Fandom: Free!
Personaggi: Rei/Nagisa
Avvertimenti: bondage
Parole: 1359
Prompt: Shibari
Rosso e bianco. Le pennellate sulla sua tela, sottili, taglienti ma in un certo modo delicate, stanno formando una intricata rete di angoli perfetti, nodi stretti, ed il processo sembrerebbe una cerimonia religiosa, ma anche una operazione chirurgica, quasi, tanta è la cura che Rei infonde in ogni incastro delle corde, tanta è la precisione con cui sa esattamente dove verrà tesa ad ogni intreccio.
"Rei-chan," bisbiglia la voce sottile, roca, supplice del corpo che sta legando con devozione. Guarda subito in basso, preoccupato, venendo accolto da un bagliore lucido di fiducia, ed un sorriso un po' stanco. "Quando finisci?"
"Ci sono quasi, Nagisa-kun," Rei risponde piano, assicurandosi che il nodo appena stretto attorno al petto lasci respirare il ragazzo inginocchiato sul tatami con le cosce un po' divaricate, piegato in avanti, con le braccia legate dietro la schiena e quindi impossibilitate a toccare il suo uomo. E ciò lo sta facendo impazzire. Il suo corpo è completamente nudo sotto gli intrecci rossi. Rei invece è ancora vestito, sobrio, in modo rispettabile, e sta guardando Nagisa con gli occhi quasi socchiusi, guarda il suo corpo tutto contratto da corde rosse e sospira. "Sei bellissimo."
Nagisa sorride immediatamente, in una curvatura sincera delle labbra che sembra illuminare tutta la stanza che nella realtà è in penombra, dato che Rei preferisce guardarlo così, con la luce radente che evidenzia tutti i punti nei quali la corda preme contro la pelle liscia e chiara di Nagisa. Il Sole sta calando, donandogli l'illuminazione quasi perfetta, bluastra, ma non ancora. C'è tempo per finire l'opera.
"Rei-chan..." Nagisa si lamenta, coi denti che scorrono sul proprio labbro inferiore. La richiesta è implicita, Rei la coglie comunque, ma sorride passando le dita fra le ciocche bionde del ragazzo che piega la testa all'indietro speranzoso, che ora come ora è totalmente in suo potere.
"Dopo, quando ho finito," risponde piano, tornando a lavoro e finendo per stringere una complicata rete attorno all'inguine dell'altro, per poi passare l'ultima parte della corda dietro, fra le natiche, e infine tenendo la corda in mano, tesa fra le gambe dell'altro.
Prende qualche passo indietro e la lascia andare, il viso serio ma con la soddisfazione che pulsa dai suoi occhi. Nagisa è assolutamente meraviglioso, legato così. La morbidezza della sua pelle si può quasi avvertire sotto i polpastrelli osservando le corde che affondano lievemente nella sua carne, lasciando tracce rosse attorno ad esse. Il suo corpo sembra contrito, ma gli occhi chiusi e la testa naturalmente lasciata andare verso il basso danno un'aria di abbandono sublime quasi poetica al corpo magro e affusolato.
Nagisa sente i passi dell'altro giovane uomo rimbombare piano verso il letto. Rei afferra la macchina fotografica per poi istruire il suo ragazzo, "piega il collo all'indietro, fammi vedere il pomo d'adamo... ottimo, Nagisa-kun."
Nagisa obbedisce, chiude gli occhi col viso rosso quando ode il rumore degli scatti, cosciente del proprio sesso eretto che svetta con evidenza fra tutti quei fili rossi e tenuto fermo da nodi che lo circondano.
"Rei-chan," bisbiglia ancora con un lamento ed abbandona la testa di nuovo verso il basso. "Mi fanno male le braccia..."
"Oh! Mi-mi dispiace. Un secondo solo, Nagisa. Un secondo e poi ti lascio andare..." Rei risponde, con un dolore fitto al petto ora. Di solito si assicura che Nagisa stia bene, che non soffra, ed ora si chiede se abbia sbagliato qualcosa, se ci siano dei nodi troppo stretti, se forse non abbia troppa poca esperienza per fare qualcosa di simile.
Ma poi Nagisa sorride lanciandogli uno sguardo, uno forse innocente e normale per chiunque altro, ma con un velo sottile di desiderio che solo Rei ha imparato a riconoscere al volo. Sorride, un po' sollevato, avvicinandosi per scattare qualche altra foto da angolazioni più precise per mostrare il lavoro di intreccio compiuto coi nodi e con le braccia degli stessi che stringono Nagisa in un abbraccio forse all'apparenza freddo, ma intessuto attorno a lui da dita amorevoli, e per questo sembra che la corda sia carica di tenerezza, che vibri di essa.
"Finito," Rei finalmente annuncia, sedendosi sui talloni di fronte a Nagisa e sorreggendo il suo mento col palmo della mano, le sopracciglia inarcate in preoccupazione. "Ti fa male?"
"Non tanto," Nagisa risponde sorridendo, gli occhi lucidi. Il bacio che segue è lento, morbido, sebbene affamato. I loro nomi si scambiano sulle labbra, si mischiano, e mentre la mano di Rei scende a toccare fra le gambe allargate di Nagisa, raccolgono respiri più pesanti, con piccoli gemiti che gli schioccano in bocca come cinguettii.
"Nagisa-kun, sei davvero bellissimo," Rei ripete, prendendo a passare il palmo della mano sotto la parte inferiore del sesso di Nagisa, piano, con un calore denso di orgoglio e affamato che prende a riempirgli il petto quando i gemiti dell'altro diventano più urgenti, sospirati, con preghiere espresse dagli occhi enormi dell'uomo legato di fronte a sé.
"Rei-chan... per piacere, liberami," Nagisa supplica con voce lamentosa, muovendo appena il bacino per spingersi contro la mano che ora si chiude attorno a lui, e poi geme tutto teso, il suo corpo caldo come fosse stato posto di fronte ad un fuoco ardente e vivo. Le sue cosce tremano appena quando una delle dita eleganti di Rei passa sulla punta della sua erezione per poi scivolare piano, con un bacio depositato lieve sul suo naso piccolo, dalla punta un po' fredda. Ma Nagisa sembra non avvertire nulla al di fuori dei tocchi troppo vaghi e leggeri, al di fuori del calore nel suo corpo, al di fuori del proprio bisogno di lasciarsi andare.
"Cosa vuoi fare quando ti libero?" Rei chiede, solleticando i testicoli dell'altro con le punte delle dita, lievi, quasi impercettibili, ed un sorriso che sembra vittorioso, vendicato per tutte le volte che Nagisa l'ha reso frustrato prima d'oggi.
"Mangiare qualcosa e poi dormire accanto a te," Nagisa risponde, onesto, con la voce che trema. Quelle parole stringono un po' attorno al cuore di Rei, che prende a pompare più svelto per la dolcezza, le farfalle che si svegliano in fondo allo stomaco. Gli viene voglia di abbracciarlo stretto, baciarlo, ma prima di tutto ciò inizia con pazienza a sciogliere i nodi a ritroso, con un Nagisa letargico abbandonato contro di lui, e che scioglie i muscoli un po' doloranti man mano che i suoi arti vengono liberati.
