[HAIKYUU!!] Betting on it
Titolo: Bet on it
Fandom: Haikyuu!!
Personaggi: Iwaizumi/Oikawa
Genere: erotico, commedia, fluff, romantico
Avvertimenti: yaoi, smut
Parole: 3787
Note: Devo dire che sono abbastanza soddisfatta di questa fic. Non mi aspettavo che fra tutti i prompt fra i quali avrei spulciato fra le notti bianche passate ne avrei trovato uno perfetto (“Haikyuu!!, Iwaizumi/Oikawa, da piccoli avevano dei walkie talkie per chiacchierare la sera senza dover uscire, o per giocare. Oikawa trova il suo dopo tanto tempo, simil-phonesex ensues” che fra l’altro è un prompt mio XDDD) per il prompt di questa settimana del COW-T (missione 2, “Perdere qualcosa e ritrovarla”) but such is life. E ovviamente ne sono molto felice XD unico appunto che ho è che non so quanto vicini o lontani vivano sti due, ma per il porno li ho fatti vivere vicini e sticazzi. W il porno, gente. W il porno. <3
“-an.”
Hajime non lo sente all’inizio, distratto dal suono della propria matita che fa martellare sul libro ritmicamente, fino a quando la voce non lo raggiunge costringendolo, all’inizio, a rileggere lo stesso paragrafo un po’ di volte fino a quando, finalmente, non si rende conto che una voce debole e distorta lo sta chiamando.
“Iwa-chan!”
Alza la testa di scatto, con una smorfia e le sopracciglia più aggrottate del solito.
“Oikawa?” Borbotta, lanciando un’occhiata al proprio cellulare, ma lo schermo è nero quindi la voce non viene da lì.
“Iwa-chan, mi senti?”
Si guarda intorno, individuando la fonte della voce di Tooru nell’armadio. Si alza e indaga, mentre la voce di Oikawa diventa sempre più insistente e petulante, “Iwa-chan, Iwa-chan, Iwa-chaaaaan~”...
“Porca puttana,” Hajime ringhia per l’irritazione, prima di scovare una delle sue scatole con tutte quelle robe vecchie che voleva buttare ma che delle quali, per qualche motivo, non si è mai liberato. La voce di Oikawa viene, più o meno chiara e squillante, da un walkie-talkie sepolto fra giocattoli, vecchie lettere e oggettini mezzi rotti.
“Che cazzo vuoi?” Sbotta finalmente, sedendosi per terra col dito premuto sul tasto per parlare.
“Iwa-chan! Hai visto? Ho trovato il nostro talkie!” Cinguetta Tooru allegramente. “Aah, quanti ricordi!”
“Già,” Hajime dice in tono incolore.
Se le ricorda, le serate passate a commentare gli episodi dei vecchi telefilm di fantascienza in tv mentre sedevano nelle loro case, oppure quelle in cui Tooru non riusciva a dormire e allora Hajime passava ore a parlare di svariate cose fino a quando non calava il silenzio fra le onde radio. Si ricorda che a volte passavano interi pomeriggi a giocare con le parole, a inventare storie - effettivamente, Tooru si inventava interi mondi e Hajime si limitava ad ascoltare, ma andava bene così. Gli piaceva scarabocchiare sui suoi fogli bianchi mentre la voce di Tooru si infiltrava nella sua immaginazione guidando un po’ la sua mano. Si ricorda di quando la voce di Tooru scandiva non solo le sue ore di scuola, ma anche quelle a casa fino al punto di diventare il ricordo più ricorrente.
“Non è una figata?” Oikawa continua, sempre con la stessa voce entusiasta.
“Già.”
“Dai, Iwa-chan, non potresti essere un po’ più contento?” La voce di Tooru lo apostrofa e Hajime può vedere perfettamente, in ogni dettaglio, il broncio che deve contorcergli il viso e arricciare le sue labbra, in questo momento.
“Dovevo togliere le batterie a ‘sto affare,” Hajime risponde, sollevando lo sguardo al soffitto.
“Il mio non ce le aveva, le ho appena messe!” Trilla l’altro. “Comunque, che ne dici di fare un salto nel passato? Posso raccontarti una creepyp-”
“No grazie. Sto studiando, Oimerda,” Hajime lo interrompe, alzandosi. “E dovresti studiare anche tu. Non hai altro da fare oltre a leggere storie da imbecilli come te su internet?”
Tooru lascia passare qualche secondo, prima di rispondere.
