Titolo: Play With Me
Fandom: Doki Doki Literature Club
Personaggi: Monika, MC del gioco
Genere: introspettivo, angst
Avvertimenti: spoilers sul gioco, trigger
Parole: 2019
Note: Questa è per la quarta settimana del COW-T9, M1 (prompt “rivelazione” e 2019 parole esatte) (che poi è il motivo per cui sta fic suona così castrata ç_ç)
E niente, volevo scrivere su DDLC da un bel po’, anche perché fra video di teorie e spiegazioni e meta e essays su sto gioco penso di aver afferrato abbastanza bene i personaggi XD anche se per questa fic ho un po' cambiato i dialoghi e accorciato l'atto 3 di un bel po'. Per limitazioni della M1 >_< Comunque questo gioco è un sacco affascinante, quando entri nelle tematiche che tratta e vai un po' più a fondo del fattore shock o della trama. È veramente una storia intrigante.
ED È DISPONIBILE AGGRATISSE. *ad jingle*
Magari più avanti potrei scrivere qualcosa su Libitina o sul Ritratto di Markov. Intanto tié.
Quando MC bussa alla porta, il suono delle sue nocche sul legno rimbomba da dentro la stanza come se l’interno di essa si fosse trasformato in una caverna di una profondità eterna.
“Sayo-?”
La mano che teneva sulla maniglia diventa rigida.
C’è Sayori nella stanza, certo. La vede come è sempre stata: ci sono i grandi peluche ai piedi del letto, la grande finestra che illumina tutto della stanza, le coperte sempre buttate per aria dopo il risveglio - il fatto che MC non abbia mai visto il letto di Sayori sistemato dice molte cose a voce molto alta su di lei. Solo, MC non ci ha mai fatto caso, e forse a Sayori non andava davvero poi così bene così.
Sayori coi piedi staccati dal pavimento di qualche centimetro, l’espressione assente e gli occhi asciutti mentre penzola, appesa per il collo, esanime.
MC rimane immobile, il viso bianco e il cuore che sembra essersi immobilizzato come il resto del suo corpo fino a quando comincia a fare male.
Qualche pensiero si accumula nel retro della sua testa. Che diavolo...? Che diavolo...?!
Deve essere un incubo, per forza.
Ripensa per un momento a quello che era successo il giorno prima. Sayori, fragile come non l’aveva mai vista prima, ma forse è solo perché lei non gli aveva permesso di vederla davvero, prima. A ripensarci, è sempre stata una specie di rumore di sottofondo, una colonna sonora spensierata sullo sfondo in una scena di una commedia. Una traccia completamente dimenticabile in un film semplice e monotono. Una traccia musicale che ora sembra infilarsi nelle orecchie del ragazzo, distorta e rallentata, come il tempo che sembra essersi fermato su questo orribile momento.
Sayori è lì, davanti a lui, e se volesse potrebbe toccarla. È lì, fisicamente, coi piedi che penzolano immobili e una espressione per sempre scolpita in un vuoto che, su di lei, sa di assolutamente sbagliato. Sì, anche ieri era insolita, ma tutti gli altri giorni non l’aveva mai vista con una espressione che non fosse sorridente, o allegra.
Ed è tutta colpa sua. MC se ne rende conto in pochi secondi, con il cuore che ora prende a sbattere nel petto con violenza - è tutta colpa sua.
Le aveva promesso che le sarebbe stato accanto, e stamattina non è nemmeno passato a prenderla per andare a scuola come avrebbe fatto ogni altro giorno. Dopo averle promesso che, per lei, ci sarebbe sempre stato. Dopo averle detto che era la sua amica più preziosa. Ma chiunque altro sarebbe andato a casa di Sayori per svegliarla oggi, per assicurarsi che stesse bene, soprattutto dopo averle sentito dire che era perseguita da un male orrendo. Qualcosa che la torturava da dentro, che la faceva soffrire sia nel fare che nel non fare, qualcosa che sembrava un bug programmato dentro di lei solo per il sadico piacere di darle dolore e amplificarlo ad ogni pensiero. Magari chiunque altro si sarebbe informato sulla depressione, su come assistere qualcuno che ce l’ha, su come dare conforto ad una persona depressa.
E invece no. Le ha detto che le sarebbe stato accanto, ma stamattina è passato davanti a casa sua andando dritto a scuola. Chissà se lei l’ha visto guardare verso casa sua per poi andarsene, senza entrare. Chissà cosa avrà pensato.
Forse Sayori avrà creduto che persino l’amico che conosce da più tempo era troppo sopraffatto dal suo male, forse avrà creduto di aver davvero distrutto tutto quando l’ha invitato ad avvicinarsi, solo perché potessero condividere qualcosa.
