manubibi: (nagisa | nsfw | yaoi)
manubibi ([personal profile] manubibi) wrote2020-02-25 03:29 pm

[FREE!] Good intentions

 

Titolo: Good intentions

Fandom: Free!

Personaggi: Nagisa&Sousuke (hint di ship, magari più avanti la ufficializzo 8D)

Genere: Drammatico, erotico, commedia

Avvertimenti: prostituzione, cose troppo complesse da affrontare in 2500 parole ma c’era il limite di lunghezza :(

Parole: 2500

Note: COW-T10, quarta settimana, m3 col prompt “non rubare”. Come già scritto, il tema è delicato e penso che questo sarà un verse (ispirato vagamente a quello di Cowboy Bebop, ma giusto poco poco) sul quale tornerò. Magari per scrivere qualcosa di un po’ più leggero XD



Eccolo lì, puntuale come il mattino. Sospira, guardandolo mentre si aggira con aria innocente per le stradine riempite dalle bancarelle del mercato grande del centro città, lanciando occhiate all’apparenza disinteressate alla mercanzia in esposizione. 

Sousuke ripone la merce usata che stava esaminando, avvicinandosi con discrezione e osservando il ragazzo poco più che diciassettenne, mentre scivola fra la folla di uomini che negoziano sui prezzi e ridono insieme. 

Sa benissimo perché sia lì - da quando sua madre e suo padre sono morti e si è ritrovato a prendersi cura di sei sorelle, apparizioni come questa sono all’ordine del giorno. Non che prima non si trovasse qui, ogni tanto, ma negli ultimi anni Sousuke l’ha sempre visto aggirarsi fra la frutta e la verdura. A volte anche fra i venditori di carne, ma quella è più difficile da ottenere senza farsi piantare una pallottola nella testa senza sentirsi chiedere tante domande. 

Però Sousuke ancora non può agire, per protocollo, e forse non dovrà nemmeno farlo dato che, appena lo vedono passare, i mercanti sembrano irrigidirsi e lanciargli occhiatacce sporgendosi sul banco per osservare ogni sua mossa. 

E Sousuke lo vede accorgersi della cosa, sorridendo ad ognuno di loro. 

“Salve, signor Carlos! Come va stamattina?” Trilla, con un sorriso luminoso. 

“Hmph. Sloggia, Nagisa, non ho niente per te.”

Sousuke osserva il sorriso sul viso del ragazzo vacillare, e poi lo guarda salutare con un cenno.

“D’accordo, d’accordo. Buona giornata!” 

Si infila le mani in tasca, e gli occhi di Sousuke si assottigliano. Non ha notato nulla di particolare durante il breve scambio, ma qualcosa potrebbe essere successo. I ratti sono diventati furbi, in questa città. Soprattutto quelli giovani e carini come lui. 


Nagisa continua a passeggiare con calma, osservando la gente, fermandosi ad ascoltare i musicisti di strada. Sousuke lo segue con lo sguardo, avvicinandosi gradualmente. L’ultima volta che lo ha visto, il ragazzo gli è scappato fra le dita esclusivamente grazie alla sua magrezza, alla sua piccola statura, e al fatto che Sousuke sia, a confronto, un ragazzone ormai enorme. 

Ma continua a seguirlo, più che altro con lo sguardo. Potrebbe allungare le mani in qualsiasi momento, e Sousuke sarà proprio lì. 

Altre guardie lo arresterebbero a prescindere visti i precedenti - ma Sousuke si è trovato incuriosito. Non può mantenere sette persone sotto lo stesso tetto limitandosi a rubacchiare al mercato. 

Lo vede scivolare fra le mura di una piccola via secondaria, nella penombra. Strano, da quella parte c’è…


Non che creda di trovarlo lì dentro, comunque, ma avrebbe senso. Sarebbe un luogo di guadagno facile e rapido, se non altro. Entra anche lui nella penombra, iniettandosi lentamente nella rete dell’altra città, quella che vive e prospera vibrante nell’ombra. Lo sa benissimo - dapprima le viuzze sono buie e vuote, come se fosse arrivato alla periferia più quieta e triste, ma gli basta solo spingersi un po’ più in là per trovare il vero cuore pulsante del distretto privato. Si ritrova nella piazzola del tempio, adombrato da un tetto di alberi assetati, intorno al quale tutti i mercanti non autorizzati hanno costruito i loro piccoli imperi. Si guarda intorno, nota per prima cosa gli sguardi sospettosi di chiunque si trovi lì, per affari e per giocare a carte. Se nel centro della città le guardie sono guardate con favore, rispettate e, se non altro, tollerate, qui è difficile trovare qualcuno che conviva con la legge in quel modo. 

