19 March 2019 @ 11:18 pm
[FREE!] The writing's on the wall  
 

Titolo: The writing’s on the wall

Fandom: Free!

Personaggi: Rei, Nagisa, OC, Daiki Aomine (guest star speciale lmao)

Genere: angst, malinconico

Avvertimenti: AU, nsfw

Parole: 2426

Note: COW-T9, settimana 6, M2 con prompt “wanting someone or something that’s expressly forbidden”.

Eeee continuiamo con la serie delle fic che uso per fare marchette senza vergogna agli Ok Go (con almeno 5 anni di ritardo MA WHATEVA WHATEVA). E la canzone di oggi è The Writing’s on the Wall che come titolo è PERFETTA per la fic ;_; e volevo mettere dei versi di The One Moment ma fa troppo songfic che fa troppo 2005 quindi lasciamo stare XD e niente, mi sono appena promessa che non separerò Rei e Nagisa mai più. Però finalmente sono riuscita a farlo senza sentire la necessità vitale di riportarli insieme. Challenge accepted and won.

MA MI HA FATTO MOLTO MALE. Quindi è davvero una vittoria? *va in crisi*



“Ho trovato… mio padre ha trovato una moglie per me.”

È una affermazione uscita un po’ dal nulla. Un secondo fa si stavano raccontando storie e parlando delle stelle mentre camminavano per la città, e adesso… questo. Quindi il lungo silenzio attonito di Nagisa è motivato, e anche la sua espressione improvvisamente seria. Dopotutto, chi passa da un argomento all’altro in questo modo? Anche se avrebbe dovuto capirlo, vista la scelta del principe sul prossimo luogo in cui parlare - un grande spiazzo sopraelevato con una vista sul deserto, verso est, completamente vuoto grazie alle guardie che li hanno seguiti tutto il giorno ma che Rei ha deciso di tenere a distanza, almeno qui.


Osserva bene il viso di Rei. La prima cosa che Nagisa registra è che non sembra affatto felice e sollevato quanto ci si aspetterebbe da qualcuno che sta dando una notizia del genere. In fondo, come minimo significa che non verrà più tormentato da sua madre e suo padre perché trovi una fidanzata.

Il lato ottimista di Nagisa - quindi circa il novanta percento di lui - si accende di speranza.

Sicuramente Rei avrà detto qualcosa, avrà protestato, avrà chiesto più tempo…

“Davvero?”

“Sì. Ha già fissato il matrimonio e tutto.”

Rei preme le labbra insieme, lasciando che un silenzio pieno di vibrazioni si stenda con la stessa noncuranza di un felino fra loro, mentre guarda le dune del deserto spolverate da qualche vento placido.

“E… ti va bene?” Nagisa chiede finalmente, parlando piano. Rei sospira, passandosi le dita fra i capelli, e poi fa spallucce con uno sbuffo.

“No, ma… che ci posso fare? È già tutto deciso. Io non sono come te,” risponde finalmente, guardando Nagisa con un mezzo sorriso malinconico.

Già. Nagisa avrebbe protestato, sarebbe scappato via, avrebbe fatto minacce e reso la vita dei suoi genitori impossibile.

Se ne avesse.

Stringe i denti e rivolge gli occhi di nuovo verso il deserto, col sole dietro di loro, una espressione dura sul viso che Rei non gli ha mai visto addosso. E che non gli dona, non sta bene su lineamenti che finora sono sempre stati morbidi, dolci, sorridenti.

“Ho capito. Quindi sarete voi ad andare a vivere nel suo paese, o sarà lei a venire qui?”

Il suo tono di voce quasi non ha inflessione, pare non appartenere a lui, così come il registro che ha usato.


E Rei sa già perché. A palazzo girano voci da anni, sul principe e sul suo amico d’infanzia, l’orfano salvato dalle guardie di confine mentre strisciava verso la città dopo aver attraversato il deserto. Sono bisbigli che echeggiano e rimbalzano costantemente fra una parete e l’altra, voci sottili che parlano di baci e mani strette sotto il tavolo e qualcuno di essi, di recente, insinua su rumori sospetti durante la notte.

“Verrà lei qui.”

Nagisa annuisce, corrugando la fronte con le labbra chiuse col silenzio che torna, continua a tornare eppure, finora, non c’era quasi mai stato.