“No. Mi annoiavo quindi mi son messo in ordine la stanza, e ho trovao il walkie-talkie. Però dai, dillo: ce l’hai ancora perché mi ami tanto, Iwa-chan.”
Hajime sospira, massaggiandosi le palpebre. Sarebbe così bello avere Oikawa davanti a lui, in questo momento. Almeno potrebbe prenderlo per il collo, ma non lo può fare quando ha solo la sua voce.
“Vaffanculo.”
“Awww, non mi ami?”
“Senti, devo studiare. Lasciami in pace,” Hajime risponde, secco. Sta per aprire lo sportello sul retro del walkie-talkie per togliere le batterie, quando la voce di Oikawa lo ferma.
“Sei sicuro?”
C’è qualcosa di familiare che vibra nella sua voce, e che arriva immediatamente alle orecchie di Hajime anche se le condizioni dello speaker non sono proprio delle migliori.
“Sì, sono sicuro,” risponde comunque, ma ferma le dita.
“Ah… e dire che pensavo di fare qualcosa di divertente…”
Hajime alza un sopracciglio, anche se, conoscendo Tooru, un’idea se l’è già fatta.
“Cioè?”
C’è ancora una pausa, e dallo speaker viene l’inconfondibile suono di una zip che scorre.
“Volevo sentire la tua voce. È da un po’ che non lo facciamo, vero? Mi piace così tanto sentirti quando stai per venire.”
Hajime vorrebbe non essere giovane e sapere come controllare i propri appetiti sessuali, specialmente visto che sì, Tooru ha ragione - non fanno sesso da un pezzo. E alla proposta implicita, il cazzo fra le sue gambe manifesta il proprio interesse quasi immediatamente.
“Porca vacca, Tooru, sei una merda. Stavo andando così bene oggi!” borbotta, già scocciato dalla reazione del proprio corpo e dalla sua mente che già lavora nell’immaginare il suo ragazzo nudo a letto che si tocca e lo invita con uno sguardo. Nella sua testa, si sofferma sul collo, e può anche rievocare il suo odore. Maledetta gioventù e maledetti processi istintuali.
“C’è tutto il tempo del mondo per studiare… io potrei venire solo fra qualche minuto. Me la dai una mano ad arrivarci, Iwa-chan?” Dice Oikawa con un tono lezioso all’improvviso, quel tono che usa sempre per convincere Hajime a fare qualcosa - qualsiasi cosa. E lo usa perché funziona: anche ora le palpebre di Hajime si abbassano un po’. Quand’erano bambini, Hajime credeva che Tooru fosse capace di compiere magie solo con le sue parole. Otteneva tutto quello che voleva, e lo otteneva sempre. Certo, per la pallavolo è un po’ diverso, ma non ha mai dimostrato di mancare di volontà e ambizione.
Oh, e va bene.
Si slaccia i pantaloni con gesti frettolosi e impazienti, dicendosi che prima la finiscono prima potrà tornare a studiare, e una risatina bassa dall’altra parte lo fa ringhiare dal fondo della sua gola.
Ovviamente, Oikawa ha piani diversi.
“Facciamo una cosa: chi viene per primo perde, e chi perde porta l’altro fuori a pranzo. E paga pure.”
Hajime assottiglia gli occhi, stringendo i denti. Se fossero sul campo da gioco potrebbe prenderlo a pallonate tutto il giorno, ma ora ha solo la sua immaginazione e la voce di Tooru, nient’altro. E sembra che non avercelo fisicamente davanti lo renda un po’ meno insopportabile. O forse è il suo cazzo che spinge stiracchiandosi e ingrossandosi nelle sue mutande, a farlo soprassedere. Lentamente, prende a passare le dita su e giù, avanti e indietro per la propria lunghezza, mantenendo un tocco leggero.
Negli anni ha cercato una spiegazione a tutto questo - al perché stia ancora sopportando Tooru, al fatto che non l’abbia ancora pestato a sangue; al fatto che in questo momento, più ci ripensa e più si arrabbia più il suo sesso diventa duro e pulsante. E l’unica che ha trovato è il fatto che, in certi aspetti, Hajime non è altro che un grosso masochista. Oppure gli è stata data in dono una pazienza talmente infinita da sforare i limiti dell’amore di dio.
“Ti stai toccando, Iwa-chan?” Tooru riprende, “io sì. E sto pensando a quanto sei fico quando sei tutto nudo sopra di me.”
Il respiro di Hajime trema, e dietro le palpebre chiuse compare l’immagine di Tooru, com’è spesso quando è sdraiato sotto di lui, con gli occhi che fiammeggiano per la voglia.
