08 March 2019 @ 03:12 pm
[HORA, MIMI GA MIETERU YO!] yureru omoi wa MASHUMARO mitai ni fuwafuwa  
 

Titolo: yureru omoi wa MASHUMARO mitai ni fuwafuwa  

Fandom: Hora, Mimi Ga Mieteru Yo!

Personaggi: Daisuu/Myou

Genere: floof, slice of life

Avvertimenti: plot? What plot?

Parole: 1116

Note: per la M2 della quarta settimana del COW-T9, col prompt “perdere qualcosa e ritrovarla”.

Allora, siccome il source material è Cinese e ci sono tipo cinquemila traduzioni diverse, ho seguito i nomi giapponesizzati (?) come sono stati tradotti dal team Dimurie and co, anche se mi pare che pure all’interno della loro stessa traduzione i nomi non siano sempre tradotti allo stesso modo. Comunque, Myou è stato tradotto anche come Miao (che cioè no lol), Daisuu è stato tradotto anche come Daisu, Dai-Su e Dai-Shu, quindi ho usato le traduzioni che mi parevano più comode e carine XD

Note di traduzione a parte, questo anime è stato la mia salvezza l’anno scorso. È balsamo per un cuore ferito. È miele dopo una vita di olio di ricino. È troppa meraviglia per essere descritto, nclpf, rigenera persino il mio cuore rancido.



 

È tutto così buio e nero e silenzioso. Guardando in alto, vede le fronde degli alberi che si piegano verso di lui, coprendo pian piano il cielo azzurro e limpido. Le sue pupille si allargano, cercando la luce disperatamente mentre i rami si tendono verso di lui come dita con artigli affilati. Si guarda intorno, e l’ombra che lo insegue dal fondo del sentiero si avvicina, lenta ma impossibile da fermare. E anche l’aria sembra farsi più rarefatta, costringendolo a prendere respiri sempre più profondi cercando ossigeno in ogni istante.

“Daisuu…”

La voce piccola e soffice sembra arrivare dal fondo del bosco, dove il buio è più intenso, ma finalmente i piedi di Daisuu sembrano muoversi. La voce lo guida, ripetendo il suo nome con sillabe morbide e calde che echeggiano nelle sue orecchie, fino a quando il buio non lo avvolge completamente fermo, dopo aver perso la strada di casa.

“Daisuu?”

Il petto ora comincia davvero a faticare nel sollevarsi e abbassarsi, e Daisuu mugola quando la paura comincia davvero a stringerlo, come se gli artigli degli alberi fossero davvero riusciti a prenderlo.

E poi qualcosa tocca il suo naso, e senza sapere cosa Daisuu sobbalza, aprendo finalmente gli occhi di colpo.


Lo accoglie dell’altro buio schiacciato contro i suoi occhi, quindi solleva la mascherina dal viso sbattendo le palpebre per guardare fuori, e subito tutto si fa chiaro.

La luce affievolita della sera si posa sul salotto e sul profilo di Myou, disegnando contorni scuri attorno al suo viso tondo e alla sua chioma di capelli arruffati con due grandi orecchie dalla punta un po’ arrotondata. E la prima cosa che Daisuu vede sono i suoi due grandi occhi color nocciola che sbattono innocenti e curiosi, e Daisuu riderebbe se non fosse che il suo petto ormai fa male e respirare è davvero difficile.

“Ah, Daisuu, sei sveglio!” Cinguetta la vocina di Myou, quasi completamente sdraiato sopra di lui.

“Myou, mi stai soffocando,” Daisuu borbotta, spingendolo di lato con delicatezza senza farlo cadere dal divano.

“Ma Daisuu, stavi piangendo,” dice Myou, sedendosi per terra a gambe incrociate con le orecchie che fremono appena e la testa piegata di lato.

“Non stavo piangendo!”

“Non lo so, sembravi spaventato,” Myou insiste, e poggia una mano sulla sua. “Stai bene, Daisuu?”

Il ragazzo lo guarda, poi guarda le loro mani una sopra l’altra, e un lieve rossore si spande come vino sulle sue guance come il sorriso che si allarga sul suo viso.

“Ah, sì, va tutto bene. Ho solo fatto un brutto sogno.”

Myou sorride, con le orecchie che ora palpitano tranquille sulla sua testa.

“Ottimo! Daisuu, ho fame.”

Daisuu lo segue con gli occhi mentre si alza e veleggia verso la cucina, ma quasi subito lo sente squittire atterrito.

