Titolo: A certain softness
Fandom: Hannibal
Pairing: Hannibal/Will
Genere: nonsense
Avvertimenti: what if?, flashfic
Parole: 254
Note: Promptatami dalla Nari, ergo date la colpa a lei. XD Mi prendo solo parzialmente responsabilità della cosa, mind you. Il post dove promptare è qui o/

L'unica sensazione che percepisce con chiarezza, l'unico scoglio al quale può aggrapparsi per non lasciarsi trasportare da un fiume in piena è la propria mano stretta disperatamente al colletto di Hannibal, stretta e dolorante per la forza ed il nervosismo con cui cerca di ignorare la paura che lui lo stia spezzando in due dall'interno con così tanta violenza, con così tanta furia che l'atto potrebbe sembrare quello di un lupo affamato che sbrana la preda con rabbia. Il dolore è tutto concentrato nella sua mano, e poi le unghie sembrano strapparsi dalle dita ed è in quel momento che Will Graham urla, grugnisce per poi venire zittito forzatamente da una mano di Hannibal premuta sulla sua bocca, il fiato che lotta contro il suo palmo, e poi gli occhi si aprono e fra la confusione lo guarda e le corna ramificate ed infinite spuntano da ogni punto del suo campo visivo e stranamente Will non si sente soffocare e non si sente spaventato e invece di cercare di strillare più forte semplicemente cancella, dimentica, rifiuta e scoppia a ridere istericamente contro la mano di Hannibal, il Dottor Lecter che dapprima confuso cerca i suoi occhi e con la sua espressione incolore sente il trionfo nel ventre, caldo e liquido come un sorso di vino buono e poi scoppia dentro di lui, di nuovo vittorioso, la mente che proietta il proprio trionfo su mura bianche nel palazzo della sua mente, schizzi di sangue e cervella sparse a regola d'arte su un puzzle accuratamente pianificato.


Titolo: All lips go blue
Fandom: Hannibal
Pairing: fem!Hannibal/fem!Will
Genere: nonsense
Avvertimenti:
Parole: 317
Note: questa mi è stata promptata dalla Fede (WesternFeeling_ su Twitter XD) con questa canzone. Non chiedetemi come da un testo simile sia uscita sta cosa macabra pls "XD

Fra le sbarre sottili delle sopracciglia Willow non coglie altro che macchie, vaghi impulsi e non c'è alcun suono chiaro che arrivi alle sue orecchie, le sue mani potrebbero essersi perse nell'acqua invece di stringere il bordo della vasca mentre, nuda, ripete ai propri polmoni di respirare, ma la mano che arpiona la sua nuca la spinge di più, ed in un sporadico momento di lucidezza avverte i seni scivolare oltre il bordo della vasca, e la vasca è completamente piena, e metà del suo corpo è ora nella vasca. Ma Willow non ricorda come sia finita nella vasca, è talmente confusa e intorpidita che sul momento non sa ricordare come ci sia finita, nuda e trattenuta sott'acqua in una vasca.

È la voce di Hannabelle, lontana mille miglia e ovattata, che improvvisamente risveglia dei processi logici o semplicemente un istinto di sopravvivenza, e le mani strette sul bordo della vasca artigliano il suo braccio; Hannabelle stringe i denti e le ripete che se non voleva arrivare a questo, ma Willow non la può, non la vuole ascoltare. E prima di perdere completamente il senno perché il suo senso di sicurezza alla presenza della dottoressa non era altro che un'illusione come tutto il resto, la piccola scheletrica perduta Willow trova il proprio piede e lo usa per far perdere equilibrio all'altra. Emersa dalla vasca, l'istinto di sopravvivenza la spinge a lottare ancora nuda e bagnata sul corpo di Hanna, quest'ultima che ansima sotto di lei con l'intenzione precisa di mettere fine a tutto, ad uccidere anche lei dopo averlo fatto con Abram. Finalmente Willow viene di nuovo sopraffatta, presa prigioniera contro il pavimento sporco e freddo, la pelle irritata per i graffi e la paura, adrenalina e rabbia che scorrono fino al cuore. Hannabelle l'osserva, riprendendo immediatamente controllo di sé stessa, e tutto ciò che ha da dire è in un flebile sussurro. «Comincerò dalle tue labbra, Will.»