Eppure sulla pelle sente già la mancanza di quella pressione, dei segni che Rei gli ha lasciato addosso. Guarda la propria pelle mentre il rossore svanisce prontamente e lascia che un sospiro lasci le sue labbra quando Rei gli tocca il mento per baciarlo soffice, ma lussurioso, non dimentico del fatto che Nagisa deve ancora raggiungere l'orgasmo e che quello lo sta rendendo impaziente ora che il sangue è tornato a fluire perfettamente e parrebbe si stia dirigendo tutto verso il basso.
Giacciono assieme sul letto, le corde abbandonate a terra. Nagisa geme ancora, piano, gli occhi fissi, sciolti in quelli di Rei, mentre l'altro lo bacia e lo accarezza, fa scorrere la propria mano attorno al suo sesso un po' bagnato. Lo fa volentieri, nonostante non senta il bisogno di provare le stesse cose. Guardare il viso di Nagisa che si contrae appena e arrossisce; avvertire il suo respiro sulle labbra, sentirlo pulsare dentro la sua mano, sono tutte esperienze affascinanti e prova sempre così tanta gratitudine quando può vedere il suo ragazzo dolce, il suo ragazzo pieno di sole, rivelarsi così intimamente, nei momenti in cui si apre e gli permette di vederlo davvero.
Quando viene, Nagisa si tende e Rei lo stringe immediatamente a sé, sentendo la pelle del suo torso ora scoperto macchiarsi di calore, e lo bacia per respirare la sua voce, per godere anche dell'ultimo squarcio di vulnerabilità che lui gli ha permesso di scorgere, prima di richiudersi di nuovo nel suo bozzolo di gioia che ha imparato ad usare come scudo. Ma oggi parrebbe genuino nel suo sorriso grande, dal modo in cui i suoi occhi lucidi sembrano allargarsi per abbracciare Rei anche con la vista.
Nagisa è il primo ad addormentarsi, mentre Rei percorre pigramente i segni leggeri delle corde rimasti sulla sua pelle, stringendolo a sé.
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Personaggi: Sousuke/Nagisa
Parole: 1060
Prompt: Sesso in chiesa
È tutto così sbagliato. È sbagliato, il suo sangue scorre veloce e potente e caldo in lui accumulandosi nel posto sbagliato. La sua mente è sbagliata. I suoi pensieri sono sbagliati. L’immagine nella sua mente che non riesce a cacciare via da davanti gli occhi è sbagliata, in qualsiasi senso, in questo momento il suo corpo è sbagliato.
La gola gli si stringe quando di nuovo la sua immaginazione martella contro di lui, contro tutto ciò che ritiene giusto e accettabile, il cuore batte come un tamburo nel suo petto e la sua mano trema.
Tutto ciò è peccato.
È peccato pensare a quel giovane uomo apparso nella sua diocesi poche settimane fa, che ha ricevuto la Comunione dalle sue dita. È sbagliato che allora, giorni e giorni fa, il tempo si sia fermato mentre guardava la bocca tonda e dolce di quell’uomo aprirsi mentre le proprie dita avvicinavano il Sacro corpo di Cristo alle sue labbra, mentre osservava affascinato la bocca che si chiudeva a pochi millimetri dalla punta delle sue dita, sfuggevole… seducente.
È sbagliato che ora, nel bagno della sua casa, stia pensando a quella immagine, e sta cercando di sfuggirle, ci sta provando! Ma il suo corpo è troppo agitato, la sua mente annebbiata, e si appoggia al muro bianco chiudendo gli occhi mentre sbottona i pantaloni neri.
“Ave Maria…” inizia, ma scuote la testa. Come fa a pregare proprio mentre prende in mano il suo sesso? Non è poi così innocente, Sousuke, ma è tutto così sbagliato.
Ha avuto fantasie erotiche su un fedele. Su un uomo, per giunta.
Mentre studiava per diventare sacerdote, ha sentito dire da altri seminaristi che in fondo non temevano le pulsioni sessuali, che le avrebbero sfogate da soli, e che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Lui, allora, aveva pensato che non ne avrebbe avuto bisogno. Poteva controllarsi, sapeva farlo, era sempre riuscito a mettere i propri pensieri e le proprie azioni a freno se necessario.
Ride sarcastico di se stesso ora, per un momento, mentre tocca in modo sperimentale la propria carne che risponde con una scossa morbida diffusa per tutto il suo corpo, e poi la risata gli muore sulle labbra, sostituita da un sospiro caldo e colpevole. La sua mente elabora ancora l’immagine di quel fedele, quel ragazzo che avrà forse un paio di anni in meno di lui, i capelli dal colore chiaro e insolito, gli occhi sempre fissi su di lui. O forse è Sousuke che l’ha immaginato. Scuote la testa ancora, deciso a non pensare più alle labbra, agli occhi, al viso tondo e dolce, ai capelli biondi che devono essere così morbidi fra le dita…
Un gemito scorre fra le sue labbra, così le preme sul suo braccio che lo regge contro il muro.
Dio, ti prego, toglimelo dalla testa, pensa. Ma come formula quella preghiera silenziosa, una immagine appare insistente dietro le sue palpebre. Quell’uomo, vestito soltanto con un abito tradizionale bianco e aggraziato, con null’altro sotto di esso, legato maliziosamente proprio sopra l’inguine, che cammina in mezzo alla navata della chiesa vuota, verso di lui.
Perché in chiesa?
Nella sua mente, il ragazzo sorride, con le palpebre mezze abbassate, e si ferma davanti a lui, alzandosi sulle punte dei piedi. Può sentire il suo bacio sulle labbra, che senza pensare bagna con la propria lingua mentre la sua mano si muove lenta, esitante per la lunghezza della sua carne.
“Come ti chiami?” Chiede nel suo sogno da sveglio. Lo sa già, ovviamente. Ha conosciuto un po’ tutti i suoi fedeli, soprattutto quelli che si sono fatti notare. Il ragazzo insegna Storia ai ragazzi delle medie, in fondo.
“Nagisa. Nagisa Hazuki. Le chiedo assoluzione, Padre.”
No. Si chiede cosa stia facendo la sua mente, perché stia pensando a queste cose, perché ora la sua mente materializzi una mano dalle dita sottili e delicate che lo aiuta a masturbarsi lì, nel bagno di casa sua. E poi l’immagine di Nagisa che si inginocchia davanti a lui con gli occhi infiammati di divertimento, voglia, fame, riempie le sue palpebre, talmente intensa da sembrare reale. Un altro gemito smorzato, ma più alto, risuona nel bagno. Ansimando, Sousuke afferra un pezzo di carta igienica, appoggiandosi al muro con la schiena e mordendo il proprio labbro con tanta forza da farlo sanguinare mentre immagina che la bocca calda di quell’uomo si chiuda attorno a lui, oh così dolce, morbida e proibita.
