Titolo: Crimson & Clover
Fandom: Sherlock (BBC)
Personaggi: fem!John Watson/fem!Sheridan Holmes
Genere: introspettivo
Avvertimenti: genderswap, pwp (as in, plot? what plot?)
Parole: 970
Note: Cosina promptatami dalla
naripolpetta, apparentemente ad ogni drabble meme finisco per scrivere del johnlock genderswap (che poi atm è l'unico johnlock che shippo a parte quello dei film XDDD), prompt che tanto caritatevolmente la nari ha scelto in modo che potessi fillare per la M3 *manda bacini* <33 mind you, sta cosa è scritta per disperazione pura, farà schifissimo e vi giuro che poi non scriverò più ste minchiate. DOBBIAMO RAGGIUNGERE LA QUOTA DI STORIE >:C
Sheridan ha la nociva abitudine di dormire sempre nuda d'estate, col lenzuolo sui fianchi perché dice che altrimenti con tutta la sua chioma corvina avrebbe troppo caldo. Joan non ci ha mai creduto molto, prima di tutto perché a Londra non fa mai davvero caldo, secondo perché Sheridan è una bastarda e sa bene che la dottoressa ha problemi a rimanerle accanto senza aver voglia di toccarla. Non è come se convivesse con un uomo avvenente, ma la cosa la disturba. A volte si sveglia nel cuore della notte col cuore in gola, fissando nella penombra lunare la curva dei suoi fianchi magri, il suo ventre, e poi i seni piccoli e tondi; quando la frustrazione diventa troppa, Joan si limita a chiudere gli occhi, girandosi dall'altra parte e aspettando che passi. La stessa Sheridan le ha detto a inizio convivenza che non si sarebbe dovuta formare nessuna relazione fra di loro che andasse oltre il rispetto reciproco - cosa che all'inizio Joan aveva trovato bizzarra e superflua - dato il pericolo in cui il suo cosiddetto lavoro potrebbe mettere entrambe.
Eppure ogni notte la sua schiena o il suo petto quasi si illuminano di luce propria per il biancore della sua pelle che sembrerebbe sintomo di un malessere fisico, e invece è solo una sua bellissima caratteristica che infesta il cervello di Joan. Che ad un certo punto poi si abitua a guardarla, come fosse una statua, ad imparare il modo in cui respira nel sonno, a guardarle il viso e gli occhi chiusi nell'unico momento in cui Sheridan sembra davvero pacifica. O forse persino nel sonno la sua mente elabora dati, non si sa.
Una sera invece il suo sonno si interrompe, i suoi occhi gelidi e stanchi si aprono per incontrare l'espressione sorpresa negli occhi nocciola di Joan. Il suo viso non si muove percettibilmente, ma in qualche modo Joan percepisce la presenza di un sorriso soddisfatto, e non ne è felice, perché se c'è una cosa che odia è venire tentata da Sheridan nel fare qualcosa e poi finalmente cedere, solo per il suo divertimento.
«Come mai sveglia a quest'ora?» Chiede piano, in tono canzonatorio. Sa perfettamente cosa provi Joan in termini di attrazione e di quanto ne sia segretamente disturbata, ovvio, perché Sheridan lo ha capito dal linguaggio del suo corpo. Lo stesso corpo che nasconde insicurezze per colpa di qualche curva che a lei invece piace, ma non saprebbe come esprimerlo. Non ha mai perso tempo dietro le paranoie della gente, e per quanto la riguarda l'influenza dei media o delle opinioni esterne nella percezione di sé stessi non è minimamente rilevante. Però a volte si accorge di come Joan eviti di guardarsi allo specchio e di come faccia tante piccole cose per nascondersi come mettere capi di abbigliamento più larghi della sua taglia, e secondo fantasia probabilmente si è sentita così per molto, molto tempo.
Ma Sheridan non è stata la sola ad osservare, e Joan ha un'intera enciclopedia su cose che ha imparato osservando Sheridan. Su come si morde le labbra quando sta pensando, su come il suo corpo si chiuda quando ha a che fare con persone che non gradisce, sui svariati toni della sua voce, e sui marchi che la vita le ha lasciato sulla pelle. il retro del suo avambraccio è percorso interamente da una lunga cicatrice dovuta forse ad una caduta, sul ventre porta piccole tracce tonde che suppone siano di sigarette spente, le smagliature sui fianchi e sulle cosce mostrano che il suo corpo ha patito per la mancanza di cibo - Sheridan ha la pessima abitudine di non mangiare quando qualcosa la sta impegnando corpo e mente. La pelle di Sheridan le racconta storie a metà, ed è sulla sua pelle che Joan si ferma, per il divertimento dell'altra. «Suppongo non ti fossi ancora addormentata» Aggiunge, alzandosi mentre Joan ricorda di dove si trova e cosa le abbia appena chiesto.
