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Post Blue [3/?]
Titolo: Post Blue
Fandom: Crossover (AI - Artificial Intelligence/Iron Man - movieverse, non conosco il fumetto ._.)
Genere: Commedia
Ci vuole mezz'ora prima di convincere Joe - di nuovo moro - che no, a Tony non interessano incontri fisici con lui - "per il momento," pensa Joe - e che l'unica cosa che vuole è che si metta addosso qualcosa. Perciò il magnate, un passettino alla volta, riesce a trascinare l'inquietante robot fino all'immenso guardaroba, allontanandosi di qualche passo e voltandosi di lato per non doverlo guardare nudo un secondo di più.
- Beh, Joe, prenditi quello che ti pare, ma ricordati che è tutto provvisorio.
- Oh! - esclama l'altro. - Vuol dire che tutti questi vestiti sono tuoi? Intendo dire... Sono stati tutti addosso a te?
Tony aggrotta le sopracciglia, sconcertato come ormai lo è da ore.
- Beh, sì.
- Oooh! - squittisce Joe, unendo di nuovo le mani ed osservando attentamente la collezione pressoché infinita. Si avventura nell'enorme armadio in legno bianco, iniziando a scostare rispettosamente pile e pile di pantaloni, giacche firmate, giacconi... Ad un certo punto a Tony viene il dubbio che si sia perso o che chissà, sia finito a Narnia - cosa auspicabile, almeno se lo leverebbe dai piedi.
- Hai trovato qualcosa... ? - tenta, pensando randomicamente che non gli è mai capitato di trovare qualcuno di così strambo da superarlo e doppiarlo, anche. Quel robot è il più gay degli oggetti più strambi mai esistiti.
- Sì, sì! Credo di sì! Credo di aver trovato qualcosa che mi si addica - risponde il giovane mecha, emettendo rumori metallici e saltellando - almeno a sentire i tonfi - dentro il guardaroba. Dopo qualche minuto Tony lo vede riemergere, un pò come un esploratore appena tornato da una spedizione estremamente perigliosa. E con addosso cose.
Cose che Tony aveva dimenticato di avere: stivali marroni a punta; pantaloni aderenti neri, in pelle, fin troppo stretti; una maglietta verde, verde come i pratì irlandesi, insomma un verde speranza acceso e un piccolo poncho rosso. Il contrasto di colori è notevolissimo, tanto che Tony deve coprirsi per qualche istante gli occhi con la mano.
- Seriamente, di tutta la roba che c'era lì dentro... Questo?! - esclama, desiderando che Joe non avesse mai riportato alla luce certi reperti preistorici.
- Ma sì! - esclama Joe, allargando le braccia. - In realtà prima portavo tutti vestiti scuri, perché mi avevano sempre fatto vestire così... Ma adesso sono libero, posso indossare il rosso della passione ed il verde della speranza e...
Si blocca un istante, perdendo il suo entusiasmo. - Un momento. Sono libero?
Nel suo pannello frontale continua a ripetersi che non avrebbe dovuto darlo per scontato. Insomma, non è stato riprogrammato, le sue funzioni sono essenzialmente le stesse. Certo, se potesse metterle in pratica sarebbe molto meglio, ma insomma...
Tony piega la testa, pensando alle alternative. Da una parte essere libero per Joe significa non avere più una funzione in particolare, quindi che può andarsene per il mondo dove gli pare, il che significherebbe togliersi dai piedi un robot disturbante - seriamente, disturbante; d'altra parte però significa anche mandarlo in giro con quei vestiti, magari proclamando che Tony Stark è il suo uomo o cose del genere. La sola prospettiva è agghiacciante più di un'armata di carrarmati diretti a Malibu. O di Pepper che lo trova a letto con una coniglietta.
Non liberarlo, d'altra parte, significherebbe tenerlo in casa tutto il giorno evitando le sue continue avances. Ma chissà, potrebbe smontarlo di nuovo e cavarci qualcosa di utile.
- No, non credo, Joe - risponde, - ti ho ricostruito e nessuno ha rivendicato il tuo possesso, perciò sei legalmente mio.