“Nagisa… dovevo dirtelo, prima o poi,” dice Rei, finalmente, muovendo la mano quasi con cautela per prendere quella di Nagisa, che non ritrae la sua. Ma nemmeno la stringe.

“Certo. Beh… complimenti, Sua Maestà,” risponde, gli occhi fissi sull’orizzonte irregolare, una linea che va su e giù mentre la luce del sole si affievolisce. “Vi auguro un matrimonio felice.”

I denti del principe affondano nel suo labbro, mentre il cuore affonda verso il fondo delle sue viscere. Di nuovo il silenzio si insinua, interrotto solo dal suono del vento e arricchito dalle chiacchiere del centro vitale della città poco lontano da loro.

Gli è stato insegnato come avere a che fare con qualsiasi situazione di disagio con qualcuno, gli è stato insegnato come comportarsi in qualsiasi situazione di difficoltà. Ma non questa. È la seconda persona più grande del regno, eppure in questo momento potrebbe essere piccolo quanto un singolo granello del deserto.

“Quindi dovremmo smetterla, giusto?” Nagisa chiede, facendo finalmente dissipare il silenzio. Rei si volta a guardarlo e trova i suoi occhi, fissi nei suoi, reggono il suo sguardo e Rei trova solo piccoli tremori intorno alle sue labbra, ma il resto del suo viso pare immobile, vuoto.

Gli hanno anche insegnato a non abbassare mai lo sguardo.

“Sì, credo di sì. Mi dispiace.”

Nagisa sbatte le palpebre, e poi torna con gli occhi verso il deserto.

“Non è colpa vostra-”

“Nagisa,” Rei lo interrompe, stringendo la sua mano più forte, quasi disperatamente, e lo guarda con l’espressione che inizia a vacillare. “Ti prego, parlami come facevi prima.”

Nagisa ci mette qualche secondo a rispondere, deglutendo più volte.

“Non posso. Il mio posto non è più al vostro fianco come prima.”

Rei trattiene il respiro, completamente pietrificato per un momento.

“E il vostro compito è sposare questa donna e dare un erede al nostro regno, Sua Maestà,” Nagisa continua, ma le sue parole suonano distanti quanto il suo sguardo, fisso verso il limite con il cielo che si delinea con colori sempre più scuri e contrastanti.


Se le circostanze fossero diverse, Rei riderebbe. È sempre stato lui, ad insistere sul rispettare le regole e le abitudini della sua classe, le tradizioni di palazzo, a rifiutarsi di rompere le restrizioni imposte da esse. È stato Nagisa a fargliene infrangere qualcuna - le regole non hanno mai significato molto per lui. Ma le sue labbra sono sempre state così belle e i suoi capelli così soffici che Rei non ha saputo protestare quando Nagisa l’ha baciato, nella biblioteca vuota di palazzo, e non ha fermato le proprie dita dall’affondare nella chioma bionda del suo migliore amico.

Ma non ci riesce, ora, a trovare l’umorismo in questo. Vorrebbe che Nagisa prendesse il suo viso e lo baciasse ancora, che gli dicesse che in qualche modo potranno trovare un modo di continuare a fare tutto quello che facevano prima. Vorrebbe non avergli riempito la testa di convinzioni sul rispetto dei dettami e delle prassi. Vorrebbe che non fossero mai cresciuti.

“Dovremmo tornare a palazzo, comincia a farsi buio,” dice Nagisa interrompendo i suoi pensieri, già in piedi e con la mano tesa verso di lui.

Rei sbatte le palpebre, e sistema gli occhiali sul naso.

“Ah… sì. Sì, giusto,” borbotta, facendosi aiutare nell’alzarsi. Fa un cenno alle guardie, e poi con Nagisa ritorna fra le sale e le stanze con i bisbigli che continuano a rimbalzare, solo un po’ più forti.


Di solito i bagni rimbombano continuamente delle loro voci quando è il momento di ripulirsi, ma stasera l’unico suono che riempie la grande stanza è quello dell’acqua che risponde ai loro movimenti, e Rei vorrebbe riempirlo. Vorrebbe sentire le chiacchiere di Nagisa, vorrebbe sentire la sua solita risatina allegra.

A volte vorrebbe saper tenere le cose per sé il più a lungo possibile, un po’ come fa spesso Nagisa.

