Non è colpa loro. Insomma, sì, in un certo senso lo è. Sono stati loro a legargli le mani mentre discutevano e a gettarlo in mezzo al parcheggio, con tutta l'intenzione di abbandonarlo lì, ma non potevano sapere che c'erano dei Vagabondi nell'edificio. E non è strettamente colpa loro se, lottando per la loro vita, Randall sia rimasto legato, ad un passo dal coltello sull'asfalto, con un nugolo di quei cadaveri vaganti sopra di lui. Rick e Shane si guardano negli occhi e spingono lontano la voce strozzata e gorgogliante del ragazzino, senza dire nulla ma stringendo fra loro un altro sottilissimo, labile ma tagliente filo: un altro segreto fra migliori amici, una sensazione che sapranno annusare solo loro, perché nessun altro fra le loro conoscenze ha mai fatto una sola delle loro scelte. Shane ha tacitamente acconsentito, ma forse non del tutto con se stesso, di guardare e non toccare, di subire le occhiate accusatorie o, a giornate alterne, compassionevoli di Lori senza dare loro un seguito. Rinunciare agli sguardi complici di Carl - che in fondo cerca solo un modello, un supporto, un amico - sarà più difficile, ma forse Rick gli permetterà di stargli accanto, in fondo lo sa bene che tutto ciò che Shane ha veramente chiesto è di non rimanere solo. 

Le urla agonizzanti di Randall si spengono, i grugniti delle carcasse vaganti si muovono lugubri e nauseanti per prenderne un altro pezzo, l'automobile di Rick e Shane li assorda nel loro senso di colpa mentre sgomma alzando un polverone senza commenti inutili ma con un sollievo crudele perché il problema è stato tolto di mezzo, ingiusto perché loro sono ancora vivi, amaro perché entrambi hanno inevitabilmente perso qualcosa.