In realtà non crede ci siano leggi che regolano la possessione di robot umanoidi, ma al momento non ci fa caso. - Comunque se vuoi puoi tenere quei vestiti, l'importante è che tu non te ne vada in giro per la città. Dovrai rimanere qui, intesi?
Per Joe dietro tutte quelle parole fredde ed autoritarie c'è un solo messaggio: bisogno di conforto e d'amore. Ma certo, Tony lo vuole con lui! E poi è vero, l'ha ricostruito, e Gigolo Joe non lascia mai un favore pendente! Ci sono tre cose che Joe sa fare: ballare, suonare la sua canzone e sedurre. E beh, cosa mai sarà più soddisfacente per un essere umano, fra queste tre cose? Annuisce, sempre con i suoi inquietanti rumori metallici, e lo guarda dritto negli occhi con quelli bionici.
- Intesi, Tony. Allora... - ricomincia, avvicinandosi a passi felpati dall'alto del suo poncho rosso e del suo ciuffo moro. - come posso cominciare a ringraziarti?
Il tono che vorrebbe essere suadente suona come un rintocco di morte alle orecchie di Tony.
- Oh, no, robot. Ti ho detto che non sono interessato. E comunque fra poco devo andarmene. Non credo che tu lo sappia, ma io sono Iron Man e capitano dei conflitti mondiali o delle crisi internazionali, ogni tanto, ed io devo mettere a posto le cose. Quindi tu resti qui, io vado a sistemare la guerra civile in Libia. Tutto chiaro?
Gigolo Joe spalanca gli occhi, ovviamente sopraffatto dall'ammirazione. Un eroe! Un eroe vero! Annuisce velocemente, continuando a fissarlo con le orbite fisse nei suoi occhi. - Capisco benissimo! Allora ti aspetto qui.
Tony lo guarda, un pò terrorizzato all'idea di lasciarlo solo in casa, ma dopotutto Jarvis può tenerlo d'occhio.
- Va bene - si limita ad annuire, prima di sparire al piano inferiore per indossare l'armatura.
Joe, rimanendo immobile per qualche minuto, dopo aver sentito il suono simile ad un piccolo razzo in partenza, sorride a se stesso. Gli è venuta un'idea.
Quando Iron Man fa il suo trionfale ritorno alla propria abitazione, aspettandosi solo una lunga serata in compagnia della vasca da bagno e dei suoi oli profumati, si rende conto che tutta l'enorme villa è al buio. No, è arrivato qualcuno. Qualcuno ha disattivato i sistemi di sicurezza e ha distrutto Jarvis. Qualcuno è arrivato al piano interrato. Qualcuno ha trovato Joe, e capirai che perdita, ma comunque lo irriterebbe. Con l'ansia che galoppa nelle vene, Tony inizia a volare silenziosamente attorno alle mura, cercando di sbirciare all'interno. Dalla poca luce che filtra nelle stanze sembrerebbe tutto al proprio posto, ma chissà cosa può cercare un potenziale nemico, e peggio ancora, il non aver bisogno di buttare le stanze per aria significa sapere esattamente dove trovare l'oggetto che si sta cercando. E se avessero rapito Pepper? E se avessero rubato le informazioni top secret a propria volta rub- ottenute dagli archivi del Pentagono?
Ma dopo qualche minuto, osservando meglio al piano terra, Tony scorge attraverso le finestre un lieve bagliore diffuso ed aranciato, proveniente dalla cucina, a quanto pare. Trovati.
Pensando ad una entrata ad effetto, Tony si limita ad attraversare la finestra in un forte crash, rimanendo a mezz'aria giusto a qualche centimetro da terra.
- Chi c'è? - urla, in tono minaccioso, aspettando qualche secondo prima di vedere la figura ponchata di Gigolo Joe stagliarsi sulla porta.
- Tony! - esclama, con un tono entusiasta e quasi infantile. - Ti stavo aspettando - continua, in tono più posato e suadente, avvicinandosi.
Se non significasse produrre crateri nel muro, Tony ci sbatterebbe la testa immediatamente. Ma certo, l'unico cataclisma in quella casa è Joe.
- Joe... Che stai combinando? - chiede, abbassando l'elmo e passandosi le dita fra i capelli scuri, stranamente scegliendo la via del karma. E' solo un robot, non fa niente di male, è solo una stramberia e di sicuro hai sbagliato qualcosa nel riassemblarlo, ma non è colpa sua.