Il suo bacino scatta in avanti, riesce appena a controllare la propria voce che sembra imbottigliarsi in fondo alla sua gola togliendogli il respiro. La propria mano attorno alla sua erezione dura e calda prende a muoversi più veloce, quando la fantasia dipinge Nagisa mentre lascia cadere il suo yukata e mostra il corpo pallido e sodo, bellissimo. Forse non è nemmeno reale, forse sono tutti desideri della sua mente, perché nessuno può essere davvero così bello e aggraziato nelle forme.
La propria mano prende a muoversi più velocemente attorno a lui, decisa a concludere l’affare in fretta e Sousuke spinge con il bacino; quando lo fa immagina di intrappolare Nagisa contro l’altare ed entrare in lui, nel suo calore, nel corpo di un uomo, e un uomo che non conosce.
È tutto troppo sbagliato.
Ma il suo corpo continua a reagire a quella immagine, alle proprie mani, il suo viso si tinge sempre più di rosso, e le sue labbra si aprono per ansimare liberando tutti i gemiti repressi nei polmoni, mentre nella sua testa spinge il suo corpo in quello minuto e liscio, provocante, di Nagisa che sembra risucchiarlo, tentarlo, e geme lascivo contro il corporale con una mano che scende fra le proprie gambe e la sua voce chiama, “Padre, Padre.”
Immagina quanto sia piacevole affondare nel giovane, trovare calore e qualcosa di stretto da invadere, sentirne i vocalizzi, e poi stringere i suoi capelli morbidi fra le dita, con forza, premerlo contro la Bibbia aperta sull’altare (rileggendo per sbaglio il versetto 18:22 del Levitico...), scoparlo forte e sentirlo gridare e venire sentendolo contrarsi spasmodicamente e--
Fortunatamente ha la prontezza di riflessi di raccogliere il proprio seme nella carta igienica, poi scivola contro il muro ansimando, la testa leggera, la bocca aperta, il polso che fa male. Rimane seduto lì, schiacciato dalla vergogna.
Domenica dovrà celebrare la Messa, e rivederlo. Il pensiero lo divora, così come il desiderio che, nonostante tutto, rimane.
Titolo: The Great Black Dragon | AO3
Fandom: Free!
Personaggi: Sousuke/Nagisa
Avvertimenti: rape-play, fantasy!au
Parole: 1785
Prompt: roleplay
C'era una volta un drago. Il Grande Drago era possente, enorme, dalle squame nere come il carbone, ed era una creatura maliziosa. Viveva in una grande caverna dall'altra parte del bosco, a nord rispetto al regno di Iwatobi. Lui e quel regno non avevano mai avuto problemi; agli umani bastava che il Drago se ne stesse nella sua cava, e al Drago bastava che loro non invadessero il suo territorio.
Sfortunatamente, il Drago non aveva mai precisato quale fosse il limitare del suddetto. Perciò un giorno il Principe di Iwatobi, un ragazzo tanto bello ed allegro che le voci mormoravano fosse in realtà una ninfa, si avventurò nella selva verde e piena di vita, troppo annoiato dalla vita a corte per rimanere nella sua residenza a lungo. Oltretutto, a volte gli era successo di scivolare nella notte dentro la foresta, visitandola e raccogliendo frutta deliziosa diversa da quella che mangiava a palazzo.
Nonostante gli avvertimenti che infilarsi nella foresta avrebbe adirato il Drago, Nagisa sorrise trotterellando verso un punto che conosceva bene, dove aveva visto un laghetto che pareva fosse stato fatto apposta per immergercisi, visto che le fronde degli alberi sembravano aprirsi proprio sopra di esso per lasciare che il sole ne scaldasse un po' le acque. Quel punto del bosco era bellissimo, verde e sembrava che ogni foglia splendesse, colpita dalla luce calda, piacevole del sole di Agosto.
Incantato, il Principe non poté esimersi dal saltare nello specchio d'acqua, dopo essersi spogliato lasciando i vestiti cadere a terra.
Stava nuotando placidamente, rilassato, e godendosi il sole forte del primo pomeriggio, gli occhi chiusi.
Il Drago l'aveva osservato tante volte, silenziosamente, quando di notte aveva passeggiato nella sua foresta. In qualsiasi altro caso avrebbe attaccato l'invasore, l'avrebbe mangiato in un boccone solo, ed avrebbe arso vivi tutti gli abitanti di Iwatobi. Ma il Drago era rimasto quieto, in attesa per settimane di un momento come questo. Era rimasto colpito dalla bellezza e dal candore puro ed innocente del Principe, e aveva deciso che lo voleva per sé. E finalmente il ragazzo aveva oltrepassato un limite di troppo: il Drago ci beveva, in quel lago.
E poi era nudo, e indifeso, e non sarebbe riuscito a scappare in tempo.
Il Drago scivolò fuori dal folto della foresta, gli occhi stretti e concentrati sulla zazzera bionda che spuntava dalla superficie dell'acqua. Quando gli capitò di calpestare un ramo, il Principe si sollevò in piedi di scatto, sorpreso e con gli occhi larghi, poi prese a tremare davanti alla figura dell'enorme bestia che lo stava fissando dritto negli occhi. E che poi prese ad osservarlo da capo a piedi, notando quanto efebico ed aggraziato fosse quel piccolo corpo. A quel punto, il Principe arrossì retrocedendo nell'acqua, mentre sperava di trovare una via di fuga. Ma il Drago, con una mossa rapida, scivolò nella sua direzione e nel mentre, fluidamente, le sue scaglie si sciolsero, la sua pelle prese a bruciare per un momento lasciando macchie di nero come se fosse scampato ad un incendio. E trasformandosi, le sue fattezze presero quelle di un uomo alto, robusto, coi capelli neri e gli occhi del colore delle rive del mare.
Il Principe sussultò, sempre più spaventato ora dallo sguardo cattivo dell'uomo di fronte a sé che sembrava aver mantenuto le proprie ali che spuntavano nere e fumose dalle sue scapole mentre le mani scurite dal fuoco stringevano le proprie, sottili e che arrossivano facilmente quando strette, come ora.
"Okay ma scopiamo o no?" Sousuke si lamenta, svestito e annoiato, con il mento appoggiato sulla propria mano, seduto sul letto. "Ho smesso di ascoltare le storie della buonanotte quando avevo tre anni."
Nagisa lo guarda, sghignazzando. "Aspetta! Sto per arrivare al punto!" Risponde, baciandogli le labbra.
Tutta questa situazione è colpa sua, dannazione, e stanno sprecando tempo. Perché l'ha convinto a fare questo ridicolo gioco di ruolo, comunque? A Sousuke basterebbe infilarsi in lui, scoparlo forte, lavarsi e andare a dormire, ché domani deve andare a lavorare, ma come sempre non c'è 'no' che tenga. Specialmente quando a proporre è Nagisa, con quel suo cinguettio innocente, con i suoi occhi che dovrebbero essere illegali - per il potere che hanno di farlo viziare da chiunque. Con quel suo modo di fare infantile che stonava davvero molto con l'idea di base di questo 'gioco'. Effettivamente, ci sono volute parecchie preghiere e rassicurazioni da parte sua, prima di convincere Sousuke a giocare. Ma Nagisa sembrava sicuro. Era eccitato dalla propria idea, e quindi Sousuke infine aveva ceduto - anche se avrebbe preferito un gioco di ruolo normale, tipo uno con un poliziotto e prigioniero o infermiere e paziente -, ma ora tutta la storia del Drago (Sousuke, ovviamente) e del Principe (Nagisa) sta diventando prolissa.
