Titolo: Trust fall
Fandom: Free!
Personaggi: Sousuke/Nagisa
Genere: introspettivo, romantico?
Avvertimenti: future fic
Parole: 2340
Note: COW-T10, quarta settimana, M1 col prompt “spokon”. Scusa perfetta per scrivere qualcosa su Free! e devo dire che si vede, che ho passato anni a scriverci su, soprattutto su Nagisa XD mi viene naturalissimo, è come tornare a casa :’)
Fra l'altro bless free_perlatrama, l'idea viene dall'ultimo kinkmeme <3
Si guarda intorno silenziosamente, all’entrata del cinema. Guarda l’orologio - l’orario è quello giusto. Il posto dovrebbe essere quello giusto. Giusto? Tira fuori il cellulare dalla tasca - forse quel tipo gli ha tirato bidone, e onestamente non sarebbe nemmeno la prima volta. Di solito, quando chatta con qualcuno a tempo perso e si ritrova con un appuntamento fra gli impegni, non è mai qualcosa più di un gioco. Di solito lui, però, si presenta sempre. Di solito, finisce con un buco nell'acqua; le altre volte finisce in delusione. E a questo punto non lo sa neanche più, perché continui a trovarsi in situazioni come questa, ad aspettare qualcuno che molto probabilmente non verrà. Forse perché è una scusa per poi andare a bere qualcosa. Molte cose. Aspetterà altri cinque minuti, poi se ne andrà. Il posto e l'ora, alla fine, sono giusti. E poi lo chiama una voce familiare, l'ultima che si aspettava di sentire. "Sou-chaaaan," trilla, e quando si gira spalanca gli occhi alzando tutte e due le sopracciglia per lo stupore. "Nagisa?" Borbotta, la voce perlopiù piatta e calma ma con un sobbalzo. Era da anni che non lo vedeva più. Principalmente perché, da bravo coglione, è stato facile lasciarsi convincere da Rin, a rincorrere un sogno che ormai era già infranto eppure Sousuke ci ha creduto lo stesso, pur avendone i pezzi inconciliabili fra le mani. Il sogno di tornare a nuotare con lui è stato, come previsto, uno spreco di tempo. Tornare a Iwatobi non è stato semplice, soprattutto non lo è stato sentirsi abbracciare da compaesani e i suoi genitori sentendosi dire cose come "almeno ci hai provato", o "siamo fieri di te lo stesso." Tutte cazzate, e lo sanno tutti benissimo, ma in fondo cos'altro avrebbero potuto dirgli? Nessun altro è tornato a casa. Nessuno, perché a quanto pare Nagisa non se n'è mai andato. "Diciamo che sono socio di una non-profit per il salvataggio degli animali marini," gli dice in tono completamente casuale mentre, a luci accese, aspettano l'inizio del loro film, uno del quale Sousuke non ha mai sentito parlare. "Anche se effettivamente faccio più viaggi e presentazioni che lavoro di amministrazione. E va benissimo così, comunque," aggiunge, con un sorriso. Sousuke non si era aspettato la piega della beneficienza, Nagisa gli è sempre parso più un tipo da insegnamento, o da presentatore televisivo, o in ogni caso da celebrità almeno a livello locale. Sicuramente le capacità per farlo le avrebbe tutte. Anche in quel senso sono opposti: Sousuke puntava alla carriera nel nuoto dai tempi delle elementari, per Nagisa non era altro che un'ancora. Però Sousuke si ritrova a piegare la testa, pensando che, effettivamente, il lavoro di Nagisa lo tiene comunque a contatto con l'acqua, col mare. Forse è stata la vicinanza con la spiaggia a spingerlo in quella direzione. "Bello," dice, e se usasse qualsiasi altro tono suonerebbe sarcastico, o come se lo stesse guardando dall'alto in basso, ma quello è un tono caldo e sincero abbastanza da fargli guadagnare un sorriso più largo. "E ti piace?" La risposta la riceve nel momento in cui vede Nagisa illuminarsi, e quando