Non fosse che il semplice gesto manda Joe in sollucchero più di tutti i vestiti fuori moda visti nell'armadio di Tony. Elegantemente, inizia a balzellare avvicinandosi a Tony, trasformando quei movimenti aggraziati in un leggero tip-tap.
Tony non può credere che un affare del genere funzionasse con le donne... E forse ha capito anche perché sia stato buttato via.
- Avevo pensato che saresti stato stanco, dopo aver salvato il mondo! Allora ti ho preparato una cena! Ed un bagno caldo! E le coperte pulite! E... Come vedi, candele ovunque! - conclude, allargando le braccia ed esibendosi in un ultimo balzo che lo porta ad un passo da Tony, che per un momento pensa che avrebbe dovuto creare botole per espellere ospiti indesiderati, ma poi comprende che, effettivamente, tutti quei servizi tornano graditi. Guarda Joe, aggrottando un attimo le sopracciglia e mostrando un'espressione genuinamente sorpresa.
- Oh. Beh... Grazie, Joe.
A quell'espressione di gratitudine i piccoli circuiti interni di Joe hanno un buffo sobbalzo. Se per un pensierino come quello lo ringrazia... Beh, con una notte di seduzione può certamente compiacerlo di più.
- Prego. La cena non è ancora pronta, puoi fare un bagno mentre aspetti - propone il robot, con aria indifferente. Tony lo adocchia sospettoso, chiedendosi se non sia altro che una strategia per fare cose innominabili col proprio corpo. Mai scherzare con macchinari ossessionati e con l'aria da serial killer. Anche se indossano poncho orribili color pomodoro.
Un'occhiata obliqua basterà a tenere lontane le mani vogliose di quell'affare, pensa Tony, rivolgendogli la suddetta.
- Sì, credo che andrò in bagno. E tu resti fuori dalla porta - aggiunge subito, onde evitare dubbi. Diamine, non è mai stato imbarazzato nel fare la doccia in casa propria, neanche con Pepper! Perché quell'affare lo deve inquietare così tanto? Davvero, avere Joe in giro per casa porta l'ansia a mille. Specialmente se la velata minaccia è di infilare un dildo rosa nelle sue parti maschili. Ugh, il solo pensiero. Perché certo, dice di volerlo sedurre ed amare, ma in termini pratici tutto ciò si traduce con la sodomia. E le uniche volte che Tony vuole sperimentare il sesso anale sono solo da attivo.
- Certo. Terrò d'occhio la cena.
- Ecco, bravo. Ci metterò mezz'ora, vedi di non toccare niente. C'è della roba delicata per casa, se non hai già distrutto qualcosa ti pregherei di non farlo ora - continua, iniziando a salire le scale. Joe rimane lì a fissarlo, finché non sparisce al piano superiore. E poi resta lì in mezzo al salone, fissando un punto dritto davanti a sé.
L'esatto momento in cui tutta la gratitudine e la tranquillità guadagnati nel precedente scambio spariscono nel peggiore dei modi è quando Tony, uscendo sovrappensiero dalla porta del bagno, si ritrova alla sinistra la figura in penombra di Joe, contornata dal suo buffo poncho, che gli porge un asciugamano. Non ha nemmeno il tempo di sobbalzare che Joe gli sta già parlando.
- Lo avevi dimenticato fuori, Tony.
Posandosi una mano sul reattore, Tony gli lancia un'occhiata che, se fosse umano, lo ucciderebbe.
- Grazie - sibila fra i denti, afferrando l'asciugamano in un colpo solo ed avvolgendolo attorno alla vita prima che a quel macchinario possa saltare in mente qualcosa di strano.
- Beh? Sparisci! - esclama, dopo qualche secondo di silenzio per lui imbarazzante. Joe lo osserva con un'aria vagamente sorpresa, prima di scendere le scale e dirigersi di nuovo in cucina per portare la sua cena sul piatto.