"D'accordo, ma dacci un taglio con la roba inutile," Sousuke borbotta, accigliato.
Nagisa posa un dito sulle sue labbra, e continua a spiegare la premessa del loro gioco.
"Dov'ero? Ah, sì."
«Signor Drago, mi dispiace,» il Principe aveva iniziato prima che il Drago, ora in forma umana, potesse dire qualsiasi cosa. «Me ne andrò subito... mi dispiace tanto.»
Gli occhi del drago risero, sprezzanti e malevoli.
«Ti dispiace, giovane Principe? Era un errore? Non sapevi che questo è il mio territorio, il mio lago e la mia foresta? Non credo. Ti ho visto, le altre volte, di notte, quando credevi di essere solo. Ti ho visto rubare la mia frutta, camminare sotto le fronde dei miei alberi e beffarti di me credendo che non l'avrei saputo,» il Drago rispose, la voce calma ma vibrante di furia. «Quindi io mi prenderò te.»
«No, la prego... signor Drago, sono solo un ragazzino, non volevo farvi arrabbiare...»
Il Drago lo osservò di nuovo, bagnato e tremante sotto le sue mani, ed un ghigno scurì il suo viso. Senza una parola, spinse il giovane con forza contro un albero, provocando un gemito di dolore strozzato.
"E qui è dove cominciamo," Nagisa cinguetta, con uno sguardo malizioso. "Forza, Sou-chan."
Sousuke ascolta quelle parole e ridacchia, per poi guardare in giù, al suo ragazzo, e spingere dentro di lui con forza, ottenendo un rantolo ed un gemito, con tanto di lacrime agli occhi. Il suo ghigno sbiadisce a quella vista, ma Nagisa lo guarda e annuisce per incoraggiarlo a continuare, quindi Sousuke prende a muoversi con potenza e intensità dentro di lui, senza pause, fissando gli occhi sul marchio lasciato dai suoi denti sulla pelle candida di Nagisa, e ringhia ancora, un suono che sale rotolando dalla sua gola, per poi sibilare fra i denti. Le mani di Nagisa scivolano dalla presa di Sousuke e prendono a spingerlo, non con troppa forza, a dire il vero.
Quindi Sousuke le afferra di nuovo, le blocca contro il suo petto e costringe l'altro uomo a voltarsi col ventre in basso, per poi piegarsi su di lui mentre tenta di rialzarsi.
"Sei mio," sibila, guidando il proprio sesso di nuovo nell'apertura di Nagisa. "Adesso sei mio e non vedo l'ora di consumarti, ragazzino. Non può più aiutarti nessuno."
Nagisa trema appena, quando Sousuke entra in lui potente e quasi violento, la voce che vibra quando prende a grugnire selvaggio e a scopare il suo ragazzo senza la sua solita delicatezza. E Nagisa lo sente tutto. Lo sente invaderlo e attaccare e sente la sua forza, l'animalità che probabilmente hanno liberato con questo gioco, e sorride fra sé e sé col piacere che cresce a dismisura.
E poi guarda indietro, e tutto diventa sbagliato.
L'espressione sul viso di Sousuke diventa sbagliata, tutta contratta e con un ghigno sinistro che non ha nulla a che fare con la sua solita espressione dolce quando fanno l'amore. I suoni che produce sono sbagliati, gutturali, spaventosi rispetto al solito. E il modo in cui lo sta penetrando brucia, fa male; per un istante soltanto, Sousuke diventa spaventoso, il gioco diventa realtà, e Nagisa scoppia in singhiozzi all'improvviso. Sousuke non vede le lacrime, e pensando sia una finzione ringhia ancora, in tono soddisfatto, "bravo, piangi per me."
"Basta," Nagisa stride, col cuore che batte troppo forte ed il corpo che si tende.
"No, P-Principe, sei troppo... delizioso," Sousuke ribatte, la voce resa roca dal piacere e dallo sforzo mentre i suoi fianchi scattano rapidamente.
"Ah, no... no, insomma... Haru! Haru-chan!" Nagisa grida, avendo finalmente ricordato la loro safeword che Sousuke ha richiesto e stabilito.
Non lo sente nemmeno all'inizio, troppo preso dal piacere accumulato in basso, ma poi sbatte le palpebre, bloccandosi subito, e tornando ad essere solo Sousuke, la fantasia svanisce subito.
"Nagisa? Cosa c'è? Ti ho fatto male?" Chiede, piano, preoccupato.
Nagisa sta tremando lievemente, e ciò lo turba, lo fa uscire dal corpo dell'altro e sedere accanto a lui. "Ehi... scusami, Nagisa..." aggiunge, e gli bacia i capelli umidi di sudore. Te l'avevo detto che non era una buona idea.
"Non ti farei mai una cosa del genere nella realtà, lo sai, vero?" Continua, sistemandogli una ciocca di capelli stropicciati da davanti il viso.
Personaggi: Rei/Nagisa
Avvertimenti: bondage
Parole: 1359
Prompt: Shibari
Rosso e bianco. Le pennellate sulla sua tela, sottili, taglienti ma in un certo modo delicate, stanno formando una intricata rete di angoli perfetti, nodi stretti, ed il processo sembrerebbe una cerimonia religiosa, ma anche una operazione chirurgica, quasi, tanta è la cura che Rei infonde in ogni incastro delle corde, tanta è la precisione con cui sa esattamente dove verrà tesa ad ogni intreccio.
"Rei-chan," bisbiglia la voce sottile, roca, supplice del corpo che sta legando con devozione. Guarda subito in basso, preoccupato, venendo accolto da un bagliore lucido di fiducia, ed un sorriso un po' stanco. "Quando finisci?"
"Ci sono quasi, Nagisa-kun," Rei risponde piano, assicurandosi che il nodo appena stretto attorno al petto lasci respirare il ragazzo inginocchiato sul tatami con le cosce un po' divaricate, piegato in avanti, con le braccia legate dietro la schiena e quindi impossibilitate a toccare il suo uomo. E ciò lo sta facendo impazzire. Il suo corpo è completamente nudo sotto gli intrecci rossi. Rei invece è ancora vestito, sobrio, in modo rispettabile, e sta guardando Nagisa con gli occhi quasi socchiusi, guarda il suo corpo tutto contratto da corde rosse e sospira. "Sei bellissimo."
Nagisa sorride immediatamente, in una curvatura sincera delle labbra che sembra illuminare tutta la stanza che nella realtà è in penombra, dato che Rei preferisce guardarlo così, con la luce radente che evidenzia tutti i punti nei quali la corda preme contro la pelle liscia e chiara di Nagisa. Il Sole sta calando, donandogli l'illuminazione quasi perfetta, bluastra, ma non ancora. C'è tempo per finire l'opera.