Titolo: This is not a test

Fandom: Elementary
Pairing: Sherlock/Irene, hint di Sherlock/Joan (molto leggero però)
Genere: introspettivo (?)
Avvertimenti: missing moment
Parole: 600
Note: promptata dalla Shari XD <3

Per un giorno, per una sola volta che non è accaduto nulla di fuori dal normale - e per normale si intende la normalità di una persona normale, ovviamente non della loro vita - Joan avrebbe voluto avere una parvenza di esistenza normale e deprimente o forse solo apparentemente triste come ce l'aveva prima. Per questo, quando Sherlock si affretta a prendere il cappotto senza offrire alcuna spiegazione, per questo Joan sbuffa e lo fissa da sotto gli occhiali con la chiara intenzione di non partecipare a qualsiasi follia stia architettando. E lui annuisce frettolosamente, ma non con l'irruenza di quando il tempo sta per scadere per qualche motivo: no, c'è un bisogno dietro i suoi movimenti, sa di doversi spiegare quindi lo fa in fretta, senza nemmeno guardarla, mentre avvolge il collo nella sua solita sciarpa. «Devo andare a vedere Moriarty; no, non è sentimentalismo e no, non mi farò incastrare in niente di nuovo». Pausa. «Se mi viene qualche idea in proposito ti mando un messaggio.»

«No, non farti venire proprio nessuna idea!» lo apostrofa lei, irrigidendosi sulla poltrona prima di sentire la porta che sbatte.

E Sherlock si limita ad osservare il viso per nulla scalfito dalla sconfitta, costantemente fiero e sicuro della donna che ha coscientemente portato ad una condanna a morte. Ma mentre lei gli restituisce uno sguardo attraverso il vetro che li divide non c'è nulla che tradisca paura da una parte o dolore dall'altra, è solo un freddo studiarsi silenzioso, ed è lei a romperlo come spaccasse la barriera fisica fra di loro.

«Io ti avevo detto di non fidarti di me, Sherlock» miagola soavemente, cercando fra i detriti della loro relazione qualche arma da usare contro di lui. «E non dovresti fidarti nemmeno di lei.»

«Sei gelosa, Irene.» Afferma lui, alzando il mento in segno di superiorità. Non ci sarà più nulla in grado di toccarlo davvero, nulla che lo distrarrà dall'evitare accuratamente di avventurarsi negli universi presenti in altre persone, perché sono bugie e sono inesatti, la loro fisica è inesplicabilmente sbagliata e prima o poi finiscono per divorarti.

«Gelosa? No, è solo che… sei un'opera d'arte, ti ho detto anche questo. E non voglio che tu venga rovinato. Ma se preferisci che un'altra donna ti metta nel sacco…» risponde leziosa, scuote i capelli e lo guarda dritto negli occhi, che lui però deve evitare.

«Io ti ho già messo nel sacco.»

Moriarty sorride dolcemente, con un'espressione da bambina, ed una risatina sale lungo la sua gola. «Se pensi di avermi sconfitta come se questo fosse una partita a scacchi la tua visione del mondo è ridicolmente semplicistica, Sherlock. Pensi davvero che non tornerò…» aggiunge con aria divertita. «Se ti facesse dormire meglio ti direi che è così, ma so che tu non dormi mai facilmente.»

Sherlock contempla la sua immagine, i suoi occhi si fanno lucidi perché comprende il bluff nel modo di fare della donna, tocca il vetro fra loro e Moriarty non può fare altro che guardarlo - mentirebbe se pensasse di non essere combattuta -, ma infine si limita ad alzarsi, gli occhi che al posto della donna che amava ora vedono solo una pedina.

«Invece dormirò molto meglio, Moriarty» le dice a mo' di saluto, l'altra si alza a sua volta ma con una espressione furiosa, gli occhi che lampeggiano. Non dice nulla, Moriarty, ma le labbra stringono tutte le parole con cui potrebbe ferirlo, parole che rivelerebbero quanto realmente le interessi.

Quando Sherlock torna a casa, fradicio per la pioggia, Joan gli riserva uno sguardo insospettito, materno, ed è in quel momento che sa di aver avuto ragione dal primo momento.