Che, Rei nota, sembra non essere poi così scosso. Certo, deve averlo immaginato.

Ma deve anche essersi preparato, aspettandosi di sentirsi dare una notizia come questa, prima o poi.

Rei chiude gli occhi mentre Nagisa fa scorrere l’acqua sul suo capo. Li riapre quando sente le sue dita fra i capelli, con dell’affetto nei gesti che traspare, che sembra un po’ quello di sempre.

“Forse sarebbe meglio se smettessi di lavorare a palazzo,” dice Nagisa all’improvviso, porgendo un asciugamano al suo principe. “Sarebbe meglio per la vostra reputazione, voglio dire.”

Rei stringe i denti mentre asciuga il proprio corpo, preme le labbra assieme, dei pensieri si rincorrono veloci nella sua testa. E non c’è altro modo, non poteva finire in nessun’altra maniera.

Non sa cosa si provi a sentirsi conficcare una lancia nello stomaco, ma adesso può immaginarlo.

“Hai ragione.”

Nagisa annuisce, guardando il pavimento, per poi andarsene lasciando il principe da solo, avvolto dal vapore e dal silenzio.


--


Nagisa è così bello. Rei stringe i pugni finché le unghie non si conficcano nei palmi delle mani, guardandolo mentre siedono a due tavoli diversi, su due lati opposti della grande sala delle celebrazioni. Il vino ha cominciato a scorrere subito dopo la fine del rito, e sembra sgorgare all’infinito dalle brocche che passano in continuazione, e non ci è voluto molto prima che Nagisa si sia trovato un compagno di bicchiere che baciasse le sue labbra fra risate leggere e insignificanti. E poi i baci ebbri si sono trasformati, con le mani del commensale nascoste sotto il tavolino basso, fra le sue gambe incrociate. E nessuno pare farci caso, in fondo non sono nemmeno gli unici. E nella baldoria, è semplice nascondere uno scambio di tocchi, sguardi, sussurri.

Ma a Rei non ne sfugge nemmeno uno. Li guarda a lungo, più a lungo di quanto abbia guardato la sua bella sposa. Finché quest’ultima non poggia la mano sulla sua, e strappa il suo sguardo da qualcosa che di certo non dovrebbe consumarlo, ora.

“Sembrate turbato,” dice lei, guardandolo dal fondo dei suoi occhi blu neri, e Rei rilassa la mascella rendendosi poi conto di quanto stressati fossero quei muscoli.

“No, va tutto bene,” risponde, rivolgendole un sorriso veloce, sbrigativo. Si stropiccia gli occhi, e sospira. “È solo il vino.”

Sua moglie non risponde subito, ma con gli occhi segue la direzione che aveva preso il suo sguardo.

“Perdonatemi la schiettezza, ma quel ragazzo,” continua finalmente, e le sue parole cominciano a rotolare fra le sue labbra con un po’ più di cautela, “c’è qualcosa fra voi e lui?”

Rei la guarda di nuovo, e deglutisce nel realizzare quanto ovvia sia stata ogni sua azione, quanto chiaro sia stato in ogni gesto, oggi.

“Non sarà un problema. Non preoccupatevi, mia signora,” risponde, prendendo la sua mano e sfiorandola con le labbra. “Ora il mio futuro siete voi.”

La donna abbassa lo sguardo sul piatto, agita i capelli appena, e Rei osserva il modo in cui il suo collo scende fino alle spalle in una curva perfetta che porta i suoi occhi a sbirciare appena il suo seno piccolo e tondo.

“Non rispondo molto bene alle parole di miele, mio Re. Voglio sapere chi è. Anzi, voglio sapere chi è per voi.”

Rei lancia uno sguardo verso Nagisa ancora una volta, con l’intestino annodato su se stesso mille volte, e infine sorride, guardandola di nuovo.

“Nessuno. Non è nessuno.”

Come se avesse sentito, Nagisa lo guarda, guarda la Regina. E chiude gli occhi stringendosi addosso l’uomo accanto a lui. Ne ha avuto abbastanza.

Andiamo nella mia stanza.


E le sue dita stringono i capelli corti del suo amico per stasera, premendoselo contro mentre i loro bacini ondeggiano insieme, veloci. Il suo respiro pesa, il suo cuore corre e, quando chiude gli occhi, non sono gli occhi blu e scuri del ricco straniero che vede dietro le palpebre.