"Rei-chan..." Nagisa si lamenta, coi denti che scorrono sul proprio labbro inferiore. La richiesta è implicita, Rei la coglie comunque, ma sorride passando le dita fra le ciocche bionde del ragazzo che piega la testa all'indietro speranzoso, che ora come ora è totalmente in suo potere.
"Dopo, quando ho finito," risponde piano, tornando a lavoro e finendo per stringere una complicata rete attorno all'inguine dell'altro, per poi passare l'ultima parte della corda dietro, fra le natiche, e infine tenendo la corda in mano, tesa fra le gambe dell'altro.
Prende qualche passo indietro e la lascia andare, il viso serio ma con la soddisfazione che pulsa dai suoi occhi. Nagisa è assolutamente meraviglioso, legato così. La morbidezza della sua pelle si può quasi avvertire sotto i polpastrelli osservando le corde che affondano lievemente nella sua carne, lasciando tracce rosse attorno ad esse. Il suo corpo sembra contrito, ma gli occhi chiusi e la testa naturalmente lasciata andare verso il basso danno un'aria di abbandono sublime quasi poetica al corpo magro e affusolato.
Nagisa sente i passi dell'altro giovane uomo rimbombare piano verso il letto. Rei afferra la macchina fotografica per poi istruire il suo ragazzo, "piega il collo all'indietro, fammi vedere il pomo d'adamo... ottimo, Nagisa-kun."
Nagisa obbedisce, chiude gli occhi col viso rosso quando ode il rumore degli scatti, cosciente del proprio sesso eretto che svetta con evidenza fra tutti quei fili rossi e tenuto fermo da nodi che lo circondano.
"Rei-chan," bisbiglia ancora con un lamento ed abbandona la testa di nuovo verso il basso. "Mi fanno male le braccia..."
"Oh! Mi-mi dispiace. Un secondo solo, Nagisa. Un secondo e poi ti lascio andare..." Rei risponde, con un dolore fitto al petto ora. Di solito si assicura che Nagisa stia bene, che non soffra, ed ora si chiede se abbia sbagliato qualcosa, se ci siano dei nodi troppo stretti, se forse non abbia troppa poca esperienza per fare qualcosa di simile.
Ma poi Nagisa sorride lanciandogli uno sguardo, uno forse innocente e normale per chiunque altro, ma con un velo sottile di desiderio che solo Rei ha imparato a riconoscere al volo. Sorride, un po' sollevato, avvicinandosi per scattare qualche altra foto da angolazioni più precise per mostrare il lavoro di intreccio compiuto coi nodi e con le braccia degli stessi che stringono Nagisa in un abbraccio forse all'apparenza freddo, ma intessuto attorno a lui da dita amorevoli, e per questo sembra che la corda sia carica di tenerezza, che vibri di essa.
"Finito," Rei finalmente annuncia, sedendosi sui talloni di fronte a Nagisa e sorreggendo il suo mento col palmo della mano, le sopracciglia inarcate in preoccupazione. "Ti fa male?"
"Non tanto," Nagisa risponde sorridendo, gli occhi lucidi. Il bacio che segue è lento, morbido, sebbene affamato. I loro nomi si scambiano sulle labbra, si mischiano, e mentre la mano di Rei scende a toccare fra le gambe allargate di Nagisa, raccolgono respiri più pesanti, con piccoli gemiti che gli schioccano in bocca come cinguettii.
"Nagisa-kun, sei davvero bellissimo," Rei ripete, prendendo a passare il palmo della mano sotto la parte inferiore del sesso di Nagisa, piano, con un calore denso di orgoglio e affamato che prende a riempirgli il petto quando i gemiti dell'altro diventano più urgenti, sospirati, con preghiere espresse dagli occhi enormi dell'uomo legato di fronte a sé.
"Rei-chan... per piacere, liberami," Nagisa supplica con voce lamentosa, muovendo appena il bacino per spingersi contro la mano che ora si chiude attorno a lui, e poi geme tutto teso, il suo corpo caldo come fosse stato posto di fronte ad un fuoco ardente e vivo. Le sue cosce tremano appena quando una delle dita eleganti di Rei passa sulla punta della sua erezione per poi scivolare piano, con un bacio depositato lieve sul suo naso piccolo, dalla punta un po' fredda. Ma Nagisa sembra non avvertire nulla al di fuori dei tocchi troppo vaghi e leggeri, al di fuori del calore nel suo corpo, al di fuori del proprio bisogno di lasciarsi andare.
"Cosa vuoi fare quando ti libero?" Rei chiede, solleticando i testicoli dell'altro con le punte delle dita, lievi, quasi impercettibili, ed un sorriso che sembra vittorioso, vendicato per tutte le volte che Nagisa l'ha reso frustrato prima d'oggi.
"Mangiare qualcosa e poi dormire accanto a te," Nagisa risponde, onesto, con la voce che trema. Quelle parole stringono un po' attorno al cuore di Rei, che prende a pompare più svelto per la dolcezza, le farfalle che si svegliano in fondo allo stomaco. Gli viene voglia di abbracciarlo stretto, baciarlo, ma prima di tutto ciò inizia con pazienza a sciogliere i nodi a ritroso, con un Nagisa letargico abbandonato contro di lui, e che scioglie i muscoli un po' doloranti man mano che i suoi arti vengono liberati.
Eppure sulla pelle sente già la mancanza di quella pressione, dei segni che Rei gli ha lasciato addosso. Guarda la propria pelle mentre il rossore svanisce prontamente e lascia che un sospiro lasci le sue labbra quando Rei gli tocca il mento per baciarlo soffice, ma lussurioso, non dimentico del fatto che Nagisa deve ancora raggiungere l'orgasmo e che quello lo sta rendendo impaziente ora che il sangue è tornato a fluire perfettamente e parrebbe si stia dirigendo tutto verso il basso.
Giacciono assieme sul letto, le corde abbandonate a terra. Nagisa geme ancora, piano, gli occhi fissi, sciolti in quelli di Rei, mentre l'altro lo bacia e lo accarezza, fa scorrere la propria mano attorno al suo sesso un po' bagnato. Lo fa volentieri, nonostante non senta il bisogno di provare le stesse cose. Guardare il viso di Nagisa che si contrae appena e arrossisce; avvertire il suo respiro sulle labbra, sentirlo pulsare dentro la sua mano, sono tutte esperienze affascinanti e prova sempre così tanta gratitudine quando può vedere il suo ragazzo dolce, il suo ragazzo pieno di sole, rivelarsi così intimamente, nei momenti in cui si apre e gli permette di vederlo davvero.
Quando viene, Nagisa si tende e Rei lo stringe immediatamente a sé, sentendo la pelle del suo torso ora scoperto macchiarsi di calore, e lo bacia per respirare la sua voce, per godere anche dell'ultimo squarcio di vulnerabilità che lui gli ha permesso di scorgere, prima di richiudersi di nuovo nel suo bozzolo di gioia che ha imparato ad usare come scudo. Ma oggi parrebbe genuino nel suo sorriso grande, dal modo in cui i suoi occhi lucidi sembrano allargarsi per abbracciare Rei anche con la vista.
Nagisa è il primo ad addormentarsi, mentre Rei percorre pigramente i segni leggeri delle corde rimasti sulla sua pelle, stringendolo a sé.
