[3D KANOJO: REAL GIRL/FREE!] altre fic per il cow-t
Titolo: The one moment that matters at all
Fandom: 3D Kanojo: Real Girl
Personaggi: Igarashi Iroha/Tsutsui Hikari
Genere: angst
Avvertimenti: missing moment
Parole: 500 (escludendo le lyrics)
Note: COW-T, settimana 6, missione drabble
E mi pareva giusto che la fic dopo quella in cui avevo detto che mettere le lyrics faceva troppo 2005 avrebbe avuto le lyrics all’inizio proprio come facevo nel 2005, e sticazzi.
Comunque la canzone degli Ok Go di oggi è The One Moment, con un video che chiamarlo spettacolare non solo è poco, è proprio un insulto. Come sempre, va visto.
E niente, non mi aspettavo che mi venisse voglia di scrivere su questo anime, specialmente considerato che lo cominciai come anime trash per ridere e invece sono uscita dall’episodio scorso frignando come una poppante. Tutto regolare.
We'll build us some temples We'll build us some castles We'll build us some monuments And burn them all right down
(Ok Go-The One Moment)
“Tsutsun, fammi un favore: dimenticami.”
Hikari si rigira quelle parole nella testa, rotolano e raccolgono altri piccoli ricordi di Iroha, brevi frasi, immagini di lei, l’immagine dei suoi capelli mentre guardavano le cascate di petali ondeggiare nel venticello della primavera. Con le mani strette assieme, e il vociare degli studenti attorno a loro.
Ha tanti momenti che vorticano nella testa mentre stringe un anellino che ha trovato in un negozio oggi. Non è costoso, non è nemmeno molto vistoso, eppure sa che le piacerebbe.
Sono momenti che finora ha sempre ignorato, momenti in cui non doveva pensare alla sua ragazza dall’altra parte del pianeta a farsi aprire il cranio per togliere qualcosa dalla sua testa.
Dimenticami, gli ha detto. Come se fosse facile o anche solo possibile.
Però in fondo lo sapeva - lo sapeva fin dall’inizio che non sarebbe potuta durare. All’inizio credeva sarebbe stato per il fatto che lui era uno sfigato senza speranza, senza amici, senza idee per il futuro e soltanto con una conoscenza eccessivamente vasta di videogiochi, anime e manga.
Per un momento si coglie in fallo a desiderare che fosse stato così. Quanto più semplice sarebbe stato, se Iroha non gli avesse dato mezzo secondo e se l’avesse semplicemente ignorato? Era più facile esistere quando sapeva cosa aspettarsi dalla gente, dalle ragazze, dai compagni di classe. Sapeva che il suo posto era fra gli ultimi banchi, nell’angolo, dove nessuno dei normie che lo circondavano l’avrebbe notato- sarebbe stato quasi meglio rimanere in quei giorni in cui nessuno lo notava, e dove non aveva interesse a farsi notare. Avea Itou, Itou gli bastava.
Almeno quel tipo di solitudine era un dolore che conosceva, che aveva imparato a domare. Almeno allora non aveva bisogno di abituarsi a pensare che qualcuno lo volesse davvero. Allora non doveva preoccuparsi di trovarsi a letto col buio che lo inonda, a stringere un anello che forse non le darà mai.
Però ha avuto quei momenti. Quelli in cui Iroha lo baciava e non sembrava stare scherzando, quelli in cui lo baciava anche se era arrabbiata con lui e quelli in cui non lo baciava in pubblico ma sembrava avere davvero voglia di farlo.
Si rigira l’anello fra le dita, spingendo ai margini dei pensieri l’immagine di Iroha appesa ad un filo fragile che potrebbe spezzarsi per farla cadere in un buio dal quale potrebbe non tornare più. Perché se ci pensasse il terrore lo farebbe urlare, e non sarebbe il caso di svegliare tutta la casa, di far preoccupare sua madre.
Allora si sforza di riportare a galla il ricordo di quando l’ha abbracciata, in silenzio, fuori da scuola. Di quando ha passato le dita fra i suoi capelli lunghi, profumati, chiedendosi se ne avrebbe più sentito l’odore. È stato un gesto semplice, ma fra le braccia stringeva tutto ciò che forse ha cambiato angolazione a tutto, alle sue giornate, alla sua visuale.
