21 February 2017 @ 08:00 pm
[FREE!] Looks like an angel to me  

Titolo: Looks like an angel to me
Fandom: Free!
Personaggi: Gou/Rin/Sousuke
Genere: dark, erotico
Avvertimenti: pwp, AU, OOC, gore,
Parole: 3333 (lol)
Note: anche oggi faccio schifo. E vbb amen oh chisseneincula.
COW-T/settimana 4/Missione 1/prompt "scoperta"

Chiamarla una vita di proibizioni e regole infrante sarebbe eufemistico. Chiamarla una vita d'amore sarebbe più esatto.

Chiamarla una esistenza talmente libera e fuori dalle limitazioni dell'io dall'essere andata oltre se stessa sarebbe la verità più simile ai fatti che si potrebbe concepire.

Ed è iniziata negli stessi luoghi e con gli stessi profumi, dalla stessa fonte, abbeverata dalle stesse parole e attenzioni e canzoni, è iniziata dalla stessa materia e lo stesso sangue.

Quando Gou è nata, suo fratello non l'ha rifiutata e non è stato geloso di lei. Non ha pianto perché voleva essere il solo a ricevere l'amore della mamma e del papà, anche se per un po', durante la gravidanza, lo è stato. E oh, quanto difficile è stato anche convincerlo a lasciare metà della propria stanza libera, ad accettare di condividere gli spazi ed il tempo ed a stringersi un po' di più per accogliere una vita accanto alla propria. Quando Gou è nata, Rin come per magia ha dimenticato quanto odiasse tutte quelle idee, tutte quelle richieste che nella sua posizione sembravano tremendamente delle imposizioni. Subito ha chiesto di poterla tenere in braccio, e da allora non ha mai smesso di cullarla e cantarle le stesse canzoni della mamma, non ha mai smesso di stringerla a sé e conoscerla, esplorarla, viverla intensamente come stesse assaporando il cibo più dolce.

Quando Gou è nata, Rin si è innamorato subito di lei, delle sue ciocche rossicce, dei suoi occhi così simili ai propri, del suo viso tondo e del suo spirito combattivo, della sua grinta e capacità di farcela, non solo della voglia. Si è innamorato del modo in cui la mattina Gou si sveglia, spalancata sul letto come a voler prendere più spazio possibile, si è innamorato del modo in cui solo lei può convincerlo a farsi da parte e a lasciarle le coperte. Del modo in cui gli parla, come se ogni conversazione che hanno debba bilanciarsi come su un filo sopra un abisso di rabbia e dolcezza che si mescolano assieme senza una delimitazione esatta fra le due. Del modo in cui lo guarda quando stringe una gola fra le dita, del modo in cui le sue si uniscono a quelle di Rin, del modo in cui il suo sguardo muta completamente quando smette di esprimere amore e diventa fredda, determinata, con le unghie sempre piantate nella pelle del collo delle loro vittime.

Quando Gou lo stringe fra le cosce incoraggiandolo a farcisi spazio, a possederla, ad imprimere le sue mani su di lei come se dovesse marchiarla, il suo amore brucia come carboni ardenti nei quali Rin, per sua propria volontà, si getta come stesse tuffandosi per vincere. Come fa sempre. Quando davanti gli si pone una sfida, come fare in modo che sua sorella si innamori di lui, l'afferra nel pugno. La stringe mentre a forza si apre varchi nell'aria e nell'acqua e nella carne, la stringe forte e quando l'ha vinta apre il pugno verso il cielo offrendo all'universo la sua gioia piena di rabbia mentre quella sfida svanisce sfocandosi e poi scomparendo dietro di lui.

Quando Rin è tornato a casa un giorno, grondante il sangue di un ragazzo che aveva messo le mani dove non avrebbe dovuto, lo sguardo di Gou è cambiato. La paura, l'ansia, l'agitazione ed i primi bagliori di un pensiero (che forse lei aveva fatto qualcosa per attirare su di sé l'atto di toccarla), tutto ha perso peso e si è librato nell'aria come uno stormo di uccelli, come se Rin fosse stato un portatore di semplici verità, qualcuno che le mostrasse la via su un destriero sanguinolento pronto a portarla via con sé. Quella sera, Gou l'ha amato per la prima volta, si è stretta il nome di Rin attorno come fosse un mantello, si è cucita addosso il suo sguardo come se potesse rattoppare tutte le paure dentro un ventre inospitale da tenere sotto controllo, e poi gli ha detto due semplici, piccole, innocenti parole.