lo sente lanciarsi in una spiegazione accurata ed entusiasta di come abbia preso questa decisione, di chi siano i suoi soci, di cosa facciano, di quanto sia gratificante trovarsi certe mattine sulla spiaggia a liberare cuccioli di tartaruga guariti dopo essere rimasti intrappolati nelle reti dei pescatori. E mentre lo ascolta Sousuke se lo ricorda, com'era anni fa, trovando ben poche discrepanze fra questo uomo e il ragazzino che era allora. La sua voce e il suo corpo sono cambiati, ma non il suo sguardo, il suo modo e la velocità nel parlare, i gesti larghi e rapidi, l'energia; tutto ciò è rimasto lo stesso. E, come allora, Sousuke trova difficile non provare interesse in quello che Nagisa dice, nel modo in cui lo fa, nella luce che emana. Quasi gli sembra di avere un cavo collegato a Nagisa e che Nagisa lo stia ricaricando. Soprattutto perché, fortunatamente, Nagisa gli fa solo piccole domande, domande che non gli fanno male. Appena intuisce il perché Sousuke eviti di parlare dei propri piani per il futuro svia su altro, conduce la conversazione su binari sicuri. Qualcuno la chiamerebbe semplice cortesia o addirittura pietà, ma Sousuke ha capito da subito, appena l'ha conosciuto, che Nagisa non è capace di altro che di gentilezza. Non una gentilezza che si ostenta, ma una gentilezza che è, e basta. E poi la sala si fa buia, mentre sullo schermo cominciano ad apparire le immagini e dalle casse vengono sparati suoni fin da subito. Passa qualche minuto di quiete, e poi Sousuke si ricorda del perché si trovi qui. Si ricorda che, in effetti, questo dovrebbe essere un appuntamento. E poi allarga gli occhi quando arriva alla conclusione che il tizio anonimo che l'ha contattato ieri dev'essere quello seduto accanto a lui. Nagisa. L'amico di infanzia del suo migliore amico-slash-cotta della vita. E se ne ricorda quando, lentamente, sente un tocco sul suo braccio scendere verso la sua mano, e nella penombra sente bisbigliare, "Sou-chan, lo sai che mi sei sempre piaciuto?" Il respiro gli si blocca nei polmoni un attimo, mentre gira la testa e incontra lo sguardo che, pure nell'oscurità quasi totale, pare quasi splendere. "Cosa?" "Insomma, stavo pensando che tecnicamente questo è un appuntamento, e io so già che mi piaci," Nagisa incalza, ignorando la domanda. "Ma se vuoi possiamo fare finta di essere veramente due sconosciuti. In fondo siamo al buio." E adesso Sousuke ricorda. Ha sentito attraverso Rin aggiornamenti un po' su tutti, e dev'essere stato mezzo distratto quando gli ha detto, così per dire, che Nagisa e Rei avevano rotto quella che tutti nel loro gruppo di amici vedevano come la relazione più solida, più equilibrata e perfetta. Non ci ha pensato su molto, allora, però adesso che lo ricorda qualche pezzo si mette al suo posto. "Ma sapevi che stavi chattando con me ieri, allora?" Chiede. "No. Solo che ci siamo dati appuntamento in un punto preciso e in quel punto ho trovato te," Nagisa risponde in tono leggero, e poi, "meno male eri tu." Sousuke apre la bocca, e non emette un suono. Ascolta il suo corpo, e lo sente fremere piano. Sente il cuore pulsare con forza, ma soprattutto calore sulle sue guance. "Tu sei matto," dice. "No, sono rimasto solo," Nagisa risponde a voce più bassa, ma senza vergogna. Non che ci sia qualcosa di male. Nagisa non è mai stato il tipo da tergiversare. "Hai voglia? Ti piaccio?" Sousuke prende un lungo respiro, prima di afferrare il polso di Nagisa. "Se è uno scherzo, non è divertente." Dal lato di Nagisa arriva un silenzio di qualche secondo, e poi, "aspetta, stai