Iroha gli ha chiesto di dimenticarla. Ma non è fattibile - momenti come quello, non può cancellarli.
Titolo: Pebbles
Fandom: Free!
Personaggi: Nagisa/Rei
Genere: fluff, romantico
Avvertimenti: sequel
Parole: 1803
Note: COW-T, settimana 6, M4 “pinguino”.
Sì, la cosa dei pinguini e i sassi l’ha già usata un sacco di gente nelle fic, ma sinceramente non mi veniva in mente altro. XD
Rei stropiccia gli occhi con la testa poggiata alla propria mano, la sera, mentre scrolla annoiato una pagina online sui pinguini dal tono un po’ infantile. Non che sia sorprendente, avendo seguito un lungo tragitto che l’ha portato da pagine più scientifiche a pagine di scienza per bambini in età da elementari.
Certo, sembrerebbe un po’ senza senso come scelta di attività per la sera, ma un po’ sospettava anche che sarebbe finita così. In fondo è stato Nagisa, a chiedergli di comprare i biglietti dell’acquario, perché ‘ci sono i pinguini, andiamo!’
Saranno pure cresciuti, ma Nagisa è rimasto quasi del tutto lo stesso. Eppure Rei non ci riesce, a trovarlo qualcosa di irritante - Nagisa è sempre stato perfetto così.
E, se anche avesse voluto, non sarebbe bastato tentare di dirgli di no: insomma, crede ancora fermamente nel processo scientifico, nelle spiegazioni logiche degli eventi, crede con tutto se stesso che dietro ogni fenomeno ci sia un più o meno complesso meccanismo fisico o psicologico che possa spiegarlo. Non crede in fantasmi, poltergeist, qualsiasi cosa non si possa penetrare con la propria razionalità.
Ma ci sono cose che ha scoperto, pochi anni fa, per le quali non ha mai trovato una teoria esaustiva con la quale potesse afferrarle nella mano, guadagnandone il controllo. Fra queste, gli occhi di Nagisa sono magia - ci ha sempre creduto fin dal loro primo incontro, lo crede ancora. Ha smesso tanti anni fa di cercare di spiegarlo. Gli occhi di Nagisa sono magici, questi sono i fatti, non li sa spiegare, e francamente a volte ne ha un po’ paura paura. Sono pericolosi. Chissà cosa potrebbero fargli fare.
In ogni caso, non è pensare ai suoi occhi che gli ha fatto cercare informazioni sui pinguini dello zoo - Eudyptes chrysocome - e non gliel’ha chiesto Nagisa. Come sempre, è colpa dei suoi occhi attirati dalla denominazione collegata ad un link. E da quel link ne ha seguito un altro, con la curiosità di qualcuno che per la prima volta si è disturbato a imparare qualcosa di più anche se avrebbe potuto farlo anche prima. E in due ore, non ha ancora prenotato i biglietti - i pinguini sono animali affascinanti, buffi, e non lo sorprende che Nagisa li adori: sono proprio come lui. Ma la voglia di seguire catene di link scompare quando gli occhi trovano un paragrafo in particolare. È arrivato, e non sapeva nemmeno in che meandri di internet volesse arrivare.
Curiosità: se gli umani regalano fiori alle loro amate, i pinguini regalano sassi. Ebbene sì, sassi! Non va bene qualsiasi sasso però. Per questo i pinguini maschi cercano spesso a lungo, sulle spiagge e fra i ghiacci, fra le pile di sassi, uno speciale che sia il più liscio e bello di tutti. E quando il pinguino ha trovato il sasso perfetto, lo presenterà alla compagna con cui si vuole fidanzare. Se la femmina approva il maschio, accetterà il sasso e lo metterà nel proprio nido, e i due pinguini si potranno considerare ufficialmente fidanzati.
Rei aggrotta le sopracciglia, guardandosi intorno. Questa storia gli sa di familiare, e per qualche motivo sembra che la testa sua abbia completamente smesso di seguire sentieri di link per la curiosità e noia, concentrandosi sul un piccolo fatto all’apparenza inutile sulla vita riproduttiva dei pinguini. Inclusi, a quanto pare, i pinguini saltatori.
Ci pensa su qualche minuto, piega la testa di qua e di là, aggrotta le sopracciglia.