"Fallo ancora."

L'ha ripetuto ad ogni spinta di suo fratello dentro di lei, l'ha stretto con forza, si è lasciata invadere perché quando uno uccide rinuncia a tutto e lui l'ha fatto per lei. Avrebbe potuto prendere quel ragazzino a pugni, avrebbe potuto minacciarlo, ma Rin si è macchiato per lei, ha strappato la sua anima in due senza rimorsi perché qualsiasi cosa ne vale la pena se è per lei, per proteggerla, per non permettere mai più a nessuno di tornare a casa con lo sguardo paralizzato dal terrore.

Quando giacciono assieme, il preservativo sporco da una parte e le loro mani unite dall'altra, Rin ha preso l'abitudine di percorrere le linee del corpo nudo di Gou come se la esplorasse ogni sera, come se l'avesse vinta e poi stesse assaggiandola, assaporandola. Il sapore di lei non cambia, ma i momenti in cui la assaggia, la stringe, si spinge ancora in lei sono infiniti nella loro unicità.

"Rin," lo chiama ora, le cosce semi-aperte con solo la testa di lui fra loro, tese, mentre il bacino si muove piano per assecondare i movimenti della lingua di Rin che la stuzzicano, che fanno sussultare il suo cuore con mille spinte a pompare più forte, che la fanno cinguettare d'amore e lussuria. Stringe le dita, le unghie lunghe fra i capelli del fratello, graffia il suo scalpo, ricevendo in cambio un ansito eccitato ed altre lappate umide che, di conseguenza, la fanno tremare e fanno scomparire per un secondo il suo mondo lasciando solo Rin con lei. Solo Rin e nessun'altro, solo Rin e nessuno dei suoi crimini - compiuti per lei -, solo Rin e la sua lingua, il suo sangue che risponde al richiamo del proprio.

Quando Rin la bacia così, quando tiene conto di ogni suo desiderio e di tutto ciò che le piace, quando la succhia e la stringe fra le labbra piano, con dolcezza, Gou sicuramente non rimpiange di essere fuggita con lui ed aver rinunciato a qualsiasi piano futuro abbia disegnato nel passato. Quando Rin trascina lentamente la lingua fra le pieghe dell'intimità di lei, quando assapora la sua umidità esprimendo una certa selvaggia, vittoriosa e boriosa consapevolezza che lei è sua, Gou lo chiama per nome. In qualsiasi altro contesto, quando sono con altre persone, quando non sono nudi su di un letto, Rin è onii-san. Sarebbe bello se potesse unire i due contesti, se potesse convincerla a chiamarlo onii-san anche quando la tocca da dentro e la fa inarcare a suo piacimento perché allora lui non dovrebbe essere due persone diverse e potrebbe liberarsi della sua scomoda maschera anche fuori dalla camera da letto, ma in fondo gli piace anche pensare che Gou riservi il chiamare il suo nome solo per i momenti in cui può davvero gustarsi il suono duro e poi dolce di quel piccolo nome corto nella sua bocca, un nome che somiglia tanto a lui. E quando ci pensa, si chiede se la parola 'Rin' che vibra sul palato porti piacere a Gou.

Sousuke è arrivato di sorpresa. O per meglio dire, era sulle loro tracce da settimane, prima che lasciasse che Rin lo incontrasse mentre tornava da chissà dove, e ne rimanesse rapito immediatamente, anche se forse in modo ironico visto che diceva sempre di non credere nell'amore a prima vista, anche quando quello l'aveva già trafitto una volta e forse lui non se ne era reso conto. L'unica volta in cui è stato istantaneamente così affascinato da una persona è stato quando ha visto Gou per la prima volta. Gli occhi gli si sono spalancati, il fiato gli si è mozzato in gola come quando ci si trova davanti ad un'opera d'arte e tutto ciò che si può fare è guardarla e lasciarla entrare a far parte di sé, del proprio bagaglio pesante da trascinarsi dietro per la vita, con tante domande ma senza aspettarsi risposte. Sousuke aveva dei piccoli crimini a carico, e non ha avuto paura quando lo sguardo di Rin è diventato subito possessivo, sfidandosi a fare suo anche quello sconosciuto.