“Cazzo.”
“Mmh. Lo voglio dentro di me, voglio dire il tuo, mi manca così tanto…”
Hajime si trova con una smorfia sulle labbra. Ma queste battute da porno di serie B dove le ha sentite, Tooru?
… A pensarci, forse è meglio non saperlo. E poi, stranamente, un po’ sembrano funzionare.
“Dimmi cosa stai immaginando,” dice invece, continuando il suo tocco lieve su di sé.
“Che sei a torso nudo e mi stai toccando sotto la maglietta,” comincia Tooru, con un sospiro. “Mi stai baciando, e la tua bocca sa di menta.”
Hajime si passa la lingua sui denti. Già, e possibile: è il sapore del suo dentifricio.
“E poi?”
“Ci baciamo a lungo, e io ti faccio un po’ di solletico, e tu mi guardi male.”
Hajime aggrotta le sopracciglia, fermando la propria mano al sentire una nota compiaciuta. Però, a ripensarci, ha senso che a Oikawa piaccia, quando Hajime si incazza. Altrimenti forse non gli darebbe sui nervi così spesso. Forse un po’ masochista lo è anche lui...
Che bella accoppiata.
“Sembra realistico,” commenta, e Tooru sorride - lo sente sorridere, anche se non può vederlo.
“Mmmh. E poi mi sfili i pantaloni, perché né io né te possiamo aspettare molto.”
“Direi di sì, devo studiare,” Hajime ribatte, lanciando una occhiata alla sua scrivania.
“Ah, quanto sei noioso. Meno male che ci sono io che ti dò momenti come questo.”
Hajime sente uno sbuffo gonfiargli i polmoni.
“Sì, certo. Meno male, eh.”
“Comunque,” Tooru riprende, “mi guardi e mi dici…?”
Hajime aspetta qualche secondo, e poi fa spallucce come se ce l’avesse davanti.
“... Embè?”
“Oh, dài, Iwa-chan, partecipa un po’!”
Hajime sospira (di nuovo), e si guarda intorno come se le battute dei porno beceri ce le avesse scritte sui muri per qualche motivo.
“Non lo so.”
“Cosa mi diresti se fossi sotto di te, tutto nudo e pronto a farmi scopare?”
“Non lo so, sei pronto?”
“Sì, prepararsi all’atterraggio,” Tooru lo apostrofa.
“Che vuoi che ti dica? Di solito scopiamo e basta!” Hajime protesta, gesticolando.
“Okay, okay. Non fa niente.”
La voce di Tooru fa una pausa, e poi riprende.
“Mi guardi, mi guardi a lungo e mi dici… mi dici che non vedi l’ora di venirmi dentro. E io ti dico, che cosa stai aspettando? Sono qui tutto pronto solo per te.”
“Sì, e direi che nel frattempo ho anche messo il preservativo. Ma scusa, ma non sarebbe il caso di prepararti prima?” Hajime interviene, sbattendo le palpebre.
E adesso sembra sia Tooru a perdere un po’ la pazienza.
“Ma chi se ne frega! Non lo stiamo mica facendo per davvero!”
Gli angoli della bocca di Hajime si sollevano.
“Beh, la sicurezza è sempre importante.”
“Iwa-chan!”
Il suo sorriso si allarga.
“Senti, ma non sarebbe meglio se io venissi da te o tu venissi da me?” Anche perché sto catorcio potrebbe spegnersi da un momento all’altro,” dice, guardando il vecchio walkie-talkie con svariati segni degli anni passati, incisi sul guscio di plastica.
“Mmmmh…”
“Potrei scoparti veramente duro, addosso al muro...”
“Mmmmmmmh…”
“Così potrai sentire la mia voce vicinissima al tuo orecchio quando ti verrò dentro.”
Tooru ride appena, e Hajime può immaginarlo mordersi il labbro.
“Ma non dovresti studiare?”
“Ti vengo dentro e poi ti caccio a calci in culo,” Hajime risponde prontamente.
“Posso stare sul tuo letto mentre studi, invece?”
È una domanda difficile. Tooru si è sempre preso tutto quello che voleva e, più spesso di quanto vorrebbe ammettere a se stesso, Hajime ha finito anche per dargli tutto il proprio tempo.
“... D’accordo. Ma alla prima volta che mi disturbi ti butto fuori.”
Sente ancora che Tooru sta sorridendo.
“Va bene. Allora vengo io da te?”