E poi i suoi occhi si allargano mentre salta su dalla sedia come se qualcosa l’avesse punto - una illuminazione in questo caso. Rovista un po’ fra i cassetti, fra tante cose vecchie che, nonostante la mania dell’ordine che l’ha sempre contraddistinto, non ha mai voluto buttare. Vecchi diari di scuola, il costume della squadra di nuoto, Iwatobi-chan.
E poi se lo ritrova in mano, eccolo.
Improvvisamente un po’ di cose acquistano senso: ha trovato Nagisa molto strano fin dalla prima volta in cui l’ha inseguito per le strade di Iwatobi per poi dirgli senza alcunissimo pudore che era bellissimo, che lo voleva nella sua squadra. Con quegli occhi fatti di magia ai quali Rei ha inutilmente cercato di resistere, con un sorriso talmente entusiasta che l’ha trascinato via. E fra tutte le stranezze, è stato facile dimenticare un episodio certo bizzarro, ma normale se si parlava di Nagisa. Ricorda di quando, durante uno dei loro campeggi per allenarsi nel nuoto, l’ultima sera Nagisa è trotterellato verso Rei, con un gran sorriso.
“Apri la mano,” Rei ricorda di avergli sentito dire. Ricorda anche di aver subito pensato a una cinquantina di diversi scherzi che avrebbero potuto seguire la richiesta, e invece… un sasso, posato nel centro del suo palmo. Non un sasso particolare, con venature colorate o brillii. Solo un sasso un po’ piatto, liscio, e tutto nero. Nulla di speciale. Ricorda di aver guardato Nagisa con un’espressione completamente leggibile di confusione, di averlo guardato ridacchiare mentre arrossiva leggermente, faceva spallucce e poi entrava a carponi nella sua tenda con soltanto un buonanotte.
E sul momento Rei non aveva pensato a nulla di particolare, Nagisa era fatto di stranezze a volte inspiegabili e quella non era nemmeno la più esagerata.
E poi l’ha dimenticato, ma è chiaro che non l’abbia mai gettato. Sarà stato perché forse Nagisa si sarebbe offeso.
Mentre si rigira il sasso fra le dita, aggrotta le sopracciglia e si morde il labbro appena.
Poteva anche essere uno scherzo. Nagisa gliene ha fatti tanti, gli ha detto tante cose che sembrava intendere per davvero, per poi ridere e dire che lo stava prendendo in giro.
E se l’avesse preso in giro anche allora? Ma quasi ricorda gli occhi di Nagisa scivolare via, sulla sabbia, verso il mare. Ricorda una tensione vibrata attraverso lo spazio fra loro, prima che sparisse nella tenda.
Per essere così espansivo, è strano quanto in fretta Rei abbia capito che Nagisa non ha mai avuto voglia di parlare di quello che provava davvero quanta ne aveva di parlare di sciocchezze.
Stringe la mano intorno al sasso, e poi lo appoggia sul tavolo accanto al letto.
“Rei-chan!” Cinguetta la voce allegra di Nagisa, e lo vede giusto per un momento prima di sentirsi attaccare e avvolgere. Ogni volta che si vedono è come se non si incontrassero da anni, anche quando sanno di essere andati insieme da qualche parte solo pochi giorni prima. E in questo, Nagisa non è cambiato come in tante altre cose. Sarebbe un po’ grande per comportarsi in quel modo, ma Rei non ha mai trovato motivi per lamentarsi oltre alla voce forte e squillante di un migliore amico per giunta chiacchierone come pochi al mondo.
“Ciao, Nagisa-kun,” dice, con un sorriso simile ai soliti, caldo, che Nagisa riflette sul proprio viso.
“Hai preso i biglietti?”
Rei per tutta risposta li estrae dalla tasca sventolandoglieli davanti, e Nagisa annuisce soddisfatto prima di fare strada nell’acquario.
“Non vedo l’ora di vedere i delfini, e gli squali, e le meduse, e le tartarughe marine, e i pesci pagliaccio--” comincia Nagisa, quasi balzellando.
