Titolo: Kirisaki Carnival
Fandom: Free!
Personaggi: un po' tutti
Genere: horror
Avvertimenti: OOC, splatter, AU, contenuti forti, torture porn, sadismo, death
Parole: 1842
Note: promptata da
dietrich_didi. Non è colpa mia. Cioè, la fic l'ho scritta ma non pensavo sarebbe venuta così. È tutta colpa di Bryan Fuller. E di Misao. E di The Witch's House (giochini horror fatti con l'RPGMaker, visto che gli altri giochi dell'orrore mi fanno fare la popò in mano). E di Diabolik Lovers. E is2g sono sconvolta da me stessa, di solito giuro che sono una enorme palla di fluff. Non vogliatemi male ;; mioddio.
****
Il signor Fukui aveva tre figli. Due gemelle che andavano ancora all'asilo - delle piccole adorabili pesti - e un ragazzino di circa quindici anni, un adolescente tranquillo con una inclinazione piuttosto marcata per la matematica. La moglie era una giovane donna piuttosto nella norma, vestita decentemente, con l'unico particolare di un paio d'occhi che sembravano fatti di giada.
Il signor Fukui sedeva su una vecchia sedia scricchiolante, con una gamba più corta dell'altra ed un piolo rotto, guardandosi attorno avrebbe notato delle macchie scure sui muri e pochi altri dettagli per via della penombra. Ma sicuramente il fulcro della sua attenzione non era l'ambiente tetro ed il fatto che la casa abbandonata in cui si trovavano fosse lontana miglia da qualsiasi centro abitato; l'unica cosa che riusciva e che poteva vedere era la sua famiglia davanti a lui. Se non fosse stato legato sulla vecchia sedia mangiata dai tarli, avrebbe cercato di toccarli, di rassicurare soprattutto i bambini, di mettere in salvo sua moglie. Ma, per l'appunto, non aveva modo di muoversi.
Davanti a lui era raggruppata una strana, inquietante banda di ragazzi, alcuni di loro sarebbero sembrati perfettamente normali se i loro occhi non fossero stati completamente vuoti. L'unico che sembrava diverso sedeva al lato opposto della stanza. Il signor Fukui non poteva vederlo chiaramente, ma i suoi occhi sembravano brillare persino al buio, ed erano fissi nei propri, e per un momento ignorò completamente le urla strozzate della propria famiglia.
"Cosa facciamo, Nagisa-kun?" esordì un ragazzo alto, con gli occhiali, le movenze vagamente effemminate ed un paio di forbici in mano, che continuava a far scattare nell'aria con una espressione piuttosto divertita. Il ragazzino seduto dall'altra parte della stanza mosse la mano vagamente, incrociando le gambe. "Quello che vuoi, Rei-chan... "
Il signor Fukui, reso muto da un bavaglio davanti alla bocca, iniziò a lacrimare, tutto rosso in viso e gli occhiali appannati, muovendosi goffamente sulla sedia. Dalla sua destra arrivò un risolino femminile, e quando i Fukui seguirono quel suono trovarono un altro ragazzo seduto su una sedia più comoda, che li fissava con aria famelica e accesa di interesse. Sulle sue gambe sedeva una ragazza che gli somigliava davvero molto, le gambe strette ma che lasciavano passare le dita di colui che evidentemente era il fratello fra le sue cosce, lasciandosi solleticare fra le gambe e continuando a ridacchiare, con le dita del ragazzo che la titillavano da sopra gli slip. "Non siamo qui per mostrare al signor Fukui la coppia incestuosa dell'anno, Rin" intervenne uno dei ragazzi che tenevano fermi il resto della famiglia del signor Fukui.
"Non è colpa mia se Gou è bellissima" sibilò Rin, leccandole poi il collo e facendola ridere di nuovo.
Akio Fukui cercò di parlare di nuovo, con la voce resa stridula dal terrore.
"Il signor Fukui vuole parlare, Rei" li interruppe Nagisa, alzandosi ed avvicinandosi al gruppo di prigionieri. "Lascialo parlare, tanto qui non ci sente nessuno," aggiunse, ridacchiando. Rei si avvicinò con le forbici, continuando a farle scattare, avvicinandole al viso dell'uomo, alle sue orecchie, al naso, guardandolo allargare gli occhi per il terrore, e infine si posizionò dietro di lui e sciolse il bavaglio, sorridendo.
"Vi darò tutto quello che volete, va bene? Volete soldi? Volete... un lavoro? Vol--"
Fu interrotto dalla risata forte, beffarda e collettiva di tutti gli astanti - tutti meno la moglie ed i figli, ovviamente - e Nagisa semplicemente sorrise lievemente. "Pensavo avessi qualcosa di interessante da dire."
"Non volete... niente?" mormorò l'uomo, la paura che risaliva dal petto fino alla nuca, facendolo tremare. Nagisa scosse la testa, avvicinandosi a lui e piegandosi in modo da guardarlo dritto negli occhi. "No."
"Perché noi?"