Fandom: Free!
Personaggi: Sousuke/Nagisa
Parole: 1060
Prompt: Sesso in chiesa
È tutto così sbagliato. È sbagliato, il suo sangue scorre veloce e potente e caldo in lui accumulandosi nel posto sbagliato. La sua mente è sbagliata. I suoi pensieri sono sbagliati. L’immagine nella sua mente che non riesce a cacciare via da davanti gli occhi è sbagliata, in qualsiasi senso, in questo momento il suo corpo è sbagliato.
La gola gli si stringe quando di nuovo la sua immaginazione martella contro di lui, contro tutto ciò che ritiene giusto e accettabile, il cuore batte come un tamburo nel suo petto e la sua mano trema.
Tutto ciò è peccato.
È peccato pensare a quel giovane uomo apparso nella sua diocesi poche settimane fa, che ha ricevuto la Comunione dalle sue dita. È sbagliato che allora, giorni e giorni fa, il tempo si sia fermato mentre guardava la bocca tonda e dolce di quell’uomo aprirsi mentre le proprie dita avvicinavano il Sacro corpo di Cristo alle sue labbra, mentre osservava affascinato la bocca che si chiudeva a pochi millimetri dalla punta delle sue dita, sfuggevole… seducente.
È sbagliato che ora, nel bagno della sua casa, stia pensando a quella immagine, e sta cercando di sfuggirle, ci sta provando! Ma il suo corpo è troppo agitato, la sua mente annebbiata, e si appoggia al muro bianco chiudendo gli occhi mentre sbottona i pantaloni neri.
“Ave Maria…” inizia, ma scuote la testa. Come fa a pregare proprio mentre prende in mano il suo sesso? Non è poi così innocente, Sousuke, ma è tutto così sbagliato.
Ha avuto fantasie erotiche su un fedele. Su un uomo, per giunta.
Mentre studiava per diventare sacerdote, ha sentito dire da altri seminaristi che in fondo non temevano le pulsioni sessuali, che le avrebbero sfogate da soli, e che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Lui, allora, aveva pensato che non ne avrebbe avuto bisogno. Poteva controllarsi, sapeva farlo, era sempre riuscito a mettere i propri pensieri e le proprie azioni a freno se necessario.
Ride sarcastico di se stesso ora, per un momento, mentre tocca in modo sperimentale la propria carne che risponde con una scossa morbida diffusa per tutto il suo corpo, e poi la risata gli muore sulle labbra, sostituita da un sospiro caldo e colpevole. La sua mente elabora ancora l’immagine di quel fedele, quel ragazzo che avrà forse un paio di anni in meno di lui, i capelli dal colore chiaro e insolito, gli occhi sempre fissi su di lui. O forse è Sousuke che l’ha immaginato. Scuote la testa ancora, deciso a non pensare più alle labbra, agli occhi, al viso tondo e dolce, ai capelli biondi che devono essere così morbidi fra le dita…
Un gemito scorre fra le sue labbra, così le preme sul suo braccio che lo regge contro il muro.
Dio, ti prego, toglimelo dalla testa, pensa. Ma come formula quella preghiera silenziosa, una immagine appare insistente dietro le sue palpebre. Quell’uomo, vestito soltanto con un abito tradizionale bianco e aggraziato, con null’altro sotto di esso, legato maliziosamente proprio sopra l’inguine, che cammina in mezzo alla navata della chiesa vuota, verso di lui.
Perché in chiesa?
Nella sua mente, il ragazzo sorride, con le palpebre mezze abbassate, e si ferma davanti a lui, alzandosi sulle punte dei piedi. Può sentire il suo bacio sulle labbra, che senza pensare bagna con la propria lingua mentre la sua mano si muove lenta, esitante per la lunghezza della sua carne.
“Come ti chiami?” Chiede nel suo sogno da sveglio. Lo sa già, ovviamente. Ha conosciuto un po’ tutti i suoi fedeli, soprattutto quelli che si sono fatti notare. Il ragazzo insegna Storia ai ragazzi delle medie, in fondo.
“Nagisa. Nagisa Hazuki. Le chiedo assoluzione, Padre.”
No. Si chiede cosa stia facendo la sua mente, perché stia pensando a queste cose, perché ora la sua mente materializzi una mano dalle dita sottili e delicate che lo aiuta a masturbarsi lì, nel bagno di casa sua. E poi l’immagine di Nagisa che si inginocchia davanti a lui con gli occhi infiammati di divertimento, voglia, fame, riempie le sue palpebre, talmente intensa da sembrare reale. Un altro gemito smorzato, ma più alto, risuona nel bagno. Ansimando, Sousuke afferra un pezzo di carta igienica, appoggiandosi al muro con la schiena e mordendo il proprio labbro con tanta forza da farlo sanguinare mentre immagina che la bocca calda di quell’uomo si chiuda attorno a lui, oh così dolce, morbida e proibita.
Il suo bacino scatta in avanti, riesce appena a controllare la propria voce che sembra imbottigliarsi in fondo alla sua gola togliendogli il respiro. La propria mano attorno alla sua erezione dura e calda prende a muoversi più veloce, quando la fantasia dipinge Nagisa mentre lascia cadere il suo yukata e mostra il corpo pallido e sodo, bellissimo. Forse non è nemmeno reale, forse sono tutti desideri della sua mente, perché nessuno può essere davvero così bello e aggraziato nelle forme.
La propria mano prende a muoversi più velocemente attorno a lui, decisa a concludere l’affare in fretta e Sousuke spinge con il bacino; quando lo fa immagina di intrappolare Nagisa contro l’altare ed entrare in lui, nel suo calore, nel corpo di un uomo, e un uomo che non conosce.
È tutto troppo sbagliato.
Ma il suo corpo continua a reagire a quella immagine, alle proprie mani, il suo viso si tinge sempre più di rosso, e le sue labbra si aprono per ansimare liberando tutti i gemiti repressi nei polmoni, mentre nella sua testa spinge il suo corpo in quello minuto e liscio, provocante, di Nagisa che sembra risucchiarlo, tentarlo, e geme lascivo contro il corporale con una mano che scende fra le proprie gambe e la sua voce chiama, “Padre, Padre.”
Immagina quanto sia piacevole affondare nel giovane, trovare calore e qualcosa di stretto da invadere, sentirne i vocalizzi, e poi stringere i suoi capelli morbidi fra le dita, con forza, premerlo contro la Bibbia aperta sull’altare (rileggendo per sbaglio il versetto 18:22 del Levitico...), scoparlo forte e sentirlo gridare e venire sentendolo contrarsi spasmodicamente e--
Fortunatamente ha la prontezza di riflessi di raccogliere il proprio seme nella carta igienica, poi scivola contro il muro ansimando, la testa leggera, la bocca aperta, il polso che fa male. Rimane seduto lì, schiacciato dalla vergogna.
Domenica dovrà celebrare la Messa, e rivederlo. Il pensiero lo divora, così come il desiderio che, nonostante tutto, rimane.
Titolo: The Great Black Dragon | AO3
Fandom: Free!