Qualsiasi altro ragazzo di ventitré anni cercherebbe perlomeno di mantenere un certo controllo sul proprio entusiasmo, in pubblico. Eppure Rei ci si è ormai abituato, soprattutto perché ha capito una cosa fra tante - ci vorrebbe qualcosa di orribile perché Nagisa smetta di essere così pimpante tutto il tempo. E le cose orribili non gli appartengono, questo ha deciso Rei.
Cammina tranquillo al suo fianco, e una volta all’interno la bocca di Nagisa si apre completamente mentre guarda affascinato intorno a sé, guarda le vasche coi pesci, i molluschi che si aggirano fra la sabbia sul fondo di ogni vasca, e subito preme le mani contro uno dei vetri, osservando un gruppo di pesci dai colori intensi.
Rei osserva a sua volta, prendendo simpatia per una medusa coperta da puntini viola, prima di farsi trascinare davanti ad ogni vasca col chiacchiericcio di Nagisa che gli riempie la testa.
E poi arrivano davanti all’attrazione principale. Un gruppo di pinguini saltatori si aggira per il blu della vasca, emergendo occasionalmente fino al secondo piano. Gli occhi di Nagisa seguono gli animali mentre saettano nella loro dimensione senza sforzo, senza difficoltà. Sorride a lungo, meravigliato, finché qualcosa non scivola casualmente nella sua mano.
Nagisa la guarda, e vede quella di Rei rilassarsi al suo fianco. Lo guarda, e Rei sorride appena, con una espressione quasi furba, e Nagisa alza un sopracciglio prima di aprire la mano.
E al centro del palmo, siede il sassolino nero.
Per qualche secondo regna, la confusione, ma poi… aaah.
Allarga gli occhi, sorpreso, e sbatte le ciglia.
“Ah, l’hai tenuto?” Squittisce, “pensavo l’avessi buttato!”
Rei non può più trattenere il suo sorriso dall’allargarsi.
“Certo che no. Cioè, è stato più un caso, a dire il vero, non sapevo cosa significasse o che fosse un rituale dei pinguini, cosa che ho scoperto ieri, ma allora ho pensato che non sarebbe stato carino buttarlo via. Insomma, me l’hai regalato tu.”
Nagisa passa qualche secondo in silenzio, e poi alza lo sguardo di nuovo stringendo le dita attorno al sasso. Forse qualcuno li sta guardando, ma Nagisa si butta lo stesso fra le sue braccia, stringendosi Rei addosso.
“Allora sai cosa significano, i sassi, giusto?”
Rei annuisce, facendogli un po’ il solletico per staccarselo di dosso.
“Sì. Ovviamente.”
Nagisa guarda di nuovo il suo sasso nero, e un po’ gli occhi diventano lucidi - solo un po’, però.
I pinguini li osservano con quella che sembra curiosità, mentre Rei sfiora la mano di Nagisa che, con la testa appoggiata al suo petto, si morde il labbro con un sorriso largo.
“Sono felice,” dice finalmente, con gli occhi magici puntati dentro quelli di Rei. E, come sempre, Rei non può fare a meno di ricambiare lo sguardo mentre le loro mani si sfiorano, con quanta più discrezione possibile.
Rei gli rivolge uno sguardo morbido e finalmente le guance di Nagisa diventano tutte rosa. E sembra aver perso le parole, fino a quando non interrompe il silenzio.
“Non pensavo avresti mai scoperto cosa significa…” mormora, coprendosi la faccia. “Pensavo sarebbe rimasto un segreto!”
Rei ridacchia, e poi gli arruffa i capelli.
“Beh, non era un problema di matematica avanzata. E poi, quando si tratta di conoscenza, non mi si può tenere segreto nulla a lungo,” risponde, facendo sorridere Nagisa.
“Allora… accetti davvero?” Chiede.
Rei abbassa lo sguardo, e si sistema gli occhiali sul naso prima si sogghignare.
Perché no? L’idea non gli dispiace nemmeno un po’, e ieri notte ci ha pensato bene comunque. Nagisa è forse l’unico a trovarsi completamente sincronizzato sulle sue sequenze, nonostante comunichino da apparecchiature del tutto diverse.
“Beh, mi pare ovvio. Sarò il tuo compagno. Noot noot.”
Nagisa ride noncurante degli sguardi che potrebbe attirare, prendendo finalmente la sua mano col sassolino stretto comodamente fra le due.