“Che ci fa qui, officiale?” Chiede un uomo anziano fuori dal pub, che sorseggia qualcosa di scuro e dall’aspetto poco sano mentre gioca d’azzardo con i suoi compari anziani. “Sbagliato strada?” 

Sousuke lo guarda, sa benissimo chi sia. Decisamente non un tipo che vorrebbe trovarsi contro. 

“Sto seguendo un sospetto, potete rilassarvi tutti,” risponde, cercando di mantenere la voce calma. La verità è che l’ha sempre messo piuttosto a disagio, questo posto - soprattutto da quando l’ultima rivolta ha preso di mira guardie e polizia nello specifico. È stata una settimana da registro dei disastri, per così dire. 

“Chi è che sta seguendo?” Chiede il vecchio, con gli occhi che diventano un po’ più sottili. 

Sousuke stringe le labbra insieme, guardandosi intorno e notando di essersi attirato addosso un bel po’ di sguardi di gente che non aspetta altro che una scusa per saltargli addosso. Non hanno paura, o almeno non ne hanno più da tempo. Ne vale la pena? 

“Hazuki. Nagisa Hazuki. L’ho visto rubare dal mercato centrale più volte, forse ruba anche ai mercanti di qui.”

Un altro uomo avanti con l’età scoppia a ridere. 

“Nah, Nagisa non fa niente del genere, qui. Fidati, ragazzo, lo so bene,” dice con un ghigno, dando una gomitata al suo compare. “Eh?” 

“E cosa fa, allora? Ha un lavoro?” Sousuke chiede, piegando la testa e incrociando le braccia. 

Il primo vecchio fa spallucce, puntando un dito sporco di qualcosa che Sousuke non ha voglia di definire verso un’altra via stretta che si dirama dalla piazzola. 

“Avrà già trovato qualcuno,” gracchia. “E ricordati che tecnicamente qui quella roba non è illegale.” 

Sousuke segue la direzione indicata dal dito, per poi annuire. 

“Grazie, Signori. Cercherò di andarmene il prima possibile.”

“Sarà meglio per te,” dice una donna fra gli astanti in tono minaccioso con le sue carte in mano, e Sousuke si infila in quella stradina ancora più al buio delle altre senza aggiungere altro. È meglio così.

Lungo la via trova negozietti di droghe leggere, uffici di dottori o per meglio dire sciacalli, bacheche con annunci per lavori dalla legalità dubbia, e camminando prova un senso sempre più invadente di disagio. Non ci è mai arrivato, così a fondo nella zona a rischio. O, perlomeno, a rischio per quelli come lui. 

Passa davanti ad una porta dalla quale arrivano melodie e pulsazioni lente, ignorandone del tutto l'aria sospetta, poi si ferma. E se fosse qui dentro? Sarebbe una svolta interessante. Però guarda la porta senza insegna con esitazione, sapendo benissimo cosa ci sia, dentro. Però spinge comunque, entrando nel locale dalla luce colorata e soffusa con la musica che subito si infila nelle sue orecchie, in un certo senso invitante. E la prima cosa che nota è l'odore. Odore inconfondibile perché sarà anche giovane, ma qualche esperianza l'ha avuta. E non gli serve guardarsi intorno per capire quale sia, il business di questo luogo. Odore di sesso. 

Intorno a lui vede solo poltroncine occupate principalmente da uomini e da ragazzi e ragazze intenti a fare cose sulle quali Sousuke non si sofferma, con gemiti e sospiri che punteggiano la musica monotona, e di lato vede un banco rudimentale dove un uomo sulla mezza età rimane seduto contando banconote sporche e spiegazzate, prima di puntare lo sguardo contro di lui. Dapprima Sousuke lo vede alzare le sopracciglia, sorpreso, ma subito dopo lo vede ghignare come un predatore.

"Uuuh, guarda un po', pare che i cani del governatore siano venuti a trovarci, eh? Che posso fare per lei? Non stiamo facendo nulla di illegale," dice, ripetendo la stessa cosa che Sousuke ha sentito prima. 

"Cerco un ladro, credo abbia rubato qualcosa dal mercato centrale," Sousuke ripete, iniziando a sentirsi un po' un imbecille e molto più a disagio di prima. Si chiede di nuovo, ne vale la pena? 

L'occhio dell'uomo si contrae appena, per il nervosismo. 

