manubibi: (Default)
manubibi ([personal profile] manubibi) wrote2009-11-27 01:20 pm
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Perceptions

Titolo: Perceptions

Pairing: Morgan/Marco

Genere: Erotico (?),Introspettivo

Rating: PG

Note: Rieccomi! Beh, qualcosa su loro due prima o poi dovevo scriverla e postare ad ogni morte di papa XD ho approfittato di un prompt preso da The One Hundred Prompt Project (blackicecrystal.altervista.org/100prompt/home.html), che mi sembrava perfetto per questa storia XD Non è colpa loro, sono io che trovo ste idee dementi per delle fic oscene, prendetevela con me u.u

Il normale funzionamento del corpo umano prevede che questo riceva informazioni da quelli che vengono definiti organi di senso. Questa banale intuizione gli attraversa il cervello proprio nel momento in cui lo vede sgusciare dalle due pareti mobili, perché Marco per lui al momento è fisicità pura, è fenomeno.

Il fenomeno recepito attraverso i sensi ed elaborato dalle pulsioni istintive.

Vista. Marco è terribilmente bello, oscuro ed ha un’espressione ammiccante tale che l’unico pensiero da questo punto di vista è: “Lo sa. Sa che è sexy, cazzo, lo sa, e lo fa apposta”. Il modo in cui scivola sui pattini attraverso il nugolo di ballerine è esplicito. E poi i suoi occhi. Si è arrischiato già a cercare di descrivere gli occhi di Marco, limitandosi a dire che sono “magnetici”, ma la parola non rende. Sono droga, assuefazione, non si può fare a meno di guardarli e di sentirsi attorcigliare da dentro. Guardami, Morgan. Guarda come sono bello, guarda come mi insinuo nei tuoi pensieri, guarda.

Udito. La voce di Marco è sesso. Non solo in una pacchiana definizione da ragazzina in crisi ormonale, ma semplicemente perché è vero, è un insieme di mugolii strascicati, picchi e ribassi alternati, e Morgan, chiudendo gli occhi, immagina un atto sessuale. Perciò è sesso. Eppure ha una bellezza unica ed intrinseca. Se ne sono sentite tante di voci simili, ma quella è unica. E’ quella di Marco, e si abbina così bene alla figura del ragazzo.

Morgan, ascolta la mia voce. Fatti trascinare. Ascoltala, poi dimmi che sono bello e bravo.

Olfatto. Non lo avverte ora, ma sa bene qual è l’odore di Marco, ce l’ha impresso nella mente, ed ora che lo vede e lo ascolta qualcosa gli fa tornare in mente quell’odore. Di solito non indossa profumi che falsifichino la sua identità, ma lascia che il suo profumo naturale traspiri attraverso la pelle, i capelli, i vestiti, e lo renda ancora più lui. Sa di caldo, di un po’ di sudore, di maschilità – un odore che non si può descrivere ma solo conoscere, e Morgan l’ha conosciuto tante volte. Morgan, vieni sul palco e sentilo, vieni qui da me.

Si chiama civetteria, e Marco ne dimostra tanta, finché è sul palco. E poi si trasforma, diventa qualcosa di bianco e dolce, canta una canzone che di civettuolo ha poco o niente, canta con tenerezza qualcosa di non suo ma che lo sembrerebbe! Sembra un altro. Morgan non riesce ad afferrarlo. E’ affascinato dall’impossibilità di inglobarlo razionalmente in un qualcosa che sia semplice da analizzare. Gli sfugge, ecco, eppure vuole possederlo.

Sciorinare i soliti complimenti ormai è un’abitudine automatica, anche se prima ha provato a fargli capire quanto l’abbia colpito un ragazzo così ambiguo che riuscisse a cantare Back In Black in modo così vero, dannazione. E così sensuale.

Dopo la trasmissione lo coglie in un attimo di sorpresa, mentre accende una sigaretta.

-Marco, vieni che ti spiego cosa avrei fatto io se avessi potuto intervenire-, mente.

No, il suo unico pensiero adesso è possedere qualcosa di lui.

Tatto. La pelle del viso di Marco è un po’ ruvida, ma calda ed invitante e tesa nell’incredulità. Eppure lo sta accarezzando con una tale dolcezza! Non dovrebbe sentirsi intimidito. Poi la pelle si stende in un sorriso sicuro, come quello che nei giovani abbonda dopo un attimo di smarrimento passeggero. Marco gli sorride con gli occhi saturi di malizia.

-Allora, cosa avresti cambiato?-, mormora con quella voce ruvida e palpante. Cazzo.

Ci pensa un po’ su e riavvolge il nastro dei ricordi a breve termine.

-Proprio niente, in realtà, ma dovevo dire qualcosa di eclatante…sai che mi piace tirare su un po’ di scandalo-, spiega ghignando, e si passa la mano fra il ciuffo superstite sulla fronte.

Gusto. La lingua passa sulle labbra che sanno di nicotina, e si inoltra dentro la bocca così calda, e bollente, e bagnata, e cazzo com’è piacevole, e lo sto baciando dannazione, Morgan datti una regolata ma Dio come si sta bene qui.

Marco scioglie l’intrusione e lo guarda con ammiccante incredulità.

-Non pensavo fossi così buono.

Morgan ripensa alla frase sui sensi.

-Nemmeno io.



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