«Sì, non... Sì, non mi ero ancora addormentata» Risponde, arrossendo, rassicurata dal fatto che nel buio il suo viso non sia ben visibile.
Di ritorno, bevendo da un bicchiere, Sheridan le siede accanto, ancora completamente nuda, ma Joan ci ha fatto il callo ormai e la cosa più insolita è che voglia parlare.
«Devi mangiare, Sheridan» Comincia, e l'altra rotea gli occhi: «Ci risiamo... Joan, sto benissimo, non ho bisogno di mangiare.»
«Ma guarda... Guardati i fianchi, insomma, il tuo corpo ne ha bisogno!»
«Oh, cosa vuoi che ne sappia di cosa ho bisogno» Sbuffa per tutta risposta, fissandola.
«... Hai ragione, dovrei lasciarti morire di fame» Risponde Joan, stizzita, voltandosi dall'altra parte. Sheridan passa qualche secondo in silenzio, per poi poggiare una mano sul suo fianco.
«Domani riprenderò a seguire un regime dietetico sano, d'accordo?»
«Dovresti farlo per te, non per m-- perché all'improvviso ti interessa cosa penso?»
«Che sciocchezze, certo che mi interessa!» Ribatte Sheridan, in tono quasi offeso. «Se non mi interessasse non starei neanche ad ascoltarti.»
«Infatti tu non mi ascolti mai.»
«Sciocchezze» Ripete Sheridan. «Ti ascolto anche quando dormi»
Joan si volta, trovandosi vicinissima al suo viso. «Parlo mentre dormo?»
«No, ma il modo in cui ti muovi mi dice tutto. E anche la tua pelle. Potrei leggere la storia della tua vita sulla tua pelle»
Joan ignora del tutto le implicazioni della frase, senza nemmeno farci caso, stupita dal fatto che Sheridan stia sveglia a guardarla almeno quanto lo faccia lei.
«Beh, potrei dire la stessa cosa di te.»
Sul volto impassibile di Sheridan si muove un minuscolo ghigno. Può effettivamente vedere una delle sue sopracciglia alzarsi quasi impercettibilmente. «Davvero?»
Joan non risponde, presa in contropiede dall'aver confessato a sua volta, di nuovo, ma con le parole. «Beh, comunque... Dormiamo» Borbotta, voltandosi di nuovo dall'altra parte, di nuovo frustrata.
Nel dormiveglia, è certa di sentire un braccio passarle attorno al fianco, e per un secondo sente che Sheridan ha davvero letto mille cose nel suo corpo.
Fandom: Sherlock (BBC)
Personaggi: fem!John Watson/fem!Sheridan Holmes
Genere: introspettivo
Avvertimenti: genderswap, pwp (as in, plot? what plot?)
Parole: 970
Note: Cosina promptatami dalla
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-userinfo.gif)
Sheridan ha la nociva abitudine di dormire sempre nuda d'estate, col lenzuolo sui fianchi perché dice che altrimenti con tutta la sua chioma corvina avrebbe troppo caldo. Joan non ci ha mai creduto molto, prima di tutto perché a Londra non fa mai davvero caldo, secondo perché Sheridan è una bastarda e sa bene che la dottoressa ha problemi a rimanerle accanto senza aver voglia di toccarla. Non è come se convivesse con un uomo avvenente, ma la cosa la disturba. A volte si sveglia nel cuore della notte col cuore in gola, fissando nella penombra lunare la curva dei suoi fianchi magri, il suo ventre, e poi i seni piccoli e tondi; quando la frustrazione diventa troppa, Joan si limita a chiudere gli occhi, girandosi dall'altra parte e aspettando che passi. La stessa Sheridan le ha detto a inizio convivenza che non si sarebbe dovuta formare nessuna relazione fra di loro che andasse oltre il rispetto reciproco - cosa che all'inizio Joan aveva trovato bizzarra e superflua - dato il pericolo in cui il suo cosiddetto lavoro potrebbe mettere entrambe.
Eppure ogni notte la sua schiena o il suo petto quasi si illuminano di luce propria per il biancore della sua pelle che sembrerebbe sintomo di un malessere fisico, e invece è solo una sua bellissima caratteristica che infesta il cervello di Joan. Che ad un certo punto poi si abitua a guardarla, come fosse una statua, ad imparare il modo in cui respira nel sonno, a guardarle il viso e gli occhi chiusi nell'unico momento in cui Sheridan sembra davvero pacifica. O forse persino nel sonno la sua mente elabora dati, non si sa.