Sensi di colpa? Perché dovrebbe provarne? E' solo uno stupido robot. Rivestendosi e scendendo le scale, Tony continua a ripensare invece a cosa può aver sbagliato nel riparare Joe, oltre a pentirsi ovviamente di averlo fatto. Una parte di lui gli ricorda che le intenzioni sono buone. Che Joe al massimo è inquietante e pedante, ma non una minaccia o una scocciatura troppo seria. Insomma, finché si limita a preparargli le cene e a comparirgli di fianco in maniere inspiegabili non fa niente di male. Non troppo, comunque.
Arrivando alla sala da pranzo Tony rimane qualche secondo con l'asciugamano fermo sulla testa, perché troppo stupito nel vedere il servizio perfetto preparato da Joe. Quel robot dopotutto può tornare davvero utile per cosette piccole come questa.
- Oh... Wow, Joe.
Il robot si limita ad annuire, rimanendo a guardarlo da un angolo della cucina e sorridendo plasticamente.
-E, uhm, puoi anche andare da un'altra parte adesso - continua, sentendosi a disagio.
- Va bene - risponde Joe, tornando serio. - Io non dormo di notte - aggiunge, come se si sentisse in dovere di precisarlo. - Mi serve una fonte di energia, però.
- Uh. Perché? Pensavo fossi autonomo - risponde Tony, voltandosi verso di lui.
- Lo ero. Ma ora so che il mio livello di energia sta scendendo sotto il quindici per cento e fra trentadue minuti mi spegnerò, se non trovo una fonte d'energia.
Tony riflette qualche istante, prima di rispondere. Evidentemente non è riuscito a ripararlo del tutto, altrimenti non ci sarebbe bisogno di ricaricarsi per Joe.
- Beh, ci sono le prese elettriche. Sono quei buchi--
- So cosa sono, mi chiedevo se posso usarle - si affretta a rispondere il mecha, per la fretta.
Tony rimane interdetto qualche secondo, prima di annuire.
- Certo, sono lì per quello.
Rimane ad osservare Joe avvicinarsi al muro e semplicemente infilare due dita nella presa della corrente, isolandosi dal terreno con le suole delle scarpe in plastica ed illuminandosi letteralmente. Tony rotea gli occhi, prima di voltarsi ed iniziare a mangiare tranquillamente, pensando però a metodi alternativi per ricaricare il suo nuovo mecha, in termini puramente tecnici.
Fandom: Crossover (AI - Artificial Intelligence/Iron Man - movieverse, non conosco il fumetto ._.)
Genere: Commedia
Ci vuole mezz'ora prima di convincere Joe - di nuovo moro - che no, a Tony non interessano incontri fisici con lui - "per il momento," pensa Joe - e che l'unica cosa che vuole è che si metta addosso qualcosa. Perciò il magnate, un passettino alla volta, riesce a trascinare l'inquietante robot fino all'immenso guardaroba, allontanandosi di qualche passo e voltandosi di lato per non doverlo guardare nudo un secondo di più.
- Beh, Joe, prenditi quello che ti pare, ma ricordati che è tutto provvisorio.
- Oh! - esclama l'altro. - Vuol dire che tutti questi vestiti sono tuoi? Intendo dire... Sono stati tutti addosso a te?
Tony aggrotta le sopracciglia, sconcertato come ormai lo è da ore.
- Beh, sì.
- Oooh! - squittisce Joe, unendo di nuovo le mani ed osservando attentamente la collezione pressoché infinita. Si avventura nell'enorme armadio in legno bianco, iniziando a scostare rispettosamente pile e pile di pantaloni, giacche firmate, giacconi... Ad un certo punto a Tony viene il dubbio che si sia perso o che chissà, sia finito a Narnia - cosa auspicabile, almeno se lo leverebbe dai piedi.
- Hai trovato qualcosa... ? - tenta, pensando randomicamente che non gli è mai capitato di trovare qualcuno di così strambo da superarlo e doppiarlo, anche. Quel robot è il più gay degli oggetti più strambi mai esistiti.
- Sì, sì! Credo di sì! Credo di aver trovato qualcosa che mi si addica - risponde il giovane mecha, emettendo rumori metallici e saltellando - almeno a sentire i tonfi - dentro il guardaroba. Dopo qualche minuto Tony lo vede riemergere, un pò come un esploratore appena tornato da una spedizione estremamente perigliosa. E con addosso cose.
