hiro replica, con la voce che gratta appena come esce dalla sua gola.
"Oh, pensavo che quel dolore fosse passato," Baymax si stupisce, e Hiro quasi ride.
"Allora chiamerò tutti i tuoi amici e ti farò abbracciare da tutti loro e-" il robot riprende, attivandosi già per mandare messaggi a Gogo e Wasabi e-
"No, per favore, lasciami in pace," Hiro ribatte, voltando la testa per guardarlo.
"Ma il trattamento..."
"Non puoi farmi stare meglio così! Ci vuole tempo, e comunque questa cosa rimarrà con me. Non va via, non andrà mai via!" Hiro alza la voce appena, con le lacrime che scendono più insistenti, gli occhi che si fanno già rossi mentre grida anche verso se stesso per la frustrazione.
Zia Cass deve aver sentito, perché appare subito dopo alla porta tenendo Mochi in braccio. Il gatto sbadiglia, ma poi nota con preoccupazione l'angoscia di Hiro, e miagola piano.
"Hiro... Baymax, lascialo stare per qualche minuto, okay? Siamo soddisfatti del trattamento," lei interviene con gentilezza, e si mette a sedere accanto al corpo di nuovo arricciato di suo nipote, passando la mano sulla sua testa in una carezza. Baymax la guarda, poi guarda Hiro e poi Mochi, esprimendosi con un verso di rammarico, ma finalmente annuisce, sconfitto. Pian piano se ne va nel suo angolo della camera e poi si spegne, sgonfiandosi per tornare nella sua comoda valigetta.
"Mi manca," Hiro ammette con la voce che esita appena, dopo qualche minuto di carezze fra i capelli, e dopo essersi rifugiato sul suo grembo come un bambino, lentamente, come se esitasse a cercare consolazione. Come il bambino che, dopotutto, ancora è, solo un ragazzino che ha perso il proprio eroe, la propria guida, il faro che lo ha condotto verso un desiderio da esprimere per se stesso. Senza Tadashi, avrebbe sprecato il suo talento. E forse non dovrebbe tenere tutto dentro per proteggere sua zia. Forse lei ce la può fare anche così, anche quando le viene ricordato che ha perso un nipote che ha cresciuto come un figlio.
"Anche a me," lei risponde, alla fine, lasciando trasparire il proprio lutto attraverso la voce e l'espressione. È stato difficile anche per lei, sentire la notizia che Tadashi non sarebbe tornato. Guardare Hiro poi, e aspettarsi di vedere Tadashi in camera con lui; guardare Baymax che girava per casa e sapere che quel robot è un regalo di Tadashi al mondo, quello che molto probabilmente sopravvivrà anche dopo tutti loro. È difficile anche per lei.
Hiro si alza sulle ginocchia, tira su col naso: ha smesso di piangere, ma la tristezza rimane sul suo viso e negli occhi scuri. Cass sa che sta cercando un abbraccio ma è troppo orgoglioso per chiederlo, e quel suo tratto così testardamente da Hiro la fa sorridere nonostante tutto, e poi le fa aprire le braccia aspettando il corpicino di suo nipote che non tarda ad accoccolarsi contro il suo petto.
E non c'è un lieto fine che sappia davvero di dolce, ma Cass lo stringe a sé, sperando che domani vada un po' meglio.