Una sera invece il suo sonno si interrompe, i suoi occhi gelidi e stanchi si aprono per incontrare l'espressione sorpresa negli occhi nocciola di Joan. Il suo viso non si muove percettibilmente, ma in qualche modo Joan percepisce la presenza di un sorriso soddisfatto, e non ne è felice, perché se c'è una cosa che odia è venire tentata da Sheridan nel fare qualcosa e poi finalmente cedere, solo per il suo divertimento.
«Come mai sveglia a quest'ora?» Chiede piano, in tono canzonatorio. Sa perfettamente cosa provi Joan in termini di attrazione e di quanto ne sia segretamente disturbata, ovvio, perché Sheridan lo ha capito dal linguaggio del suo corpo. Lo stesso corpo che nasconde insicurezze per colpa di qualche curva che a lei invece piace, ma non saprebbe come esprimerlo. Non ha mai perso tempo dietro le paranoie della gente, e per quanto la riguarda l'influenza dei media o delle opinioni esterne nella percezione di sé stessi non è minimamente rilevante. Però a volte si accorge di come Joan eviti di guardarsi allo specchio e di come faccia tante piccole cose per nascondersi come mettere capi di abbigliamento più larghi della sua taglia, e secondo fantasia probabilmente si è sentita così per molto, molto tempo.
Ma Sheridan non è stata la sola ad osservare, e Joan ha un'intera enciclopedia su cose che ha imparato osservando Sheridan. Su come si morde le labbra quando sta pensando, su come il suo corpo si chiuda quando ha a che fare con persone che non gradisce, sui svariati toni della sua voce, e sui marchi che la vita le ha lasciato sulla pelle. il retro del suo avambraccio è percorso interamente da una lunga cicatrice dovuta forse ad una caduta, sul ventre porta piccole tracce tonde che suppone siano di sigarette spente, le smagliature sui fianchi e sulle cosce mostrano che il suo corpo ha patito per la mancanza di cibo - Sheridan ha la pessima abitudine di non mangiare quando qualcosa la sta impegnando corpo e mente. La pelle di Sheridan le racconta storie a metà, ed è sulla sua pelle che Joan si ferma, per il divertimento dell'altra. «Suppongo non ti fossi ancora addormentata» Aggiunge, alzandosi mentre Joan ricorda di dove si trova e cosa le abbia appena chiesto.
«Sì, non... Sì, non mi ero ancora addormentata» Risponde, arrossendo, rassicurata dal fatto che nel buio il suo viso non sia ben visibile.
Di ritorno, bevendo da un bicchiere, Sheridan le siede accanto, ancora completamente nuda, ma Joan ci ha fatto il callo ormai e la cosa più insolita è che voglia parlare.
«Devi mangiare, Sheridan» Comincia, e l'altra rotea gli occhi: «Ci risiamo... Joan, sto benissimo, non ho bisogno di mangiare.»
«Ma guarda... Guardati i fianchi, insomma, il tuo corpo ne ha bisogno!»
«Oh, cosa vuoi che ne sappia di cosa ho bisogno» Sbuffa per tutta risposta, fissandola.
«... Hai ragione, dovrei lasciarti morire di fame» Risponde Joan, stizzita, voltandosi dall'altra parte. Sheridan passa qualche secondo in silenzio, per poi poggiare una mano sul suo fianco.
«Domani riprenderò a seguire un regime dietetico sano, d'accordo?»
«Dovresti farlo per te, non per m-- perché all'improvviso ti interessa cosa penso?»
«Che sciocchezze, certo che mi interessa!» Ribatte Sheridan, in tono quasi offeso. «Se non mi interessasse non starei neanche ad ascoltarti.»
«Infatti tu non mi ascolti mai.»
«Sciocchezze» Ripete Sheridan. «Ti ascolto anche quando dormi»
Joan si volta, trovandosi vicinissima al suo viso. «Parlo mentre dormo?»
«No, ma il modo in cui ti muovi mi dice tutto. E anche la tua pelle. Potrei leggere la storia della tua vita sulla tua pelle»
Joan ignora del tutto le implicazioni della frase, senza nemmeno farci caso, stupita dal fatto che Sheridan stia sveglia a guardarla almeno quanto lo faccia lei.
«Beh, potrei dire la stessa cosa di te.»
Sul volto impassibile di Sheridan si muove un minuscolo ghigno. Può effettivamente vedere una delle sue sopracciglia alzarsi quasi impercettibilmente. «Davvero?»
Joan non risponde, presa in contropiede dall'aver confessato a sua volta, di nuovo, ma con le parole. «Beh, comunque... Dormiamo» Borbotta, voltandosi di nuovo dall'altra parte, di nuovo frustrata.
Nel dormiveglia, è certa di sentire un braccio passarle attorno al fianco, e per un secondo sente che Sheridan ha davvero letto mille cose nel suo corpo.
Current Music: Crimson and Clover - Joan Jett and the Blackhearts
Current Mood:
calm

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