"Di chi stai parlando?" Chiede, in tono molto meno cortese di prima. 

"Hazuki Nagisa," Sousuke ripete, resistendo alla tentazione di mettere mano alla sua fodera. Se cercasse di tirare fuori la sua arma d'ordinanza qui, si ritroverebbe morto crivellato di colpi prima ancora di riuscire a toccarla. O almeno la sensazione è quella. Incredibile, pensa, come la legge sia la parte debole, in questa parte della città. 

"Ah," risponde rilassandosi quello che chiaramente è il proprietario del posto. "Sta lì, credo dovrai spostargli un po' di gente di dosso."

Lo sguardo di Sousuke cerca un'altra indicazione, per l'ennesima volta, e poi fa un cenno con la testa all'uomo. Nell'area generale indicatagli, effettivamente pare stia avvenendo qualcosa di molto interessante e molto inquietante, visto il gruppetto di uomini che gremiscono un punto in particolare. Alla musica semplice ma dal beat in qualche modo sensuale si uniscono gemiti di chi sta per avere quello per cui ha pagato, e con molto piacere si schiarisce la voce. 

"Lasciatemi passare," dice, senza nascondere troppo il suo disgusto. Ha fatto anche lui sesso - molto sesso - ma mai in posti come questo, decisamente non con gente come questa. Gli uomini in piedi si girano a guardarlo decisamente irritati, e al centro del loro cerchio, fra i peni tenuti fra le mani Sousuke scorge proprio la persona che stava cercando. 

Inginocchiato a terra, la bocca aperta, col viso pieno di spruzzi sui quali Sousuke di nuovo non ha voglia di soffermarsi, il giovane Hazuki sembra confuso dall'interruzione, poi i suoi occhi magenta si spostano su di lui. 

"Agente Yamazaki?" Chiede, la voce acuta. "Mi hai veramente seguito fino a qui?" 

"Che vuole questo?" Dice uno degli uomini, fissando Sousuke con rancore vero. "Non puoi almeno aspettare che finiamo?" 

"Agenti pure qui dentro, cazzo," borbotta un altro, fissando Sousuke con odio. Odio, vero e proprio. 

"Mi spiace, signori, ma devo portare il ragazzo all'ufficio delle guardie," dice, chinandosi e prendendo Nagisa per il polso. 

"Che ho fatto?" Dice Nagisa, accigliato. "Sono andato al mercato, ma non ho preso niente." 

"Vieni e non lamentarti," dice Sousuke, restio a spiegarsi qui dentro. 

"Ma i miei soldi," Nagisa comincia, guardando gli uomini che, ora, si sono già dispersi. Pur essendo nel loro territorio, se attaccassero una guardia sarebbe sempre un casino per loro. Meglio finire da soli, avranno pensato borbottando. 

Sousuke lo trascina fuori senza rispondere subito, e appena si lascia dietro le spalle quell'odore spesso e penetrante prende un lungo respiro di aria fresca. 

"Non credevo che ti avrei trovato qui dentro," dice poi, guardando il ragazzo, poi il suo viso si contorce in una smorfia quando nota goccioline di sperma che ancora scendono lungo il suo viso. Prende un fazzoletto dalla tasca e glielo porge. "Datti una pulita."

Nagisa lo prende e comincia a strofinarselo sul viso, guardando l'ufficiale e poi il suo polso stretto fra le sue mani. Enormi, calde. 

"Ho detto che non ho preso niente, stamattina!" Nagisa insiste, strattonando il braccio. 

"Ho visto che importunavi il signor Beckett della bancarella della frutta e poi ti ho visto mettere le mani in tasca," Sousuke dice. "Non ci vuole molto, a capire che hai fatto." 

"Non ci si può neanche mettere le mani in tasca, adesso?" Nagisa protesta, e poi all'improvviso si lascia cadere a terra, a gambe incrociate. "Beh, se vuoi portarmi via da qui dovrai trascinarmi."

Sousuke lo guarda, sorpreso, e poi alza gli occhi al cielo. 

"Dai, non facciamo i bambini. Vieni in ufficio così ti ascolteremo. Non sei in arresto, voglio solo fare il mio lavoro." 

"No," risponde secco Nagisa, e poi mette su un broncio. "E comunque come minimo mi devi il pranzo, me l'hai appena fatto perdere lì dentro," aggiunge indicando la porta dalla quale sono appena usciti. 

Sousuke nota una goccia rimasta sul viso del presunto ladro, gli prende il fazzoletto dalla mano e lo sfrofina piano sul punto incriminato. 