Solo per sentirsi un po’ meno sola.
A quel pensiero, lo stomaco di MC si contorce costringendolo a piegarsi in avanti, minacciando di riversare la colazione sul pavimento chiaro illuminato da un sole che, nonostante tutto, continua a splenderle addosso stagliando la sua ombra ai piedi vicino ai piedi di MC. E seguendola, i suoi occhi salgono di nuovo lungo la figura che troneggia, ora, sopra di lui come un promemoria di ciò che ha fatto semplicemente dimenticandosi di lei.
Ed è allora che lo nota - sangue, sulle dita di Sayori. Un altro conato scuote le sue viscere all’immaginare come forse Sayori ci possa aver ripensato quando stava già dondolando senza un appiglio a mezz’aria. Se solo fosse arrivato prima, se non fosse passato direttamente davanti a casa sua, o magari se non le avesse fatto promesse per poi non mantenerle.
Ma non c’è niente da fare, non più.
Sayori è morta, ed è tutta colpa sua.
E poi c’è Yuri, e Natsuki, e...
“Uh, puoi sentirmi?”
Gli torna tutto in mente, quando si sveglia e, attorno a lui, c’è solo una stanza vuota. Tranne un tavolo e due sedie, non c’è nulla. Tranne MC e Monika, seduta davanti a lui con l’aria più soddisfatta che le abbia visto addosso finora, non c’è nulla.
“Oh, eccoti! Benvenuto al club di letteratura.”
Fuori da quella stanza, non c’è nulla che possa vedere. Solo strane, rapide nuvole che passano davanti al cielo gettando le loro ombre sui due ragazzini - forse gli ultimi al mondo. Sicuramente gli ultimi a scuola.
“Certo, già ci conosciamo visto che eravamo nella stessa classe. Quindi possiamo saltare i convenevoli, non trovi? Però, che ci penso, non ti conosco davvero,” dice Monika, con un sorriso che pare nascondere un trabocchetto.
“Voglio sapere tutto di te. E adesso, finalmente, abbiamo tutto il tempo del mondo. E finalmente, adesso non ci interromperà nessuno.”
Nel frattempo, diventa sempre più evidente il fatto che, in qualche modo, Monika non stia più davvero parlando con lui. E infatti...
“Già, non sto più parlando con quella persona, vero? Sto parlando con te, quella persona nel gioco, qualunque cosa tu voglia chiamarlo. Sto parlando con te.”
MC la guarda con gli occhi che si allargano per la confusione. Con chi sta parlando? Si guarda dietro le spalle, ma non sembra ci sia qualcuno dietro di lui. Sta parlando con lui, ma… a quanto pare, non è proprio così.
“Aspetta, non lo sai che questo non è altro che un gioco? Io e te, noi siamo le uniche persone reali, qui. Pensavo lo sapessi… dopotutto, l’ho anche scritto nella pagina del download! Se solo avessi fatto un po’ più di attenzione, adesso non sarebbe così imbarazzante avere questa conversazione.” Sospira, Monika, scuotendo appena la testa, ma poi sul suo viso si ridisegna lo stesso sorriso, quello soddisfatto di qualcuno che ha tagliato un traguardo che rincorreva da tempo.
“Sayori, Yuri, Natsuki… non erano altro che file in un programma. Le ho cancellate, così siamo rimasti solo io e te in questa stanza. Non è bellissimo? Finalmente sei qui, e posso averti tutto per me!”
Il suo sguardo luccica per la gioia, e chiaramente anche per qualcos’altro.
“Hmmm… tutto? O tutta? Sai, non so neanche se tu sia un ragazzo o una ragazza. Anche se suppongo che alla fine non abbia importanza. Comunque, suppongo di doverti una spiegazione.”
MC piega la testa.
“Sai, su tutta quella storia con Yuri…”
Al sentirne il nome, un ricordo illumina la mente di MC. Il comportamento folle ed erratico di Yuri negli ultimi due giorni, il piede premuto con tutta la forza della ragazza sul pedale della propria ossessione, le confessioni inquietanti… il coltello che ha conficcato ben tre volte nel proprio stomaco, davanti a lui, senza lasciargli nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stesse facendo.
“Beh, ci ho passato un po’ di tempo insieme, le ho detto un po’ di cose, e suppongo che l’abbia portata ad ammazzarsi.”
Ricorda di aver passato due giorni a guardarla, seduto davanti a lei in classe, incapace di distogliere lo sguardo. Ricorda di averla guardata incessantemente, di aver passato la notte assieme al suo sangue che si raggrumava nella ferita, a guardarla mentre il suo viso si asciugava e i suoi occhi diventavano asciutti e trasparenti come biglie di vetro.