Cose che Tony aveva dimenticato di avere: stivali marroni a punta; pantaloni aderenti neri, in pelle, fin troppo stretti; una maglietta verde, verde come i pratì irlandesi, insomma un verde speranza acceso e un piccolo poncho rosso. Il contrasto di colori è notevolissimo, tanto che Tony deve coprirsi per qualche istante gli occhi con la mano.
- Seriamente, di tutta la roba che c'era lì dentro... Questo?! - esclama, desiderando che Joe non avesse mai riportato alla luce certi reperti preistorici.
- Ma sì! - esclama Joe, allargando le braccia. - In realtà prima portavo tutti vestiti scuri, perché mi avevano sempre fatto vestire così... Ma adesso sono libero, posso indossare il rosso della passione ed il verde della speranza e...
Si blocca un istante, perdendo il suo entusiasmo. - Un momento. Sono libero?
Nel suo pannello frontale continua a ripetersi che non avrebbe dovuto darlo per scontato. Insomma, non è stato riprogrammato, le sue funzioni sono essenzialmente le stesse. Certo, se potesse metterle in pratica sarebbe molto meglio, ma insomma...
Tony piega la testa, pensando alle alternative. Da una parte essere libero per Joe significa non avere più una funzione in particolare, quindi che può andarsene per il mondo dove gli pare, il che significherebbe togliersi dai piedi un robot disturbante - seriamente, disturbante; d'altra parte però significa anche mandarlo in giro con quei vestiti, magari proclamando che Tony Stark è il suo uomo o cose del genere. La sola prospettiva è agghiacciante più di un'armata di carrarmati diretti a Malibu. O di Pepper che lo trova a letto con una coniglietta.
Non liberarlo, d'altra parte, significherebbe tenerlo in casa tutto il giorno evitando le sue continue avances. Ma chissà, potrebbe smontarlo di nuovo e cavarci qualcosa di utile.
- No, non credo, Joe - risponde, - ti ho ricostruito e nessuno ha rivendicato il tuo possesso, perciò sei legalmente mio.
In realtà non crede ci siano leggi che regolano la possessione di robot umanoidi, ma al momento non ci fa caso. - Comunque se vuoi puoi tenere quei vestiti, l'importante è che tu non te ne vada in giro per la città. Dovrai rimanere qui, intesi?
Per Joe dietro tutte quelle parole fredde ed autoritarie c'è un solo messaggio: bisogno di conforto e d'amore. Ma certo, Tony lo vuole con lui! E poi è vero, l'ha ricostruito, e Gigolo Joe non lascia mai un favore pendente! Ci sono tre cose che Joe sa fare: ballare, suonare la sua canzone e sedurre. E beh, cosa mai sarà più soddisfacente per un essere umano, fra queste tre cose? Annuisce, sempre con i suoi inquietanti rumori metallici, e lo guarda dritto negli occhi con quelli bionici.
- Intesi, Tony. Allora... - ricomincia, avvicinandosi a passi felpati dall'alto del suo poncho rosso e del suo ciuffo moro. - come posso cominciare a ringraziarti?
Il tono che vorrebbe essere suadente suona come un rintocco di morte alle orecchie di Tony.
- Oh, no, robot. Ti ho detto che non sono interessato. E comunque fra poco devo andarmene. Non credo che tu lo sappia, ma io sono Iron Man e capitano dei conflitti mondiali o delle crisi internazionali, ogni tanto, ed io devo mettere a posto le cose. Quindi tu resti qui, io vado a sistemare la guerra civile in Libia. Tutto chiaro?
Gigolo Joe spalanca gli occhi, ovviamente sopraffatto dall'ammirazione. Un eroe! Un eroe vero! Annuisce velocemente, continuando a fissarlo con le orbite fisse nei suoi occhi. - Capisco benissimo! Allora ti aspetto qui.
Tony lo guarda, un pò terrorizzato all'idea di lasciarlo solo in casa, ma dopotutto Jarvis può tenerlo d'occhio.
- Va bene - si limita ad annuire, prima di sparire al piano inferiore per indossare l'armatura.
Joe, rimanendo immobile per qualche minuto, dopo aver sentito il suono simile ad un piccolo razzo in partenza, sorride a se stesso. Gli è venuta un'idea.