Hajime annuisce, con un lungo respiro pesante.
“Sì, vieni tu.”
Non ci vuole molto tempo, a Tooru, per presentarsi davanti alla porta di casa di Hajime. Per purissimo caso, le loro abitazioni sono ad un paio di vie di distanza, quindi non è mai stato difficile raggiungersi, neanche da bambini. Hajime lo guarda, e nota come Tooru abbia preso una sua borsa a tracolla in modo da coprirgli il pacco in modo tattico.
Comunque, appena bussa e Hajime abbassa la maniglia, Tooru lo investe in un turbine di profumo (decisamente troppo abbondante) e mani e labbra, attaccandosi come una cozza a quelle di Hajime e spingendo la porta a chiudersi col piede mentre gli palpa il sedere.
Sicuramente non perde tempo, e questo Hajime lo può apprezzare. Gli prende il viso fra le mani senza troppa gentilezza, infilando la lingua fra le sue labbra, spingendola nella bocca di Tooru fino a sentirla dolere.
Tooru geme fra le loro bocche, con un po’ di rosa spennellato sulle sue guance mentre i suoi occhi brillano maliziosi e le sue mani stringono le natiche di Hajime. Che non ha più voglia di opporsi, lo stringe a sé e fa scivolare le mani lungo il collo, poi giù per il petto cominciando a stuzzicare i capezzoli con il pollice per guadagnarsi un altro gemito. Pare che, all’improvviso, la voglia di prenderlo a calci sia sparita, o almeno che si sia calmata.
“Ah... non vedevi l’ora, vero?” La voce di Tooru vibra roca nell’aria fra le loro bocche, ed effettivamente Hajime non può fare a meno di avvertire una scossa di soddisfazione. Chissà se lo sanno, tutte le ragazze che fanno la fila fuori dalla loro classe per provarci con Tooru, a scuola. E invece arrossisce solo per lui, solo per Hajime. Certo, la maggior parte del tempo è un rompipalle tale che metterebbe alla prova qualsiasi santo, ma quando perde la sua attitudine cazzona in favore di qualcosa di più intimo, Hajime non può fare a meno di pensare a quanto possa essere adorabile. Già, proprio lui.
Tooru allaccia le braccia attorno a lui, e poi sussurra, “non vedevi l’ora di sentire il mio corpo, vero?” Allo stesso tempo le sue mani salgono lungo la schiena di Hajime che, nonostante sé stesso, non può fare a meno di grugnire in senso affermativo.
“Mi sei mancato tanto in questi giorni,” Tooru continua al suo orecchio, e poi lo guarda con un sorriso sottile. Ma Hajime conosce quello sguardo.
È sicuramente vero che Tooru deve aver sofferto per una certa mancanza, approcciandosi al suo prossimo esame, ma anche Hajime si trova a sentire la propria pelle percorsa da un brivido soddisfatto dal tocco, dagli occhi, dalla voce, dalle labbra di Tooru. Ma la soddisfazione non è abbastanza - la pelle di Hajime ha ancora fame.
Le sue mani stringono i fianchi di Tooru, spingendolo contro il muro accanto al mobile dove tiene i trofei, e geme sulla sua bocca mentre lo bacia, ma stavolta è la lingua di Tooru ad infilarsi nella sua, morbida e calda. Anche le guance di Hajime prendono un colore rosato, mentre infila le mani sotto la maglietta, e tocca la pelle di Tooru ricordando il solito tragitto che percorre su di essa con le dita, anche ad occhi chiusi. Sono sentieri già battuti - ormai sa tutta di casa, la pelle di Tooru.
Non ne avrebbe la testa ora, ma ricorda bene le sue prime volte, sempre con Tooru. Non sapeva assolutamente dove mettere le mani, come baciarlo, cosa dirgli per farlo sentire bene. Non sapeva cosa fare poi, dove infilarsi, però aveva letto qualcosa su internet su come mettere un preservativo, quindi almeno era qualcosa.
Adesso il lattice si arrotola attorno al suo cazzo facilmente, senza doverlo manipolare troppo, e subito dopo Hajime si avventa sulle labbra del suo ragazzo, sbottonandogli i pantaloni e dando due o tre strattoni per sfilarli senza tanti complimenti, e Tooru lo osserva con la solita soddisfazione quando perde i pensieri per strada.
Niente battute, niente prese in giro, e Hajime non può che esserne grato mentre risale lungo il corpo di Tooru. Lo guarda, con gli occhi più scuri del solito, e infila una mano nelle sue mutande osservandolo.
