14 March 2020 @ 04:28 pm
[HOUSEKISHOU RICHARD-SHI NO NAZO KANTEI] Amor tussisque non caelatur  
 TitoloAmor tussisque non caelatur

Fandom: Housekishou Richard-shi no nazo kantei

Personaggi: Seigi/Richard

Genere: romantico, commedia

Avvertimenti: -- (niente in particolare XD)

Parole: 1507

Note: COW-T10, sesta settimana, m5 con il detto “Amore e tosse non si possono celare”


Gli ci vuole un po’ a Richard, per farsi convincere, ma finalmente Seigi ci è riuscito, a convincerlo a mettersi a letto. O, per meglio dire, a costringerlo a restare sotto le coperte. Torna dalla cucina dopo avergli fatto il tè, e per prima cosa viene accolto da uno sguardo gelido, a dir poco rabbioso, anche se a dire il vero gli ci è voluto un po', a Seigi, per distinguere la rabbia dal suo stato normale dell'essere.  

"Seigi, tutto questo è irragionevole, non puoi forzarmi a stare a letto senza motivo," Richard si lamenta, e Seigi posa il vassoio sulle sue gambe prima di scuotere la testa.

"Ma il motivo c'è: ti stai ammalando, Richard! Lo so perché la tua voce stamattina suonava molto rauca e ti sentivo molto giù, quindi chiaramente devi esserti preso un malanno e lo so benissimo ormai, che piuttosto di curarti preferiresti morire nello studio," Seigi lo rimprovera, sopracciglia aggrottate e sguardo duro. 

"Tutto questo è ridicolo, in che senso mi sto ammalando? Sto benis-" tenta Richard, ma il suo corpo traditore sceglie proprio quel momento per far incespicare il suo respiro in una serie di colpi di tosse forti che grattano la sua gola, e quando i suoi polmoni si calmano Seigi lo guarda con il sopracciglio alzato mentre Richard si schiarisce la voce, ricomponendosi nonostante gli occhi lucidi e le guance arrossite. 

Per un secondo la considerazione che sia in un certo senso più bello del solito passa per la mente di Seigi, che però allarga le braccia come per dire: ho vinto, avevo ragione io, e adesso mi dovrai ascoltare. 

Richard accetta la sconfitta con un sospiro, afferrando la tazza di tè con una smorfia e aggiungendo qualche zolletta di zucchero. 

"D'accordo, va bene. Ma tu perché sei qui? Non vorrei infettarti," dice, nel tono meno carino del suo repertorio senza che suoni troppo aggressivo. Un po' passivo-aggressivo, ecco. 

"Perché se io non fossi qui tu staresti lavorando anche se sei malato e... e magari staresti infettando qualcuno," gli risponde Seigi, e incrocia le braccia sostenendo il suo sguardo. 


Richard ci rumina sopra un po', soffiando sul tè bollente e osservando Seigi di sottecchi prima di sorridere, finalmente, e sorseggiare la bevanda. 

"L'hai messo in infusione perfettamente. Bravo, Seigi," dice, e poi tossisce di nuovo. "Rimane la mia, di preoccupazione: non voglio che ti ammali anche tu. Sarebbe irresponsabile da parte mia, tenerti qui con tutti i miei bacilli." 

Seigi scuote la testa, agitando una mano. 

"No, credo di essere a posto. Ho passato lo scorso weekend a letto con la tosse pure io, quindi non credo che mi tornerebbe adesso," risponde, prendendo una sedia e sedendosi accanto a lui. 

Il silenzio si espande nella stanza, e Richard mescola il tè accettando che non gli farà cambiare idea con calma fra un colpo di tosse e l'altro, poi finalmente torna a guardare Seigi da sopra l'orlo della tazza. 

"Sai, non credo sia una pura questione di responsabilità professionale," dice, lo sguardo puntato su Seigi come un occhio di bue. Seigi, impegnato a guardarsi attorno per captare la provenienza di uno spiffero, torna a guardare solo lui. 

"Come?" 

"Seigi, lo so che ci stai provando ma rimani comunque trasparente," dice Richard con la sua solita tranquillità, ma con uno sguardo più morbido del solito. "Non credo che tu sia qui per proteggere i potenziali clienti di oggi, quella è chiaramente una scusa. Ma fa comodo, avere la motivazione perfetta per farti solo sembrare una persona responsabile." Abbassa lo sguardo di nuovo sul tè, sorseggiando ancora un po'. "La scusa ti serve per mantenere un distacco professionale fra noi e per non farti sembrare preoccupato oltre il limite del normale nei confronti della persona per cui lavori."

Seigi allarga gli occhi come un cerbiatto, rimanendo in silenzio, e poi Richard incalza, poggiando la tazzina sul vassoio e dandosi il tempo per tossire un altro po' prima di parlare.

"Seigi, va tutto bene se provi qualcosa per me," taglia corto guardando Seigi con un sorriso leggero, addirittura forse intenerito. "Insomma... era abbastanza chiaro quando hai preso un volo da Tokyo all'altra parte del mondo solo perché me n'ero andato senza dirtelo. E quando hai accettato immediatamente quando Jeffrey ha proposto l'unione civile per noi." 

