Titolo: I can hear this beat, it fills my head up and gets louder and louder
Fandom: Free!
Personaggi: Rei/Nagisa
Genere: introspettivo
Avvertimenti: band!AU, UST, what if?
Parole: 738
Note: for the strisciolina nel minigioco! o/ Non fosse che era richiesto l'UST li facevo trombare. XD
Titolo: you'll be there
Fandom: ICO
Personaggi: Ico, Yorda
Genere: fluff, malinconico
Avvertimenti: missing moment, gen
Parole: 418
Note: me lo sono auto-promptato perché i'm sfigata like that "XD e volevo scriverci su da tanto ma non mi sentivo all'altezza... però questa volta ci ho provato lo stesso ;A; anche se non arriverò mai nemmeno vicina a descrivere il livello di bellezza di questo gioco e la delicatezza del rapporto fra questi due personaggi e allo stesso tempo il senso di alienazione e malinconia che si provano giocandoci. Davvero, non ne sono degna, quindi la posto con tutta l'umiltà di cui sia capace ;_;
Fandom: Free!
Personaggi: Rei/Nagisa
Genere: introspettivo
Avvertimenti: band!AU, UST, what if?
Parole: 738
Note: for the strisciolina nel minigioco! o/ Non fosse che era richiesto l'UST li facevo trombare. XD
Dormire accanto a lui è difficile. Non lo sapeva, prima (e se lo aveva immaginato era per motivi dovuti alla sua personalità, e aveva immaginato che parlasse nel sonno o russasse) e invece Rei si ritrova ad occhi spalancati, a fissare il muro ed il comodino di fronte a sé, col cuore che gli rimbomba in gola come un tamburo. Che Nagisa-kun lo possa sentire? E se venisse svegliato da quel lento ma potente battito, capirebbe che tipo di pensieri stanno invadendo la mente di Rei in questo momento?
Di solito, quando si ritrovano a sostare nello stesso albergo prima e dopo un concerto, finiscono sempre in camera da soli, o massimo con uno degli altri tre membri della band - Sousuke, Haruka e Rin - visto che non sono ancora abbastanza famosi da permettersi sempre stanze singole, e dopotutto a nessuno di loro dispiace. Questa volta, però, per qualche motivo la loro manager Kou li ha messi in camera assieme. Cosa stava pensando? Cosa credeva che succedesse?
Forse che il cuore di Rei sbattesse contro la cassa toracica furiosamente per la presenza del suo migliore amico nella stessa stanza. Il tale migliore amico che non sa, oppure che sa e preferisce non parlare. Il fatto è che Rei, sebbene preferisca sempre risolvere i problemi invece di sprecare tempo nel dubbio, ora si ritrova con immagini davvero poco dignitose del corpo inconsapevole ad un paio di metri da sé.
Immagina di scostare le coperte, adesso, di infilarsi nel letto, di tracciare con le dita il contorno del viso di Nagisa e svegliarlo. Immagina che Nagisa si volti, sorpresa dipinta sul suo volto e gli occhi grandi sebbene assonnati. Nella sua fantasia, Rei gli tocca le labbra, e Nagisa continua a fissarlo mentre pian piano si scioglie e si rilassa, spinge il suo corpo minuto contro il proprio.
Rei sospira, scuotendo la testa. Gli sembra di sentirlo sotto il palmo della mano, il fianco nudo e la pelle liscia di Nagisa. Fra le sue gambe inizia ad accumularsi tensione e calore, scomodi, da eliminare il prima possibile. Per farlo però ci vuole frizione. E Rei non può credere che proprio lui, una mente analitica, potesse andare così tanto in confusione di fronte ad un faccino tondo, un corpicino piccolo e tonico, capelli soffici e biondi. Chissà quanto morbidi sarebbero al tatto, stretti fra le sue dita, mentre Nagisa avvolge la bocca attorno al--
Scuote la testa, ancora, ma troppo tardi visto che l'immagine formatasi nella sua mente ha già prodotto conseguenze disastrose, e la scomoda erezione fra le sue gambe si è gonfiata.
Sospira piano, in un tremolio, col cuore che ora pompa più feroce, e si sdraia sulla schiena fissando il soffitto per poi prendere un lungo respiro. Due e due, quattro. Quattro e quattro, otto. Otto e otto, sedici. Sedici e sedici, trentadue. Trentadue e trentadue, sessantaquattro...
Nagisa mugola nel sonno, lo chiama, "Rei-chan." Rei perde il conto una volta arrivato a duemilaquarantotto, stringendo le coperte fra le dita per la frustrazione. Lo sta facendo apposta per caso? È sveglio? Il pensiero gli blocca il respiro in gola.
"Rei-chan, tocca... per piacere..."