Non ha avuto paura quando Rin si è insinuato lentamente ma con testarda costanza nella sua vita, anzi, ha lasciato pian piano le redini di qualcosa di stagnante in mano a qualcuno che sembrava avere idee ed iniziative ed energia da vendere per entrambi. Amore, anche.

Sousuke è talmente maestoso che Rin lo vedrebbe bene catturato in un blocco di marmo, in una posa eroica da sculture classiche. I suoi occhi sono peculiari nella loro bellezza amara, covando rabbia: un sentimento sopito, tenuto a freno, ammaestrato. La sua stazza dovrebbe spaventarlo, ma Rin gli gravita attorno come se fosse lui quello catturato nell'orbita di un altro, non il contrario. Rapidamente, la sua presenza nella vita di Sousuke diventa una tale invadente costante che si trasforma in normalità. Rin è elegante, dolce, sbruffone, danza attorno a Sousuke in modo troppo teatrale per non sapere che in fondo si tratta di un ragno predatore che tesse la tela attorno ad una preda. Oppure uno squalo bianco che nuota in cerchi concentrici fino a braccarla. A Sousuke sta bene. In fondo, Rin si è già divorato il suo cuore. Sousuke ha imparato ad amare la sensazione e l'abitudine del sentire la voce affilata dall'ironia di Rin che lo chiama per nome, ha iniziato a volerla sentire incrinarsi in modo vertiginoso, a volerla esplorare, a voler sviscerare il giovane uomo davanti a sé, a volerlo guardare e a volergli guardare dentro.

La prima volta che Rin si spoglia davanti a lui nel buio della sera con solo un abat-jour ad illuminarlo, i suoi occhi si posano su Sousuke con un ghigno sicuro, anche con una certa baldanza, e poi sorride vittorioso rilassando il proprio pugno attorno alla sfida con se stesso che ha appena vinto. Guardando il corpo tonico e muscoloso di Sousuke, il suo primo istinto è di stringere le dita attorno al suo collo per preservarlo così, intatto e perfetto nella sua bellezza ed attrazione, ma poi ne scopre il calore, l'esitazione, scopre l'ammirazione riflessa nei propri occhi e se lo stringe attorno, si apre e lo lascia entrare, si lascia baciare e possedere, spegne la luce, annulla i confini ed i rumori ed i colori fra loro. Per un momento, Sousuke intuisce un barlume di tutto ciò che abita Rin, l'universo immenso dentro di lui, proprio per la mancanza di limiti precisi.

Il suono della voce di Sousuke è profondo, vibra di una vita che a volte forse si nasconde fino a quando una persona non si spende a scuoterla e allora scalda, tuona, ringhia quando lui sprofonda in Rin, nella sua anima sporca (ma non lo sono tutte, dopotutto?) e scopre che quando appoggia il viso nell'incavo fra il collo e la spalla di quell'uomo, gli sembra di essere in un posto nuovo.

Quando finalmente Rin gli confessa i suoi peccati, ansimando per il sesso appena consumato, con Sousuke ancora fra le cosce ed i capelli umidi di sudore, sembra tutto così semplice. Girava attorno all’idea da tanto tempo, e ogni volta che gli era capitato di essere sul punto di dirglielo, una paura pungente l’aveva fermato. Ma Sousuke si limita a guardarlo, con le mani che accarezzano la sua schiena e i suoi fianchi, grandi e calde, poi i suoi occhi si velano del divertimento di qualcuno che ha tenuto una sorpresa da parte per mesi.

“Lo so,” dice, passando le dita fra i capelli rossi di Rin, e attirandolo a sé per un morso alle labbra.

“Cos-?”

“Lo so, so quello che tu e tua sorella fate. In realtà,” riprende, con un bacio sul collo di Rin, “non solo lo so, ma vi seguo da tanto tempo,” mormora, le dita che affondano nel fianco dell’altro. “Ogni tanto vi ho visti mentre lo facevate. Sei bellissimo con le mani colorate di sangue. Ti si addice. E quando lo fate, è come se steste uccidendo i miei incubi.”

Gli occhi di Rin si aprono all’inverosimile, con le sopracciglia che si inarcano quasi fino a sparire sotto la sua frangia.