Quando Iron Man fa il suo trionfale ritorno alla propria abitazione, aspettandosi solo una lunga serata in compagnia della vasca da bagno e dei suoi oli profumati, si rende conto che tutta l'enorme villa è al buio. No, è arrivato qualcuno. Qualcuno ha disattivato i sistemi di sicurezza e ha distrutto Jarvis. Qualcuno è arrivato al piano interrato. Qualcuno ha trovato Joe, e capirai che perdita, ma comunque lo irriterebbe. Con l'ansia che galoppa nelle vene, Tony inizia a volare silenziosamente attorno alle mura, cercando di sbirciare all'interno. Dalla poca luce che filtra nelle stanze sembrerebbe tutto al proprio posto, ma chissà cosa può cercare un potenziale nemico, e peggio ancora, il non aver bisogno di buttare le stanze per aria significa sapere esattamente dove trovare l'oggetto che si sta cercando. E se avessero rapito Pepper? E se avessero rubato le informazioni top secret a propria volta rub- ottenute dagli archivi del Pentagono?
Ma dopo qualche minuto, osservando meglio al piano terra, Tony scorge attraverso le finestre un lieve bagliore diffuso ed aranciato, proveniente dalla cucina, a quanto pare. Trovati.
Pensando ad una entrata ad effetto, Tony si limita ad attraversare la finestra in un forte crash, rimanendo a mezz'aria giusto a qualche centimetro da terra.
- Chi c'è? - urla, in tono minaccioso, aspettando qualche secondo prima di vedere la figura ponchata di Gigolo Joe stagliarsi sulla porta.
- Tony! - esclama, con un tono entusiasta e quasi infantile. - Ti stavo aspettando - continua, in tono più posato e suadente, avvicinandosi.
Se non significasse produrre crateri nel muro, Tony ci sbatterebbe la testa immediatamente. Ma certo, l'unico cataclisma in quella casa è Joe.
- Joe... Che stai combinando? - chiede, abbassando l'elmo e passandosi le dita fra i capelli scuri, stranamente scegliendo la via del karma. E' solo un robot, non fa niente di male, è solo una stramberia e di sicuro hai sbagliato qualcosa nel riassemblarlo, ma non è colpa sua.
Non fosse che il semplice gesto manda Joe in sollucchero più di tutti i vestiti fuori moda visti nell'armadio di Tony. Elegantemente, inizia a balzellare avvicinandosi a Tony, trasformando quei movimenti aggraziati in un leggero tip-tap.
Tony non può credere che un affare del genere funzionasse con le donne... E forse ha capito anche perché sia stato buttato via.
- Avevo pensato che saresti stato stanco, dopo aver salvato il mondo! Allora ti ho preparato una cena! Ed un bagno caldo! E le coperte pulite! E... Come vedi, candele ovunque! - conclude, allargando le braccia ed esibendosi in un ultimo balzo che lo porta ad un passo da Tony, che per un momento pensa che avrebbe dovuto creare botole per espellere ospiti indesiderati, ma poi comprende che, effettivamente, tutti quei servizi tornano graditi. Guarda Joe, aggrottando un attimo le sopracciglia e mostrando un'espressione genuinamente sorpresa.
- Oh. Beh... Grazie, Joe.
A quell'espressione di gratitudine i piccoli circuiti interni di Joe hanno un buffo sobbalzo. Se per un pensierino come quello lo ringrazia... Beh, con una notte di seduzione può certamente compiacerlo di più.
- Prego. La cena non è ancora pronta, puoi fare un bagno mentre aspetti - propone il robot, con aria indifferente. Tony lo adocchia sospettoso, chiedendosi se non sia altro che una strategia per fare cose innominabili col proprio corpo. Mai scherzare con macchinari ossessionati e con l'aria da serial killer. Anche se indossano poncho orribili color pomodoro.
Un'occhiata obliqua basterà a tenere lontane le mani vogliose di quell'affare, pensa Tony, rivolgendogli la suddetta.