Le parole di Nagisa, poco distante, gli bloccano il respiro. Cosa sta sognando? A cosa si riferisce?
Non lo sa. Non ne ha la minima idea. Sarebbe interessante scoprire se le immagini nella sua mente coincidono con quelle che non lasciano Rei dormire, ma è rischioso. Razionalmente, è una scelta che comporterebbe un rischio per tutta la band, e questo non se lo può permettere.
Ma se Nagisa provasse la stessa cosa? Dopotutto, i suoi sguardi sono sempre carichi di un certo calore, quando guarda Rei. Una luce, una malizia che, quando guarda altri, sembra mancare. Forse anche lui prova le stesse sensazioni, la stessa voglia di toccarsi a vicenda ed esplorarsi e stare bene assieme.
Ora però la pressione è troppa. Rei si alza, con la speranza di non svegliare Nagisa, e gli lancia qualche occhiata mentre in silenzio si dirige verso il bagno. Alla luce della lampadina, l'eccitazione sembra vacillare, ma come chiude gli occhi l'immagine di quelli magenta di Nagisa che lo fissano mentre lo prende in bocca con devozione lo fanno appoggiare al lavandino col respiro che accelera immediatamente. Chi gli ha accordato tutto questo potere?
D'accordo, stasera va così, ma questo problema si deve risolvere, non può perdere il sonno in questo modo. E Nagisa-kun non lo deve sapere.
Titolo: you'll be there
Fandom: ICO
Personaggi: Ico, Yorda
Genere: fluff, malinconico
Avvertimenti: missing moment, gen
Parole: 418
Note: me lo sono auto-promptato perché i'm sfigata like that "XD e volevo scriverci su da tanto ma non mi sentivo all'altezza... però questa volta ci ho provato lo stesso ;A; anche se non arriverò mai nemmeno vicina a descrivere il livello di bellezza di questo gioco e la delicatezza del rapporto fra questi due personaggi e allo stesso tempo il senso di alienazione e malinconia che si provano giocandoci. Davvero, non ne sono degna, quindi la posto con tutta l'umiltà di cui sia capace ;_;
Sarebbe un momento di pace e serenità talmente piena. Lo immagina in un momento di stasi, di quiete, in piedi sulle mura del grande, vecchio, solenne castello. Da lassù, i prati sono un suggerimento, appaiono appena oltre l'orizzonte, oltre il mare, assieme alle rovine di tanto tempo fa. Immagina erba e piccoli animali che vivono, cinguettano, ululano, pigolano, volano al loro ritmo. Disinteressati al grande, solitario castello in mezzo a tutta quell'acqua, lontano da loro - e dopotutto, è così che dovrebbe essere.
Nella sua mano ne stringe una più chiara e fragile, e poi il suo sguardo percorre il braccio sottile che porta al piccolo corpo della ragazza fatta di luce, talmente placida, fiduciosa, piena di mistero che Ico quasi spalanca gli occhi per la sorpresa ogni volta che la vede. Splende, ma lo acceca. Risalta subito, a colpo d'occhio, ma lo fa con modestia. Non parla quasi mai, e quando lo fa sono suoni brevi ed essenziali, il resto del tempo tace come questo mondo in cui sembra che loro siano gli ultimi rimasti. Ma lei non gli incute inquietudine come fa questo posto deserto, abbandonato, malinconico.
Ico immagina che una parola di lei possa portarlo via dalla loro prigione di roccia, che possa trasportarli insieme in uno di quei grandi, verdi prati ai quali ha desiderato di poter tornare. La porterebbe mano nella mano al limitare di un bosco, sotto l'ombra di un albero, si arrampicherebbe cercando qualcosa da mangiare e le porterebbe un frutto, col suo sguardo costantemente su di sé. E sarebbe qualcosa di puro.
Yorda - la sua presenza - è naturale. Dopo averla portata sul tetto del castello in cerca di una via d'uscita, dopo averla aiutata a fuggire da quelle ombre terrificanti che cercavano di trascinarla in un buco nero, lei c'è come l'aria, come la terra, deve esserci, altrimenti che senso avrebbero il Sole, il vento, il mare, il cielo?
Le porterebbe dei fiori perché è così che ha imparato a fare quando era troppo piccolo per essere sacrificato. La scruterebbe intrecciare gli steli con attenzione ed infinita curiosità, rapito, poi forse ne indosserebbe il risultato, incastonandone la circonferenza fra le sue corna maledette. Immagina di vederla sorridergli, magari divertita e serena, una volta osservato per bene il suo aspetto.
Quella fantasia svanisce come il volo di uno sciame di farfalle, con il suono improvviso di un frullo d'ali proprio davanti al suo viso. Saltella all'indietro, tornando in cima al castello muto, alla paura di non poter volare via.
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