Personaggi: Sousuke/Nagisa
Avvertimenti: rape-play, fantasy!au
Parole: 1785
Prompt: roleplay
C'era una volta un drago. Il Grande Drago era possente, enorme, dalle squame nere come il carbone, ed era una creatura maliziosa. Viveva in una grande caverna dall'altra parte del bosco, a nord rispetto al regno di Iwatobi. Lui e quel regno non avevano mai avuto problemi; agli umani bastava che il Drago se ne stesse nella sua cava, e al Drago bastava che loro non invadessero il suo territorio.
Sfortunatamente, il Drago non aveva mai precisato quale fosse il limitare del suddetto. Perciò un giorno il Principe di Iwatobi, un ragazzo tanto bello ed allegro che le voci mormoravano fosse in realtà una ninfa, si avventurò nella selva verde e piena di vita, troppo annoiato dalla vita a corte per rimanere nella sua residenza a lungo. Oltretutto, a volte gli era successo di scivolare nella notte dentro la foresta, visitandola e raccogliendo frutta deliziosa diversa da quella che mangiava a palazzo.
Nonostante gli avvertimenti che infilarsi nella foresta avrebbe adirato il Drago, Nagisa sorrise trotterellando verso un punto che conosceva bene, dove aveva visto un laghetto che pareva fosse stato fatto apposta per immergercisi, visto che le fronde degli alberi sembravano aprirsi proprio sopra di esso per lasciare che il sole ne scaldasse un po' le acque. Quel punto del bosco era bellissimo, verde e sembrava che ogni foglia splendesse, colpita dalla luce calda, piacevole del sole di Agosto.
Incantato, il Principe non poté esimersi dal saltare nello specchio d'acqua, dopo essersi spogliato lasciando i vestiti cadere a terra.
Stava nuotando placidamente, rilassato, e godendosi il sole forte del primo pomeriggio, gli occhi chiusi.
Il Drago l'aveva osservato tante volte, silenziosamente, quando di notte aveva passeggiato nella sua foresta. In qualsiasi altro caso avrebbe attaccato l'invasore, l'avrebbe mangiato in un boccone solo, ed avrebbe arso vivi tutti gli abitanti di Iwatobi. Ma il Drago era rimasto quieto, in attesa per settimane di un momento come questo. Era rimasto colpito dalla bellezza e dal candore puro ed innocente del Principe, e aveva deciso che lo voleva per sé. E finalmente il ragazzo aveva oltrepassato un limite di troppo: il Drago ci beveva, in quel lago.
E poi era nudo, e indifeso, e non sarebbe riuscito a scappare in tempo.
Il Drago scivolò fuori dal folto della foresta, gli occhi stretti e concentrati sulla zazzera bionda che spuntava dalla superficie dell'acqua. Quando gli capitò di calpestare un ramo, il Principe si sollevò in piedi di scatto, sorpreso e con gli occhi larghi, poi prese a tremare davanti alla figura dell'enorme bestia che lo stava fissando dritto negli occhi. E che poi prese ad osservarlo da capo a piedi, notando quanto efebico ed aggraziato fosse quel piccolo corpo. A quel punto, il Principe arrossì retrocedendo nell'acqua, mentre sperava di trovare una via di fuga. Ma il Drago, con una mossa rapida, scivolò nella sua direzione e nel mentre, fluidamente, le sue scaglie si sciolsero, la sua pelle prese a bruciare per un momento lasciando macchie di nero come se fosse scampato ad un incendio. E trasformandosi, le sue fattezze presero quelle di un uomo alto, robusto, coi capelli neri e gli occhi del colore delle rive del mare.
Il Principe sussultò, sempre più spaventato ora dallo sguardo cattivo dell'uomo di fronte a sé che sembrava aver mantenuto le proprie ali che spuntavano nere e fumose dalle sue scapole mentre le mani scurite dal fuoco stringevano le proprie, sottili e che arrossivano facilmente quando strette, come ora.
"Okay ma scopiamo o no?" Sousuke si lamenta, svestito e annoiato, con il mento appoggiato sulla propria mano, seduto sul letto. "Ho smesso di ascoltare le storie della buonanotte quando avevo tre anni."
Nagisa lo guarda, sghignazzando. "Aspetta! Sto per arrivare al punto!" Risponde, baciandogli le labbra.
Tutta questa situazione è colpa sua, dannazione, e stanno sprecando tempo. Perché l'ha convinto a fare questo ridicolo gioco di ruolo, comunque? A Sousuke basterebbe infilarsi in lui, scoparlo forte, lavarsi e andare a dormire, ché domani deve andare a lavorare, ma come sempre non c'è 'no' che tenga. Specialmente quando a proporre è Nagisa, con quel suo cinguettio innocente, con i suoi occhi che dovrebbero essere illegali - per il potere che hanno di farlo viziare da chiunque. Con quel suo modo di fare infantile che stonava davvero molto con l'idea di base di questo 'gioco'. Effettivamente, ci sono volute parecchie preghiere e rassicurazioni da parte sua, prima di convincere Sousuke a giocare. Ma Nagisa sembrava sicuro. Era eccitato dalla propria idea, e quindi Sousuke infine aveva ceduto - anche se avrebbe preferito un gioco di ruolo normale, tipo uno con un poliziotto e prigioniero o infermiere e paziente -, ma ora tutta la storia del Drago (Sousuke, ovviamente) e del Principe (Nagisa) sta diventando prolissa.
"D'accordo, ma dacci un taglio con la roba inutile," Sousuke borbotta, accigliato.
Nagisa posa un dito sulle sue labbra, e continua a spiegare la premessa del loro gioco.
"Dov'ero? Ah, sì."
«Signor Drago, mi dispiace,» il Principe aveva iniziato prima che il Drago, ora in forma umana, potesse dire qualsiasi cosa. «Me ne andrò subito... mi dispiace tanto.»
Gli occhi del drago risero, sprezzanti e malevoli.
«Ti dispiace, giovane Principe? Era un errore? Non sapevi che questo è il mio territorio, il mio lago e la mia foresta? Non credo. Ti ho visto, le altre volte, di notte, quando credevi di essere solo. Ti ho visto rubare la mia frutta, camminare sotto le fronde dei miei alberi e beffarti di me credendo che non l'avrei saputo,» il Drago rispose, la voce calma ma vibrante di furia. «Quindi io mi prenderò te.»
«No, la prego... signor Drago, sono solo un ragazzino, non volevo farvi arrabbiare...»
Il Drago lo osservò di nuovo, bagnato e tremante sotto le sue mani, ed un ghigno scurì il suo viso. Senza una parola, spinse il giovane con forza contro un albero, provocando un gemito di dolore strozzato.
"E qui è dove cominciamo," Nagisa cinguetta, con uno sguardo malizioso. "Forza, Sou-chan."
Sousuke ascolta quelle parole e ridacchia, per poi guardare in giù, al suo ragazzo, e spingere dentro di lui con forza, ottenendo un rantolo ed un gemito, con tanto di lacrime agli occhi. Il suo ghigno sbiadisce a quella vista, ma Nagisa lo guarda e annuisce per incoraggiarlo a continuare, quindi Sousuke prende a muoversi con potenza e intensità dentro di lui, senza pause, fissando gli occhi sul marchio lasciato dai suoi denti sulla pelle candida di Nagisa, e ringhia ancora, un suono che sale rotolando dalla sua gola, per poi sibilare fra i denti. Le mani di Nagisa scivolano dalla presa di Sousuke e prendono a spingerlo, non con troppa forza, a dire il vero.