Tooru trattiene il respiro, si morde il labbro, ma regge lo sguardo con gli occhi che sembrano diventare un po’ più morbidi, liquidi. Hajime lo bacia ancora, ma piano adesso, lentamente mentre muove la mano con una calma solo apparente.
“Iwa-chan…” Tooru si lamenta, muovendo il bacino, ma con l’altra mano Hajime lo immobilizza.
“Stai buono.”
Tooru si fa scappare qualche suono frustrato, mentre Hajime continua a far scivolare la sua mano su e giù, sentendolo indurirsi sotto le dita pian piano e tenendo le loro labbra vicine quando non le preme assieme.
“Dai, Iwa-chan…” Tooru riprova, arricciando le labbra, e poggiando la mano sopra a quella di Hajime, attorno al suo sesso, per guidarlo. E un po’ alla volta aumenta la velocità, afferrando la nuca dell’altro ragazzo per premere le loro fronti assieme e mischiare i loro respiri. Hajime chiude gli occhi un momento, già col fiato corto, e finalmente annuisce lasciandolo andare il tempo necessario a togliere anche le mutande a Tooru, e poi gli afferra i fianchi costringendolo a girarsi. E Tooru non protesta - pare aver imparato il copione a memoria, ma si fa sfuggire comunque un gemito.
Subito Hajime prende un altro preservativo, arrotolandolo attorno a due dita, e con una più che sufficiente quantità di lubrificante le spinge, lentamente, in mezzo alle natiche di Tooru. Qualcosa, col tempo, l’ha imparato, su cosa gli piaccia.
Vede le sue dita stringersi nel lenzuolo, sente i suoi respiri spezzarsi, ma Tooru non sembra protestare. Anzi, man mano che Hajime avanza, il suo corpo pare ricordare tutte le altre volte. Ma Hajime bacia comunque la sua nuca, il suo collo, bacia la sua schiena e Tooru lascia andare un mugolio di approvazione, poi il suo respiro sussulta quando si sente sfiorato lì, nel posto che Hajime ha ovviamente cercato fin dall’inizio. E che ora tocca insistentemente, fino a quando le dita non fanno male e Tooru non si trova a gemere con la bocca spalancata, gli occhi chiusi, la schiena inarcata. L’atteggiamento solito che si dissolve nei pensieri che lievitano per aria.
Hajime sogghigna, soddisfatto, prima di sfilare le dita, e Tooru spinge dai polmoni un piccolo singhiozzo.
“Iwa-chan, no…”
“Aspetta, adesso arrivo,” Hajime risponde, ricoprendo di lubrificante anche l’altro preservativo, e lascia un altro bacio sulla sua schiena. “Sai che voglio fare le cose per bene.”
Hajime annuisce - lo sa, lo sa fin troppo bene, Hajime non sarà un perfezionista ma è sempre stato il più responsabile fra i due.
E poi arriva. Hajime preme dentro di lui, scivola con una certa facilità, trattenendo il respiro fino a quando non arriva in fondo, poi lo lascia andare, rimanendo immobile mentre Tooru, con i brividi che corrono lungo la sua schiena ma calore che si espande dentro di lui in ondate allo stesso tempo, si concede il tempo di abituarsi all’invasione. Più lo fanno, meno ci mette, ma è un dolore che crede non sparirà mai, almeno per i primi momenti. E poi brucia, ma sapere cosa arrivi dopo già anticipa il piacere.
“Tutto bene?” Hajime chiede, accarezzandogli un fianco, e Tooru annuisce.
“Sì. Sì, dài, muoviti,” risponde con la voce che trema.
Hajime sorride, sempre più soddisfatto, prima di far calare uno schiaffo pesante sulla coscia di Tooru che squittisce, sorpreso.
“Insolente,” mormora nel suo orecchio, ma poi prende a muovere i fianchi, avanti e indietro, spingendo una, due, dieci volte e così via fino a quando perde la capacità di contare, e Tooru trattiene il respiro per le prime spinte e poi lo lascia andare, ansimando ad ogni spinta mentre i suoi muscoli si tendono e il suo corpo prende un ritmo che conosce già come fosse un ballo che conoscono solo loro. Hajime affonda il viso fra la sua spalla e il suo collo, nonostante il profumo troppo forte, o forse proprio per cercare l’odore vero di Tooru sotto tutta quella finzione.
E fra una spinta e l’altra bacia la sua pelle ripetutamente - gli è sempre piaciuto sentire i brividi di Tooru sotto le labbra.