già con qualcuno?" "No," Sousuke risponde, sospirando. "No, non è questo il punto, è che tu... sei un amico. E non ti conosco neanche così bene." Anche se tutto è buio intorno a loro, Sousuke può sentirlo arrossire, forse per l'imbarazzo. "Mi conosci abbastanza da decidere se ti piaccio o no." Sousuke torna a guardare lo schermo in silenzio, pensoso, senza fare alcunissima attenzione al thriller generico che scorre davanti a lui. Ha sempre saputo che Nagisa esiste all'infuori delle tipiche regole sociali, che non gli importa di cosa sia appropriato o no - entro un certo limite. Sa anche che, in fondo, ci sono persone molto più avventate. C'era da aspettarselo, comunque. Non si è mai interessato al perché tutti sembrassero tollerarlo senza problemi se non proprio adorarlo. Però ne ha sempre avuto una vaga idea. Adesso crede di stare cominciando a capire. Tiene ancora il polso di Nagisa in mano, ma allenta la presa. "Sarebbe solo un bacio," Nagisa insiste. "Non deve significare niente, se non vuoi." Sousuke si trova stringere le labbra, accigliandosi. La situazione è assurda, ancora più assurda del venire adescato online da qualcuno che non sa essere una vecchia conoscenza. Però, in fondo, non è esattamente questo che stava cercando quando ha deciso che avrebbe aperto una chat di incontri, ieri sera? E in fondo, Nagisa ha mantenuto tutte quelle caratteristiche che lo rendevano così incantevole da ragazzino. Il suo tocco e il suo tono di voce è rimasto gentile, soffice. Gli viene la curiosità di sapere se lo siano anche le sue labbra. "Okay," sussurra, sporgendosi verso di lui e lasciando che, istintivamente, le mani di Nagisa si aggrappino al suo viso. La sua bocca è calda, accogliente, sa di qualcosa di fruttato. Non sa se Nagisa abbia ancora la passione delle caramelle, ma non si stupirebbe se fosse così. E le sue labbra sono effettivamente soffici, gli fanno venire voglia di morderle piano. Nagisa non lo bacia con foga, lascia semplicemente che Sousuke faccia le cose come è più comodo, lascia che sia lui a dettare il ritmo dei movimenti, che sia il primo a toccare la sua lingua con la propria, ed è allora che Nagisa si lascia scappare un piccolo gemito soffocato fra le loro bocche. Appena lo sente, Sousuke sente un brivido scivolare su per la schiena, e si decide - va più a fondo. Appoggia una mano sul suo collo e lo sente pulsare con forza, sfiora la sua guancia morbida e avverte un calore particolare. La sua mano scivola lungo il polso di Nagisa, le sue dita cercano quelle di Nagisa, Nagisa lascia che si intreccino fra loro. Casualmente, Sousuke si chiede se qualcuno li stia sentendo, se qualcuno si stia accorgendo di tutto questo, ma è la mano di Nagisa che si aggrappa alla sua nuca e che lo attira più vicino, a scacciare via il pensiero. Ad ogni bacio pensa che sia abbastanza, ma si trova a cercare sempre di più il contatto, le sue labbra morbide, la sua lingua, il suo sapore fruttato e caldo. E poi lo sente sospirare - in modo pesante, sollevato, stanco. Triste. Si separa giusto quanto basta a parlare. “Nagisa?” “Va tutto bene,” sussura l’altro, attirandolo di nuovo verso di se. Il tono della sua voce è diverso. “Per favore, ancora.” “No,” Sousuke risponde, con ben pochi pensieri chiari ma uno che nella sua testa ha assolutamente senso. “Non riesco a fare finta che tu non sia nessuno.” Nagisa si ferma, rimane un po' in silenzio. "Forse hai ragione. Mi dispiace," risponde poi, pianissimo, e improvvisamente l'aria si riempie di tensione. Di imbarazzo. "Scusa." Sousuke lo guarda, cercando di