Quindi Sousuke le afferra di nuovo, le blocca contro il suo petto e costringe l'altro uomo a voltarsi col ventre in basso, per poi piegarsi su di lui mentre tenta di rialzarsi.
"Sei mio," sibila, guidando il proprio sesso di nuovo nell'apertura di Nagisa. "Adesso sei mio e non vedo l'ora di consumarti, ragazzino. Non può più aiutarti nessuno."
Nagisa trema appena, quando Sousuke entra in lui potente e quasi violento, la voce che vibra quando prende a grugnire selvaggio e a scopare il suo ragazzo senza la sua solita delicatezza. E Nagisa lo sente tutto. Lo sente invaderlo e attaccare e sente la sua forza, l'animalità che probabilmente hanno liberato con questo gioco, e sorride fra sé e sé col piacere che cresce a dismisura.
E poi guarda indietro, e tutto diventa sbagliato.
L'espressione sul viso di Sousuke diventa sbagliata, tutta contratta e con un ghigno sinistro che non ha nulla a che fare con la sua solita espressione dolce quando fanno l'amore. I suoni che produce sono sbagliati, gutturali, spaventosi rispetto al solito. E il modo in cui lo sta penetrando brucia, fa male; per un istante soltanto, Sousuke diventa spaventoso, il gioco diventa realtà, e Nagisa scoppia in singhiozzi all'improvviso. Sousuke non vede le lacrime, e pensando sia una finzione ringhia ancora, in tono soddisfatto, "bravo, piangi per me."
"Basta," Nagisa stride, col cuore che batte troppo forte ed il corpo che si tende.
"No, P-Principe, sei troppo... delizioso," Sousuke ribatte, la voce resa roca dal piacere e dallo sforzo mentre i suoi fianchi scattano rapidamente.
"Ah, no... no, insomma... Haru! Haru-chan!" Nagisa grida, avendo finalmente ricordato la loro safeword che Sousuke ha richiesto e stabilito.
Non lo sente nemmeno all'inizio, troppo preso dal piacere accumulato in basso, ma poi sbatte le palpebre, bloccandosi subito, e tornando ad essere solo Sousuke, la fantasia svanisce subito.
"Nagisa? Cosa c'è? Ti ho fatto male?" Chiede, piano, preoccupato.
Nagisa sta tremando lievemente, e ciò lo turba, lo fa uscire dal corpo dell'altro e sedere accanto a lui. "Ehi... scusami, Nagisa..." aggiunge, e gli bacia i capelli umidi di sudore. Te l'avevo detto che non era una buona idea.
"Non ti farei mai una cosa del genere nella realtà, lo sai, vero?" Continua, sistemandogli una ciocca di capelli stropicciati da davanti il viso.
Nagisa lo guarda e tirando su col naso annuisce, per poi abbracciarlo.
"Scusami... è che per un attimo mi è sembrato reale," risponde, già tranquillizzato dalle braccia di Sousuke che si stringono attorno a lui.
"Va tutto bene," l'altro risponde, accarezzandogli la schiena. "Vuoi che facciamo qualcos'altro? Tipo... non so, un film?"
"No, voglio venire," Nagisa ribatte testardo, scuotendo la testa, i capelli che sbatacchiano da una parte all'altra. Sousuke li accarezza, e infine annuisce, afferrando i loro sessi e prendendo ad accarezzarli entrambi con una mano, lentamente. Nagisa sta ancora singhiozzando, ma poi il respiro gli muore in gola e un gemito strozzato ne fuoriesce invece, con le sue dita che salgono a stringere i capelli di Sousuke fra di esse. L'altro gli bacia il collo, la guancia, lo accompagna a sdraiarsi assieme a lui e continua a masturbare entrambi stretti assieme, con qualche bacio regalato a mo' di scuse.
Quando Nagisa viene nella sua mano, Sousuke si solleva sul proprio gomito per baciargli la guancia piano, e sussurra "stai bene?" fra un respiro affrettato e l'altro.
"Sto bene adesso," Nagisa risponde pigramente, accarezzando la guancia dell'altro che poi trattiene il respiro, con i fianchi che balbettano, e infine il suo corpo si rilassa, venendo sul lenzuolo a sua volta.
Entrambi giacciono in silenzio per qualche secondo, poi Sousuke ghigna mormorando, "se Nanase sapesse che lo usiamo come safeword perché il solo nominarlo ci fa ammosciare..."
Nagisa ride, ma poi lo squadra disapprovando.
"A me non fa ammosciare, io non sono cattivo e antipatico come Sou-chan," risponde, per poi tirare la lingua.
Sousuke aggrotta le sopracciglia, e poi torna a sovrastarlo, ruggendo divertito, "ah sì?" prima di attaccare il suo collo e scatenare in lui una scia di risolini isterici che riempiono la stanza.
"Scusami... è che per un attimo mi è sembrato reale," risponde, già tranquillizzato dalle braccia di Sousuke che si stringono attorno a lui.
"Va tutto bene," l'altro risponde, accarezzandogli la schiena. "Vuoi che facciamo qualcos'altro? Tipo... non so, un film?"
"No, voglio venire," Nagisa ribatte testardo, scuotendo la testa, i capelli che sbatacchiano da una parte all'altra. Sousuke li accarezza, e infine annuisce, afferrando i loro sessi e prendendo ad accarezzarli entrambi con una mano, lentamente. Nagisa sta ancora singhiozzando, ma poi il respiro gli muore in gola e un gemito strozzato ne fuoriesce invece, con le sue dita che salgono a stringere i capelli di Sousuke fra di esse. L'altro gli bacia il collo, la guancia, lo accompagna a sdraiarsi assieme a lui e continua a masturbare entrambi stretti assieme, con qualche bacio regalato a mo' di scuse.
Quando Nagisa viene nella sua mano, Sousuke si solleva sul proprio gomito per baciargli la guancia piano, e sussurra "stai bene?" fra un respiro affrettato e l'altro.
"Sto bene adesso," Nagisa risponde pigramente, accarezzando la guancia dell'altro che poi trattiene il respiro, con i fianchi che balbettano, e infine il suo corpo si rilassa, venendo sul lenzuolo a sua volta.
Entrambi giacciono in silenzio per qualche secondo, poi Sousuke ghigna mormorando, "se Nanase sapesse che lo usiamo come safeword perché il solo nominarlo ci fa ammosciare..."
Nagisa ride, ma poi lo squadra disapprovando.
"A me non fa ammosciare, io non sono cattivo e antipatico come Sou-chan," risponde, per poi tirare la lingua.
Sousuke aggrotta le sopracciglia, e poi torna a sovrastarlo, ruggendo divertito, "ah sì?" prima di attaccare il suo collo e scatenare in lui una scia di risolini isterici che riempiono la stanza.
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