Il letto lamenta ogni spinta, ma nessuno dei due sembra farci caso: è solo un sottofondo, così come il dolore per Tooru e l’irritazione per Hajime, sono tutte cose che hanno imparato ad ignorare quando si immergono così. Come se il sesso fosse un tuffo nell’acqua, e per la sua durata intorno a loro ci fosse solo quello.
E come fossero in acqua, quando Tooru viene chiudendo gli occhi il suo corpo sembra venire travolto e poi galleggiare, seguito poco dopo da quello di Hajime, ed entrambi rallentano i movimenti dei propri corpi fino a fermarsi, per poi collassare l’uno sull’altro con svatiati gemiti.
“Ugh.”
Hajime aspetta un po’ che la sua testa torni a riempirsi e che il suo corpo si raffreddi un po’, prima di togliere il preservativo.
“Contento?” Aggiunge, passando un braccio attorno alle spalle di Tooru che invece si sdraia sopra di lui.
“Mmmh. Mi mancava.”
Hajime sogghigna lentamente, passando le dita fra i capelli castani.
“Bene. Perché mi devi un pranzo.”
Hajime sbatte le palpebre un po’ di volte, alza lo sguardo, e poi ricorda la scommessa.
“Oh. Oh! Bastardo,” si lamenta, prendendo il cuscino e sbattendoglielo in faccia. “Volevo vincere io!”
E finalmente Hajime ride, sollevandosi e sopraffacendo Tooru di nuovo.
“Non puoi vincere sempre, mio Re.”
Tooru lo guarda con un mezzo broncio, ma poi un sorriso scivola comunque sulle sue labbra, finché non guarda il soffitto con le sopracciglia inarcate e un gran sospiro.
“Okaaay. Quindi hai pensato a resistere tutto il tempo, eh?”
“Quando ti ho sentito venire ho sentito anche il sapore di tofu fritto in bocca,” Hajime risponde, leccandosi le labbra.
“Maledetto,” commenta Tooru, ma adesso sorride anche lui. Solleva la testa per baciarlo, ma Hajime si ritrae, sedendosi sul suo bacino un momento prima di scendere dal letto.
“E adesso lasciami studiare.”
Tooru aggrotta le sopracciglia per la sorpresa, e poi si siede con il broncio più intenso della vita.
“Oh, dai, non dirmi che stavi pensando a studiare! Sei una palla, Iwa-chan.”
“Una palla che ti ha fatto venire per primo,” Hajime lo canzona, e Tooru incrocia le braccia prima di mettersi a lamentarsi.
“Vai a fare la doccia, piuttosto,” Hajime continua, e Tooru lo guarda piegando la testa.
“Tu non la fai?”
“Dopo che avrò cacciato il tuo culo da casa mia.”
“Ma ti piace, il mio culo.”
“Sì,” Hajime ammette, indossando vestiti puliti. “Ma non abbastanza da compromettere la mia carriera scolastica.”
Tooru sospira, borbottando.
“Senti, ma i tuoi?”
“Sono andati dai miei nonni, quindi non ci sarà nessuno fino a sera tardi. Se fai il bravo potrei darti un altro round.”
Lo dice in tono disinvolto ma Tooru, con una gamba fuori dalla porta della sua stanza, si volta a guardarlo, e si strofina le mani.
“Ooh, okay. Però sto sopra io stavolta.”
Hajime gli dedica solo una occhiata, e poi torna a picchiettare con la matita sul libro.
“Okay,” taglia corto, “adesso lasciami in pace.”
Tooru annuisce tutto baldanzoso, prima di sparire in bagno, e Hajime chiude gli occhi per recuperare le sensazioni di poco prima.
Potrebbe immaginare la propria vita con chiunque, potrebbe immaginare di sposare qualsiasi donna, e l’ha fatto. Potrebbe prevedere la direzione del proprio percorso assieme a chiunque, ma Tooru è l’unico con il quale non riesce a vedere cosa ci sarà domani, o fra una settimana, o un anno. Ci ha passato una vita, ma se ha imparato qualcosa con Tooru è che con lui qualsiasi cosa potrebbe succedere. E, piano piano, gli è venuta voglia di scoprirlo.
Prima o poi glielo dirà, cosa ha finito per provare con gli anni scoperti assieme a lui.
Ma poi gli viene in mente che, ricordando i baci che ha lasciato a Tooru, forse non serve davvero. C'è da scommettere che Tooru lo sappia già.