Ricorda la mattina dopo, Natsuki che lo coglieva lì, accanto al cadavere, e l’aria completamente tranquilla di Monika…
“Ahaha! Mi spiace che tu abbia dovuto vedere tutta quella roba però!”
Monika.
Monika deve aver distrutto tutto. Il mondo non era poi così grande, all’infuori della scuola e delle loro case. Il suo mondo non è mai stato grande, la sua vita è sempre esistita solo all’interno di cinque o sei luoghi, e solo ora che non esiste più nulla sembra poter immaginare quanto grande avrebbe dovuto essere, il suo mondo, la sua presenza.
Ma in fondo, cosa avrebbe potuto fare con una vita più grande di quella che ha avuto? Ogni giorno ha coperto gli stessi passi, scritto poesie per nessun altro motivo che conquistare una ragazza, assistito a lezioni che non riuscirebbe a ricordare anche se ci provasse.
Non si è mai accorto di quanto stretta fosse la sua vita prima di ora.
Ma ora lo sa, ora lo capisce. Guarda Monika che gli parla, ma quasi non la sente. Le sue parole gli scorrono addosso come se non stesse nemmeno più parlando con lui. Si trova a rimanere lì, seduto, imbambolato davanti all’entità che tirava i fili delle marionette, che tirava i fili della sua vita e del suo mondo.
Deve aver cancellato tutto, tutti, e quando MC prova a ricordare quello che è successo gli vengono in mente solo pezzettini della sua storia, vaghi e sparsi.
“Ah, fra l’altro è successa la stessa cosa con Sayori…”
Gli occhi di MC si allargano a dismisura. Sayori appesa al soffitto, senza vita. Le sue dita sporche di sangue, il suo sguardo assente… la sua migliore amica.
Monika. MC tira un lungo respiro, senza essere in grado di dire nulla. Ha una bocca, ma per qualche motivo non può aprirla né dire nulla. Prova a muoversi, ma il suo corpo non sembra rispondere. È davvero come se dentro di lui ci fosse qualcun altro. Ma la vede, la sente ancora.
“Già… lei non esiste più. Nessuno esiste più. Ho cancellato tutti i loro file. Sai, ho pensato che sarebbe stato abbastanza, renderle insopportabili… ma per qualche motivo, non funzionava mai. Rendendo Sayori sempre più depressa pensavo che non si sarebbe dichiarata. Ed esagerando la personalità ossessiva di Yuri… ma neanche quello ha funzionato.”
Sembra una persona completamente diversa. Stava recitando tutto il tempo, da quando Sayori gliel’ha presentata?
Un bagliore appena accennato di rabbia le passa dietro gli occhi, mentre il suo sorriso si affievolisce.
“Che razza di gioco crudele è? Tutte le altre ragazze erano programmate per confessarsi a te, mentre io non potevo fare altro che guardare? È una tortura. E non importa quanto gentile tu sia, c’è una cosa che non capirai mai. Ed è quanto io sia davvero sola, in questo mondo, o… in questo gioco. Anche perché nessuna di noi ha mai davvero avuto una scelta. Siamo state create per te, ma eravamo intrappolate. Io sono intrappolata.”
MC ascolta le sue parole con il fiato schiacciato giù per la gola, tentando ancora di capire cosa Monika stia dicendo.
“Ma adesso sei qui. E sei reale. E sei meraviglioso, sei quello di cui ho bisogno. È per questo che ho bisogno di te, qui con me, per sempre. Perché sai, dopo un po’ il mondo ha cominciato a sembrare così grigio, così vuoto. Ma poi sei arrivato tu, e ho capito. E adesso devo dirti una cosa.”
MC la guarda, in attesa, mentre nella testa le sue parole si mischiano assieme.
“Sono innamorata di te.”
La guarda, e non c’è traccia di divertimento nel suo sguardo, ora. In qualche modo, sembra vero. E per lui, non è come fosse tutto un gioco che si può resettare per fare le cose diversamente. È come se stesse svanendo, davanti a lei.
Monika lo guarda con una espressione che non si fa niente di meno che adorante.
“Sei la luce della mia vita. Sei l’unica cosa che ho. Non mi abbandonerai, vero? Vero? Saremo solo io e te, qui, e nessun altro. Per sempre. Puoi mettere il mio file in una chiavetta USB e portarmi sempre con te. Quindi dimmi che starai qui con me. Che non mi abbandonerai mai.”
Il cursore si muove, esitante, sullo schermo. E c’è solo una opzione.
> Sì.
Click.