"Ascolta, se ti pago un pasto mi segui?" 

Nagisa smette di cercare di liberarsi, e lo guarda ponderando l'offerta. 

"Un pasto per me e per le mie sorelle," pretende, avendo già capito con chi si trova a che fare. E un ghigno rapidamente appare sul suo viso. 

"Oppure puoi lasciarmi andare  in cambio di un servizio. Li faccio bene, sai?" Aggiunge, poggiando una mano fra le gambe della guardia. Che arrossisce immediatamente, togliendo la mano da lì. 

"Non ci penso nemmeno!" 

"Posso ingoiarlo tutto," Nagisa insiste, mettendosi in ginocchio e iniziando a strofinare la guancia dove prima aveva messo la mano. "Lo faccio meglio di chiunque altro."

Sousuke invece lo guarda a disagio e gli afferra una ciocca di capelli, costringendolo a guardarlo. 

"No," risponde, secco. 

Nagisa si morde il labbro, abbandonando l'idea e lasciando andare un lungo sospiro. 

"Non puoi veramente lasciarmi andare? Lo so che ho preso qualcosa ogni tanto al mercato, ma... ma i soldi che prendo lì dentro non bastano. Siamo in sette, faccio queste cose perché non voglio che le facciano le mie sorelle," dice a voce bassa e suonando miserabile, guardando a terra. "Pensi che a me piaccia, fare queste cose?"


Spesso all'ufficio glielo dicono quasi come fosse un ritornello, che è un boccalone. È entrato nella forza delle guardie cittadine con intenti puri, l'imbecille. 

"Ascolta," dice, sedendosi sui talloni e alzando il mento del ragazzo, "so che non è colpa tua e non puoi fare altro. Ma devo portarti in ufficio, se non altro per fare un verbale, perché hai rubato qualcosa da quasi tutti al mercato. Non molto, ma sempre qualcosa. Puoi ripagarli e chiudere la faccenda, e io... io posso darti una mano coi soldi. Tutto qui, d'accordo?"

Nagisa lo guarda, alzando un sopracciglio. 

"Cosa sei, un buon samaritano?" Chiede, beffardo.

"Credo che la legge non tenga conto di situazioni come la tua. Posso aiutarti a trovare un lavoro onesto, ma non se continui a scappare."

Nagisa deglutisce, mordendosi un labbro. E poi si rialza in piedi. 

"Non mi fido degli sbirri," dice. 

"Non te lo dico in qualità di sbirro, infatti," Sousuke risponde. "Quanto a lungo pensi di riuscire a vivere così?" 

Nagisa non risponde. Sousuke è certo che abbia mille cose da dire, ma si limita a guardare in basso. 

"Andiamo, và," borbotta, in tono di sconfitta, i vestiti che gli pendono addosso piuttosto di coprirlo. 

"Prima andiamo a prendere qualcosa da mangiare," dice Sousuke, incapace di non provare pietà. Non se la sente, di chiudere questo ragazzo in un ufficio a stomaco vuoto. È bellissimo e sembra fatto apposta per sedurre, Hazuki, e se fosse stato solo un po' più debole Sousuke avrebbe accettato la sua proposta senza troppi problemi. Ma non è per questo che non ha voglia di infierire. 

Nagisa annuisce, senza particolare entusiasmo. 


"Sai, ci sono fondi per gli orfani," Sousuke dice dopo un pezzo, se non altro per interrompere un silenzio che di solito apprezza ma che ora non sa sopportare. 

"Non me li daranno mai," Nagisa dice, con un risolino sarcastico. "Sono feccia, no?" 

Sousuke gli lancia una occhiata in tralice, sospirando. 

"Non è così. E se lasci che ti dia una mano, sicuramente qualcosa la otterremo."

Nagisa lo guarda. Sa che delle guardie non ci si può fidare. Glie è sempre stato detto così. Non sa perché una di loro dovrebbe aiutarlo. 

Ma sembra essere sincero. Nagisa lo guarda tutto il tempo, fino a davanti l'ufficio. 

Parrebbe troppo bello, ma durante la camminata ha deciso che forse ci potrebbe credere. In fondo, che altra alternativa c'è? 

Prende la guardia per mano, dicendogli con lo sguardo che si fiderà solo una volta.

Sousuke ricambia lo sguardo: ha già deciso cosa fare. Non ha mai avuto molte possibilità di fare qualcosa di davvero buono, come guardia. Non ha intenzione di sprecarne neanche una. 



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