“Però ad un certo punto non ce l’ho più fatta. Dovevo conoscervi - entrambi - e sono venuto da te,” continua, confessandosi a sua volta con un lieve ghigno mentre rotola di fianco, permettendo a Rin di alzarsi sui gomiti. “Spero la cosa non ti disturbi.”

Le palpebre di Rin si abbassano appena, mentre il suo corpo rimane teso e brividi salgono lungo la sua schiena quando lentamente si siede dritto sul materasso. Una luce lampeggia nei suoi occhi che fissano l’altro uomo, e quindi Sousuke aggiunge con un sorriso, “non ti preoccupare. Non chiamerei mai la polizia, non voglio che tu smetta… non smettere mai,” dice, con le dita che prendono ad accarezzare i fianchi di Rin, per poi scivolare verso le sue cosce. Ma Rin gli afferra la mano tempestivamente, stringendola forte, con gli occhi che continuano a lampeggiare acuti, ghiacciati ancora per il sospetto.

“Rin,” Sousuke continua, con la voce calma e ferma, gli occhi che trafiggono quelli di Rin come fossero fari. “Voglio essere vostro complice, voglio partecipare,” dice, lentamente, contraendo la mano per liberarla dalla presa dell’altro che subito si indebolisce, mentre la sorpresa prende davvero a circolare nel suo sangue fino a sistemarsi fredda suo suo viso. E poi i suoi occhi si allargano di nuovo, prima che le sue labbra tremino appena.

“Cosa? Davvero?”

Sousuke annuisce, mentre le sue mani prendono quelle di Rin e le portano verso le proprie labbra, per baciarle delicatamente, e per un attimo Rin dimentica di avere un cuore. Che poi però prende a battere forte, ma non frenetico. Forte, caldo, irrora le sue vene che ribollono subito mentre il suo viso si accende di rosso.

“Lascia che vi aiuti,” Sousuke conferma, per poi attaccare la bocca di Rin con un bacio lungo e coprendo di nuovo il suo corpo col proprio, per poi accarezzare il suo viso roseo e passare le dita lungo il suo collo, lungo le spalle, fino a toccare la sua mano mentre continua a guardarlo negli occhi con calma e un sorriso intagliato fra le labbra.

Sousuke non ha mai ucciso prima.

“Non ci riesco,” dice, guardando il tavolo di plastica attorno al quale sono seduti, con vergogna. È notte, e sono praticamente gli unici nel locale semi-scuro e illuminato soltanto da qualche luce al neon. Il proprietario pulisce bicchieri, lontano da loro. “Non ne sono capace. Ci ho provato, ma non riesco a uccidere niente di più grande di uno scarafaggio. Però quando lo fate voi,” riprende, alzando lo sguardo su Rin e Gou, mentre succhiano un succo di frutta dalle cannucce, “quando lo fate voi, mi sembra di provare quello che provate voi.”

Gou e Rin si guardano, per qualche secondo. Certe conversazioni accadono così. È da una vita che si parlano senza aprire bocca, da quando si sono accorti che giocare assieme veniva più facile senza farsi sentire dagli adulti.

“Quindi… sai quello che facciamo e vuoi essere dei nostri?” Gou riassume, abbandonando la propria cannuccia.

“Esatto.”

Lei sembra pensarci per qualche istante, accigliata, con un suono pensoso e sottile che le esce dalle labbra, poi i suoi occhi si concentrano di nuovo su Sousuke.

“Se ci prendi per il culo e ci troviamo la polizia a casa, penserò personalmente a uccidere te e tutta la tua famiglia,” risponde, asciutta e tranquilla, con le dita che tamburellano sul tavolo - unico segno di nervosismo mentre Rin stringe le mascelle. Sousuke sa bene quanto sia seria. E sorride.

“Lo so. Non lo farei. Amo troppo quello che fate.”

Gou lo guarda ancora con del sospetto, ma infine rilassa la schiena contro la sedia, e alza il proprio bicchiere.

Kanpai,” dice, con un sottile sorriso, posando gli occhi sul fratello che a sua volta la guarda con un calore sollevato e ora voglioso.