Titolo: Burn
Fandom: Marvel Cinematic Universe
Personaggi: Tony Stark/Loki-fem!Jotunn
Genere: erotico?
Avvertimenti: OOC, what if?
Parole: 226
Note: scritta alle due di notte per Nadia. È completamente OOC ma non avevo testa per pensare pure alla caratterizzazione, sorry "XD

Loki deve trovarlo proprio divertente. Un sacco divertente, pensa Tony, le mascelle serrate mentre cerca inutilmente di torcere le corde che lo tengono fermo sul letto ed un solitario cubetto di ghiaccio gironzola lentamente per il suo ventre, sciogliendosi con lentezza sulla sua pelle. Loki guida il cubetto con un dito, sorridendo amabilmente e facendolo salire e scendere, salire e scendere finché non raggiunge l'inguine, ed è allora che Tony si morde il labbro cercando di non lasciar sfuggire alcun suono, contemporaneamente svilito dal fatto di essersi messo a fare giochini erotici con il fottutissimo dio dell'inganno - perché ovviamente Tony deve sempre associarsi con le persone sbagliate, dire le cose sbagliate ed accettare le sfide sbagliate.

«Un solo gemito, Stark.» gli ricorda Loki, ridendo fra i denti e osservando le sue reazioni, divertito. «Un gemito e dovrai ammettere davanti a tutti di avermi liberato.»

«Un gemito di-- piacere, hai detto.»

L'altro ghigna di nuovo, la sua pelle diventa bluastra ed in effetti tutto il suo corpo cambia, le sue forme diventano più rotonde e gentili, sensuali, invitanti. Tony riflette, pensa a Pepper e Bruce e Steve e Fury e Natasha e Peter e tutte le persone che come sempre deluderebbe.

Quando la lingua gelida di Loki accompagna il cubetto un po' più giù, però, non c'è più fedeltà che tenga, ed il suo corpo lo tradisce ancora.



Titolo: In Tokyo
Fandom: Scott Pilgrim (Fumetto)
Personaggi: Scott Pilgrim, Wallace Wells
Genere: commedia
Avvertimenti: pre-slash, missing moment, what if?
Parole: 230
Note: titolo completamente nonsense, fic per Ilaria \o/ seconda fic scritta alle due di notte, quindi ecco, idem come sopra. ;_;

«Posso scientificamente stabilire che un fatto è appena accaduto» stabilisce Wallace, prendendo un'altra patatina e trattenendola sulla lingua prima di mandarla giù.

«Hm» commenta Scott, sdraiato comodamente con la testa sul suo ventre, senza chiedere o affermare qualsiasi tipo di domanda o intuizione.

«Sento odore di flatulenza, e non sono stato io.»

«Sei tu quello che mangia schifezze tutto il giorno fra noi due» ciancica Scott, pigiando tasti sulla console portatile.

«Questo non ha nessunissima rilevanza.»

«Taci, io devo sempre sorbirmi la puzza del cesso quando devi portarti qualcuno a letto» dice l'altro senza alcun filo logico a supportare la sua tesi, e con questo la discussione cade, almeno per qualche minuto.

«Senti, ma con Ramona come va?» chiede poi Wallace, passandogli le dita fra i capelli e fantasticando, forse erroneamente, sul proprio ragazzo.

«Il solito.»

«Quindi non hai ancora inzuppato.»

«Piantala.»

«Spremuto il limone.»

«Ti ho detto di piantarla.»

«Montato la panna.»

«Wallace.»

«Non le hai rifilato la parola che comincia per "L"?»

«Lesbiche?» bofonchia Scott, premendo i tasti con violenza in quanto gli mancano due colpi per sconfiggere il boss che, ovviamente, ha risorse molto superiori alle sue e che per farla breve potrebbe finirlo prima che possa finalmente vincere.

«Stai davvero citando quell'aborto?»

«Mhm»

Wallace sospira a fondo, rinuncia e si limita a passargli le dita fra i capelli quando invece potrebbe prenderlo a sberle ma il conflitto è eterno e irrisolvibile. Certamente finirà per picchiarlo prima o poi, ma non stasera.

 
 
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