È colpa del vino se il viso del suo principe - del suo Re - sembra così reale, come se fosse sopra di lui al posto di uno sconosciuto. È sicuramente colpa dei calici svuotati uno dopo l’altro se il suo cuore si gonfia, come se fosse stato tutto un sogno e questa fosse solo una delle vecchie notti, quelle in cui non c’era un piano preciso e un domani non c’era, perché l’oggi era troppo bello per pensarci.

E poi una spinta più forte delle altre gli fa aprire gli occhi, mentre i brividi salgono su per la sua schiena. È colpa del vino se finalmente delle lacrime rotolano dai suoi occhi, se le sue guance diventano rosse, se il calore del corpo fino a poco prima schiacciato contro il suo lascia spazio ad un gelo che occupa tutto lo spazio nel suo petto.

“Che succede?” Chiede il suo amante, ansimando. “Ti ho fatto male?”

Nagisa lo sa, che sta tremando.

“No,” risponde, trattenendo la voce. “No. Va tutto bene.”

“Sai,” continua l’altro, lasciando cadere il discorso mentre gli cinge la vita, e lascia un bacio e poi un altro sul suo collo, “sei bello, mi piacciono i tuoi occhi. Mi piace la tua voce…” Sorride sulla sua pelle. “Vorrei vederti ancora.”

In qualche modo, non è la cosa peggiore che Nagisa potesse immaginare di sentirsi dire. Fa un lungo respiro, col cuore che ora sbatacchia nel suo petto con furia.

“Ma voi abitate lontano.”

La voce calda che si insinua fra i suoi pensieri sembrerebbe una cura, un lenitivo. Potrebbe essere abbastanza forte da coprire il rumore sordo in fondo alla sua testa.

“Vieni con me.”

Sarebbe una decisione troppo affrettata. In fondo, non lo conosce nemmeno, quest’uomo. Non sa nulla di lui. Non sa nemmeno come sia fatta, la sua terra. Potrebbe essere rischioso.

Ingoia un nodo in fondo alla gola mentre ci pensa su soltanto una manciata di secondi, prima di allungare la mano per prendere quella dell’uomo sdraiato accanto a lui.

“Non so nemmeno il vostro nome.”

Chiude gli occhi ancora ricevendo un altro bacio. Rei appare ancora nel buio dietro le palpebre, ma subito con uno sforzo guarda al di fuori di nuovo.

“Daiki.”

Non è Rei. Non ha mai potuto averlo, e se l’ha creduto era solo una illusione. Che si è dissolta tempo fa, ma lo vede solo ora.

Sbatte le palpebre, ostentando una nuova calma.

“Verrò con voi, Daiki.”

“Dammi del tu,” sente la voce bassa sussurrare nel suo orecchio e vibra già di soddisfazione, mentre la mano grande dell’uomo scivola giù per il suo corpo con intenzioni piuttosto chiare.

Nagisa butta fuori un lungo, denso respiro, e tocca le sue labbra con gli occhi già velati dal piacere mentre la mano fra le sue gambe lo tocca, lo stuzzica, si avvolge attorno a lui.

“Verrò con te.”

Daiki sorride, morde il suo labbro.

Non ha la gentilezza di Rei, non ha nemmeno i suoi occhi o il suo candore e forse non avrà nemmeno il suo amore. Ma potrebbe essere reale, sicuramente gli sarà permesso.


L’indomani Rei apre gli occhi ed è ancora un po’ presto, ma scende dal letto di fretta, percorre velocemente la strada che porta al letto di Nagisa. Col cuore che batte con forza - gli dice che qualcosa non va.

Vuoto. Il suo letto, deserto. Le coperte, rimboccate con cura. E un odore di sesso entra nelle sue narici, ma non è quello a colpirlo. È un foglio di carta pieno di scarabocchi, parole cancellate in continuazione, forse una lettera cominciata di nuovo e di nuovo ancora, fino a raggiungere la fine del foglio. Dove una piccola parola rimane: grazie.

Fissa il foglio per qualche minuto, con le labbra strette e le sopracciglia aggrottate, fino a quando la ragione non si sovrappone allo strappo nel mezzo del suo petto.

Va tutto bene. Va bene così.