Sousuke è la loro esca. Soprattutto per le donne. Persino Gou si innamora un po’ di lui, e del modo in cui riesce ad attirarle come api sul miele semplicemente sedendosi in un bar e sorseggiando qualcosa di alcolico. Si avvicinano, ridacchiano timide, e lui le guarda con una gentilezza soffice, persino con dolcezza. Le incoraggia a parlare, ordina da bere per loro, stringe le loro mani quando iniziano a balbettare le loro storie, e tutto questo gli riesce semplicemente esistendo in una stanza. Ma rifiuta di dormire con loro, la prima sera. E la seconda. E anche la terza.

La quarta sera, con ognuna di loro, la ragnatela si chiude attorno a loro quando finalmente lo convincono a portarle a casa sua, a bere qualcosa, a dar loro un bacio e poi a farle rimanere, a danzare attorno a lui con l’aria che diventa calda ed ebbra, fino al momento in cui si spogliano di tutte le regole date loro dai loro genitori, dall’imbarazzo e dalla vergogna, quando Sousuke le prende per i fianchi e le bacia, come fosse in grado di compiere magie.

Rin e Gou seguono ogni fase, sussurrano approvazione fra loro, qualche volta rimangono a guardare il corpo di Sousuke che si spinge fra le gambe delle belle farfalle rimaste attorcigliate nella sua trappola, e infine escono dall’ombra, con gli occhi che si accendono per la fame.

Ma stasera, non si fermano al contemplare il colore del sangue che parte dal collo e che cola macchiando il lenzuolo, non rimangono in silenzio a contemplare i tessuti che cedono calore e colore al pallore trasparente di un organismo morto, ma insieme si voltano verso Sousuke, che con le guance rosse li guarda muto, con così tanta ammirazione da togliergli le parole dopo averli guardati accanirsi come animali, mostrandosi privi di limitazioni e intoccabili di fronte ai sensi di colpa. Ecco a cosa somiglia, la libertà, pensa.

Rin poggia le mani sporche di sangue sul suo petto, e morde piano il suo labbro. Gou prende una delle sue mani, bacia le sue dita, si lascia avvolgere da una delle sue braccia mentre, nuda, si mette a cavalcioni su una delle sue cosce e prende a strofinarsi su di essa, sussurrando, “sei stato bravo, Sousuke.”

L’altro ride, col sollievo che emerge dal modo in cui i suoi occhi brillano.

“Beh, grazie. È facile,” dice, con una mano che accarezza il fianco di Gou mentre lei ondeggia sulla sua gamba, calda e bagnata. Rin siede accanto al cadavere, guardando sua sorella e il suo uomo baciarsi lentamente, delicatamente, per poi trasformare i loro movimenti in qualcosa di più intenso e potente; Gou si sdraia e apre le gambe, riversando gemiti nella bocca di Rin mentre Sousuke la bacia devoto fra le gambe, pare divorarla, ansima sulla sua intimità fradicia e ringhia, inalandone l’odore buono, che gli dà alla testa, e Rin lo sa, lo capisce, l’ha annusato anche lui.

Gou trema appena, quando viene, squittendo appena quando Sousuke la lecca ancora una volta, lentamente, e guarda Rin mentre si tocca piano, pianissimo, mentre si gode lo spettacolo. E poi accarezza il viso di sua sorella, stringe il suo mento fra le dita e la bacia prima di avventarsi su Sousuke, salirgli in braccio, mordere ovunque con una frenesia improvvisa, e poi prendere entrambi i loro sessi per farli scivolare l’uno sull’altro, e la propria mano attorno ad entrambi.

C’è solo silenzio, interrotto appena da ansiti e il suono della mano di Rin che si muove sempre più veloce, sempre più urgente, e poi un mugolio sommesso che esplode nella sua gola, mentre lo sguardo cade su quello vitreo della donna minuta e delicata riversa sul suo letto, prima di penetrare gli occhi di Sousuke con un lieve ghigno.

“Sono contento di non averti ucciso,” sussurra, docile, passando il pollice sul labbro di Sousuke, che stringe Rin a sé con mille brividi, prima di riempirlo di sé e grugnire per il calore, per il piacere.

“Anch’io,” Gou aggiunge, circondando il corpo di Sousuke con le proprie braccia sottili.

Sousuke chiude gli occhi, spossato e sollevato. Stanotte, forse, gli incubi non torneranno da lui.