“Che succede?” Chiede subito, alzandosi dal divano con le mani che salgono subito agli occhi per strofinarsi le palpebre.

Guarda l’orologio, e con un sospiro realizza che i suoi ‘venti minuti di sonnellino dalla scrittura si sono trasformati in una dormita con tutti i crismi, e dev’essere per questo che ora la sua testa sembra così pesante.

“Daisuu, mi è caduta la tua torta...” Dice Myou facendo sbucare la testa dalla porta della cucina con un’aria colpevole sul viso.

Ah… la torta per il compleanno di Aoi. Solo pochi mesi fa si sarebbe scoraggiato o arrabbiato addirittura, ma ultimamente quelli sono sentimenti che pare non essere più in grado di provare.

Barcolla in cucina, pensando a come molto probabilmente Aoi non se la prenderà quando saprà che è stato Myou a toglierle il meritatissimo dessert per il suo compleanno, ma per strada afferra comunque il telefono per ordinarne un’altra.

“Non importa, adesso puliamo,” dice, accucciandosi per terra con una spugna nell’altra mano mentre incastra il telefono fra la spalla e l’orecchio.


Myou gli lancia qualche occhiata un po’ incuriosita mentre puliscono e lo ascolta parlare col pasticciere: com’è possibile che Daisuu non si arrabbi mai con lui? Non che gliene abbia mai dato molti motivi, perlomeno secondo lui, ma ha incontrato tanti umani e spesso ha dovuto scappare da molti di loro dopo essere stato sgridato… per esempio, dopo aver rotto un vaso di fiori, o dopo aver sgraffignato un paio di jiaozi dalla bancarella al mercato quando ancora passava il tempo per strada, prima di incontrare Daisuu.

Che lo guarda dopo aver pulito bene il pavimento e concluso la telefonata, con un sorriso.

“Visto? Tutto a posto.”

Beh, allora va bene.

Myou si alza per poi appollaiarsi sul tavolo, ma continua a guardare Daisuu in modo un po’ insistente.

“Cosa c’è?”

“Sei arrabbiato con me?” Chiede Myou, abbassando le orecchie lievemente.

Daisuu lo guarda sbattendo le palpebre un momento, e poi scuote la testa con un altro piccolo sorriso.

“No. Non volevi buttarla per terra, giusto?”

“No.”

“Allora non ho motivi per essere arrabbiato con te.”

Però le orecchie di Myou non tornano dritte dritte sulla sua testa come al solito, invece abbassa lo sguardo con un broncio leggero.

“Ma mi dispiace lo stesso...”

Niente, il cuore non ce la fa.

… È troppo carino!!

Daisuu si allunga verso di lui e subito lo abbraccia, stringendolo forte al petto.

“Non fa niente, non fa niente. Su, su.”

Gli accarezza la testa giocherellando un po’ con un orecchio morbido - come potrebbe arrabbiarsi? Pian piano le braccia e le gambe di Myou si stringono attorno a lui in risposta come ad aggrapparglisi addosso per tenerlo al sicuro, e poco dopo Daisuu lo sente fare le fusa.

Affonda le dita fra i suoi capelli, sentendo un calore che ormai sta diventando familiare nel suo petto, ma non è fuoco e non è bollore. È piuttosto come la sensazione del primo sole primaverile dopo un lungo inverno freddo, è delicato, riempie gli anni di freddo e mancanze. Daisuu non sa quand’è stata l’ultima volta che ha trovato quel calore dopo averlo perso chissà dove (forse a scuola? Nei sentieri impossibili dei suoi incubi?) ma è stringerlo fra le braccia col cuore che batte forte a contare più di tutto, adesso, in questo momento.


“Daisuu?”

“Mmh?”

“Ho ancora fame.”

Scioglie l’abbraccio, guardando gli occhi tondi e grandi di Myou osservarlo dal suo profondo, e finalmente annuisce aprendo il frigo.

Myou lo guarda mentre ci infila la testa dentro, e poi sospirare.

“Non c’è niente…” dice Daisuu, sconsolato. Myou piega la testa, e finalmente rizza le orecchie.

“Take away?”

Daisuu sospira - Dong Dong gli ha detto che il cibo fritto non fa esattamente bene alla Gente Con Le Orecchie Da Gatto, o Orecchiati. Però, almeno per una volta, non può essere la fine del mondo.

Afferra di nuovo il telefono, accompagnato dal sottofondo tranquillizzante delle fusa allegre di Myou.