Seigi arrossisce di colpo, ed è la conferma che Richard cercava, ma poi scuote la testa ridendo. 

"Richard, è ridicolo - devo essere innamorato di te per preoccuparmi, o per accettare una soluzione fattibile ad un problema?" 

Richard sorride, senza nemmeno pensarci. 

"No, ma così come io non posso nascondere la tosse tu non puoi nascondere quello che senti. In genere la gente ci riesce anche se è piuttosto complicato per tutti, ma tu in particolare sei un libro aperto, Seigi." 

Seigi lo guarda con le guance che diventano sempre più rosse, e finalmente si arrende con un sospiro. 

"Beh, immagino di non aver fatto molto per nasconderlo."

"No. No, non hai fatto quasi nulla, in realtà," Richard dice con gli occhi che brillano, con un sorriso placido. "I complimenti al mio aspetto fisico erano già abbastanza, ma poi l'avermi seguito fino a Londra e poi tutto il resto... insomma, non serve Sherlock Holmes a capirlo." 

Finisce di sorseggiare la sua tazzina, e poi torna a guardarlo.

"Però capisco perché ti sentissi a disagio," riprende. "Una relazione fra il responsabile di un'azienda e un impiegato part-time... sarebbe complicata da mantenere come situazione, e da spiegare."

"Già," dice Seigi, e nonostante la voglia di sembrare distaccato non può fare niente per controllare il gelo che si espande scricchiolante nel suo petto. Sono cose che sa già, certo, ma sentirsele dire è un'altra cosa. Vorrebbe cercare rassicurazione, vorrebbe sentirselo ripetere per farselo piantare in testa, e invece. 

"Però stavo pensando che hai imparato abbastanza, Seigi, quindi pensavo che potremmo diventare soci," continua Richard, mantenendo lo sguardo fisso su di lui. "In fondo, hai dei punti di vista che esistono proprio nel mio punto cieco, quindi una collaborazione potrebbe far crescere me e l'Étranger in modo sano."


Non ha mai amato un uomo, Seigi. Non così, comunque. Eppure guardandolo non sembra qualcosa di nuovo, o di insolito. La prima volta che l'ha visto si è semplicemente trovato davanti una bellezza abbagliante, non ne importava il genere, e senza rendersene conto da quel giorno non ha fatto altro che dire quanto Richard fosse bello, stupirsi della sua capacità di affrontare storie e persone delicate con il rispetto che meritavano, della sua competenza e dell'amore per quello che fa. Non è da tutti. E il modo in cui Richard lo guarda è unico e lo stupisce sempre - che qualcuno che proviene da una famiglia ricca e aristocratica lo trattasse quasi meglio di come tratta gli altri della sua stessa classe, questa è una cosa che Seigi non si sarebbe mai aspettato di vedere prima. 

"Davvero avermi come socio sarebbe per il bene dell'Étranger? O sarebbe una scusa per avermi come fidanzato?" Seigi chiede, nascondendo un piccolo sorriso, ma Richard tossicchia senza scomporsi. 

"Entrambe le cose sono motivazioni ragionevoli per una scelta che pensavo di fare da tempo," risponde placido, allungando la mano sul lenzuolo. 

Seigi scorge il movimento, e senza pensarci allunga la propria per intrecciare le loro dita. Non ci ha dovuto pensare, le mani di Richard sono sempre inaspettatamente calde, come tutto di lui è caldo in un modo che non ci si aspetterebbe. "Hai imparato molto, perché sei ricettivo. Sono sicuro che se vorrai continuare a lavorare con me imparerai sempre di più."

Seigi rivela il suo sorriso, e poi piega la testa guardando all'insù. 

"Quindi... avrò un aumento?" Scherza. 

Lo sa, che per Richard non cambierebbe molto. Ha passato la vita a fuggire dall'ossessione per il denaro, dopotutto. 

"Questa è una domanda stupida," Richard gli dice alzando le sopracciglia, e poi tossisce un altro po'. "Comunque hai vinto tu - starò a letto tutto il giorno. Però preferisco comunque non contagiarti, quindi puoi tornare a casa. Prometto che rimarrò a letto." 

Seigi lo guarda per qualche istante, divertito, infine ascolta una voglia che ha dentro da tanto tempo, forse dalla prima volta che ha visto Richard, il suo sguardo cortese, la sua bellezza algida che sembrerebbe eterna. 

In barba alle sue proteste sul contagio e sui bacilli, in fondo non è altro che una piccola tosse - Seigi lo sapeva fin dall'inizio. 

Si sporge in avanti, poggiandosi al materasso, e coglie appena lo sguardo stupito di Richard prima di chiudere gli occhi e premergli un bacio lieve sulle labbra. Sono calde e morbide, tutte qualità che forse Richard ha sentito di dover nascondere. Con il suo passato in famiglia, Seigi lo trova comprensibile.

Forse col tempo lo convincerà a tirarle fuori, quelle qualità, e mentre Richard sbatte le palpebre ancora preso in contropiede gli lancia uno sguardo sorridente, fiducioso, prima di salutarlo con la mano e chiudere la porta dietro di sé. 

Mentre torna a casa lo invade una calma che non sentiva da molto tempo. Dev'essere perché finalmente non c'è più niente da sforzarsi di nascondere.