distinguere le forme del suo viso nella poca luce. "Va tutto bene," dice. "Non mi stupisce che Rei-" comincia, e poi si morde il labbro. È buio, ma vede benissimo il pomo d'adamo di Nagisa che sale e scende, sente benissimo la sua mano irrigidirsi. Sente, ancora, l'aria vibrare in modo diverso. "No, scusa, non intendevo-" "Mi manca," dice Nagisa, pianissimo. "Ma ci sono passato sopra. Non ti devi preoccupare." Sousuke sospira. Non era così che pianificava di spendere la serata. "Ugh, ho complicato le cose, vero?" Dalla fila dietro giunge il suono di qualcuno che si schiarisce la gola, e Sousuke stringe le labbra. "Vado in bagno," dice Nagisa, alzandosi in fretta e scorrendo fuori dalla fila di poltroncine. Sousuke lo guarda, con tanto d'occhi, ritrovandosi seduto, solo, senza la minima idea di cosa fare. E poi qualcosa gli viene in mente. Sarà una vaga conoscenza, ma sa fin troppo bene quanto Nagisa sia in sostanza un animaletto bisognoso di attenzione. È stata la sua impressione fin da quando l'ha conosciuto, e sa quanto sia una scocciatura, a volte. Però ora non si alza per un obbligo interiore, lo segue perché, in un certo senso, Nagisa l'ha acchiappato. Così come ha acchiappato Rin, Nanase, Rei. Lo trova nel bagno degli uomini, con una sigaretta fra le labbra, gli occhi chiusi. Nagisa li riapre e lo guarda, poi gli lancia un piccolo sorriso imbarazzato, un po' apologetico. "Scusami," dice. "Faccio le cose e poi non penso mai alle conseguenze. Devo imparare..." Sousuke si avvicina, appoggiandosi al lavandino accanto a lui. "Anche a me manca Rin," dice. "Mi manca quello che avevo prima." Mmm, sente dire di fianco a lui. "A chi lo dici." C'è una quiete benefica, lontano dal rumore della sala. Gli permette di pensare. "Mi dispiace per te e Rei." "Mmm." Improvvisamente Sousuke non sa bene che pensava di concludere seguendolo in bagno, o perché l'abbia fatto. Avrebbe anche potuto andarsene. Non si mette nemmeno a dire che non bisognerebbe fumare in bagno, o che non si aspettava che Nagisa fra tutti sarebbe stato il tipo da sigarette. "Possiamo provarci," dice dopo un po'. Sente lo sguardo di Nagisa, e si volta a guardarlo. "A uscire insieme. Non so se mi piaci, però mi piacerebbe capirlo." Nagisa ridacchia. "Accidenti, non avevo intenzione di farti pena. Ma non devi preoccuparti per me." Sousuke alza gli occhi al cielo. "Senti, non ho mai fatto niente per pena, d'accordo? È solo che mi è venuta voglia. Di... provarci." Nagisa si avvicina, guardandolo e cercando il suo sguardo. E Sousuke lo accontenta, lo guarda e annuisce. "Certo. Perché non dovresti?" Nagisa ride piano, sbuffando fumo. "Questa sì che è una sorpresa," dice con un sorriso graduale. "Beh, se sei serio allora va bene, proviamoci. Andiamo." Finalmente Sousuke sente l'aria distendersi di nuovo, vede le spalle di Nagisa rilassarsi e i suoi sbuffi di fumo rallentare. Lentamente Nagisa gli si avvicina ancora, sussurrandogli all'orecchio "senti, forse dovremmo tornare in sala" prima di spegnere la sigaretta e gettarla nel cestino. E poi lo prende per mano, trascinandolo fuori dal bagno. Lo trascina davanti al film - una volta finito il film lo trascina a casa sua per cena. Lo trascina fra le sue braccia, nel letto fra le sue gambe, quella sera. Seguirlo è facile, Sousuke non sta a pensarci tanto su. Decide che smetterà di pensare così tanto a cose come questa. Potrebbe essere qualcosa di incosciente, non sa cosa stiano facendo. Però lo segue, per stanotte. Non sa cosa sia, questo, non sa cosa sarà, ma un po' gli è venuta la voglia di scoprirlo.