- Sì, credo che andrò in bagno. E tu resti fuori dalla porta - aggiunge subito, onde evitare dubbi. Diamine, non è mai stato imbarazzato nel fare la doccia in casa propria, neanche con Pepper! Perché quell'affare lo deve inquietare così tanto? Davvero, avere Joe in giro per casa porta l'ansia a mille. Specialmente se la velata minaccia è di infilare un dildo rosa nelle sue parti maschili. Ugh, il solo pensiero. Perché certo, dice di volerlo sedurre ed amare, ma in termini pratici tutto ciò si traduce con la sodomia. E le uniche volte che Tony vuole sperimentare il sesso anale sono solo da attivo.
- Certo. Terrò d'occhio la cena.
- Ecco, bravo. Ci metterò mezz'ora, vedi di non toccare niente. C'è della roba delicata per casa, se non hai già distrutto qualcosa ti pregherei di non farlo ora - continua, iniziando a salire le scale. Joe rimane lì a fissarlo, finché non sparisce al piano superiore. E poi resta lì in mezzo al salone, fissando un punto dritto davanti a sé.
L'esatto momento in cui tutta la gratitudine e la tranquillità guadagnati nel precedente scambio spariscono nel peggiore dei modi è quando Tony, uscendo sovrappensiero dalla porta del bagno, si ritrova alla sinistra la figura in penombra di Joe, contornata dal suo buffo poncho, che gli porge un asciugamano. Non ha nemmeno il tempo di sobbalzare che Joe gli sta già parlando.
- Lo avevi dimenticato fuori, Tony.
Posandosi una mano sul reattore, Tony gli lancia un'occhiata che, se fosse umano, lo ucciderebbe.
- Grazie - sibila fra i denti, afferrando l'asciugamano in un colpo solo ed avvolgendolo attorno alla vita prima che a quel macchinario possa saltare in mente qualcosa di strano.
- Beh? Sparisci! - esclama, dopo qualche secondo di silenzio per lui imbarazzante. Joe lo osserva con un'aria vagamente sorpresa, prima di scendere le scale e dirigersi di nuovo in cucina per portare la sua cena sul piatto.
Sensi di colpa? Perché dovrebbe provarne? E' solo uno stupido robot. Rivestendosi e scendendo le scale, Tony continua a ripensare invece a cosa può aver sbagliato nel riparare Joe, oltre a pentirsi ovviamente di averlo fatto. Una parte di lui gli ricorda che le intenzioni sono buone. Che Joe al massimo è inquietante e pedante, ma non una minaccia o una scocciatura troppo seria. Insomma, finché si limita a preparargli le cene e a comparirgli di fianco in maniere inspiegabili non fa niente di male. Non troppo, comunque.
Arrivando alla sala da pranzo Tony rimane qualche secondo con l'asciugamano fermo sulla testa, perché troppo stupito nel vedere il servizio perfetto preparato da Joe. Quel robot dopotutto può tornare davvero utile per cosette piccole come questa.
- Oh... Wow, Joe.
Il robot si limita ad annuire, rimanendo a guardarlo da un angolo della cucina e sorridendo plasticamente.
-E, uhm, puoi anche andare da un'altra parte adesso - continua, sentendosi a disagio.
- Va bene - risponde Joe, tornando serio. - Io non dormo di notte - aggiunge, come se si sentisse in dovere di precisarlo. - Mi serve una fonte di energia, però.
- Uh. Perché? Pensavo fossi autonomo - risponde Tony, voltandosi verso di lui.
- Lo ero. Ma ora so che il mio livello di energia sta scendendo sotto il quindici per cento e fra trentadue minuti mi spegnerò, se non trovo una fonte d'energia.
Tony riflette qualche istante, prima di rispondere. Evidentemente non è riuscito a ripararlo del tutto, altrimenti non ci sarebbe bisogno di ricaricarsi per Joe.
- Beh, ci sono le prese elettriche. Sono quei buchi--
- So cosa sono, mi chiedevo se posso usarle - si affretta a rispondere il mecha, per la fretta.
Tony rimane interdetto qualche secondo, prima di annuire.
- Certo, sono lì per quello.
Rimane ad osservare Joe avvicinarsi al muro e semplicemente infilare due dita nella presa della corrente, isolandosi dal terreno con le suole delle scarpe in plastica ed illuminandosi letteralmente. Tony rotea gli occhi, prima di voltarsi ed iniziare a mangiare tranquillamente, pensando però a metodi alternativi per ricaricare il suo nuovo mecha, in termini puramente tecnici.