Nagisa sembrò pensarci su, e si raddrizzò. "Perché no?" rispose con calma, lanciando poi un'occhiata agli altri. "Vi abbiamo visti a Saitama e sembravate una famiglia felice."
Il signor Fukui rimase temporaneamente senza parole. Tanto che Nagisa alzò gli occhi al cielo sentendosi come costretto a spiegarsi. "Se una famiglia è unita e felice soffre di più nel vedere i bambini morire. Capito ora? Non è che ti devo fare un disegnino?"
Il signor Akio spalancò gli occhi, deglutì, e poi scosse la testa iniziando a ridere di cuore. Nagisa lo guardò, per la prima volta sorpreso dalla reazione di qualcuno. Persino Rin e Gou, rintanati nel loro piccolo angolo di paradiso, interruppero il foreplay per guardarlo. La famiglia prigioniera lo fissò ancora più terrorizzata.
"Dài, ho capito. Siete bravi, mi avete veramente spaventato un sacco. Siete proprio fantastici."
"Di che sta parlando?" chiese Rei, fissandolo con una espressione irritata.
"È uno scherzo, dài. L'ho capito, siete bravi ma non così bravi" rispose l'uomo. "Insomma, siete troppo esagerati per essere dei veri... killer. E poi quanti anni avrete? Sedici?"
Rei si avvicinò, sedendosi sulle proprie caviglie e ghignando. "Oh, cielo, tu sarai divertente." Poggiò una mano sul suo ginocchio, e avvicinò il proprio viso. Lo guardò dritto negli occhi, mentre Fukui smetteva di ridere e deglutiva, di nuovo spaventato.
Se non avesse improvvisamente smesso di vedere da un occhio, forse non se ne sarebbe nemmeno accorto. Le informazioni arrivarono così improvvise nel suo cervello che impiegò una manciata di secondi a reagire nel silenzio tombale che era sceso. Il signor Fukui strillò così forte da infastidire tutti i presenti, mentre Rei estraeva le forbici dalla sua cavità oculare. Le urla del signor Fukui rimbombarono nella stanza tanto da entrare sottopelle in tutti gli astanti, molti dei quali si erano improvvisamente radunati attorno alla famigliola.
Nagisa scoppiò a ridere, andando a passare un braccio attorno alla vita di Rei, che lo guardò di rimando e ghignò lasciandogli un lieve e romantico bacio sulle labbra. Tutto il resto della famiglia aveva preso ad agitarsi più vigorosamente, strillando attraverso i bavagli e piangendo, cercando di rotolare via anche se ovviamente solo per istinto, perché sapevano bene che non c'era nessuna reale possibilità di fuggire. Un'altra voce esordì, e fra i presenti la famiglia Fukui registrò la presenza di un ragazzo con le spalle larghe, e dall'aspetto tutto sommato innocuo.
Non fosse che in una mano brandiva una mazza da baseball circondata col filo spinato e incrostata di sangue. La signora Fukui si immobilizzò come un coniglio di fronte ai fari di un'auto, fissando i suoi occhi e tremando di fronte allo sguardo liquido, dolce e gentile di Makoto Tachibana. Che le lasciò giusto qualche secondo per realizzare cosa le sarebbe successo, e poi caricò tutto il proprio peso sul braccio e abbattè la mazza sulla sua testa. Il rumore del cranio che si spaccava rimbombò in tutta la stanza, e tutti smisero di urlare o dibattersi. Le gemelle piangevano in silenzio, stringendosi le mani a vicenda, ed il particolare non sfuggì a Gou, che si alzò dalle cosce di Rin e si sedette accanto a loro, carezzando le loro teste. "Vi volete tanto bene, vero?" chiese, dolcemente, passando le dita con delicatezza fra i capelli di una di loro. Le gemelle annuirono vigorosamente, gli occhi pieni di lacrime, all'unisono. "Così bene che vorreste essere una cosa sola?" continuò Gou, sorridendo lievemente. La stanza era scesa nel totale silenzio, e poi il signor Fukui mormorò: "non... vi prego, fate quello che volete a me, ma... non... non violentate i miei bambini... vi prego."
Haruka lo guardò, accigliandosi. "Cosa? Per chi ci hai presi? Non siamo dei maledettissimi pedofili, noi."
Gou continuò ad accarezzare i capelli e poi i visi delle due bambine, sorridendo di più. "A volte sembra che il mondo non vi capisca per niente, vero? Che solo voi possiate capirvi davvero."
Le bambine sembrarono tranquillizzarsi contro qualsiasi istinto, ma erano ancora sconvolte dalla figura della madre con la testa spappolata accanto a loro. "S-sì" rispose una delle due. "Io... non potrei vivere senza mia sorella". Gou sorrise ed annuì. "Vi capisco benissimo."
Nagisa si avvicinò, le mani in tasta, posizionandosi dietro di lei. "Che stai facendo, Gou?"
"Mi chiamo Kou."
"Gou."
"Questo!" ringhiò lei, estraendo una piccola pistola dalla tasca della felpa e puntandola contro la fronte della bambina più vicina. Un secondo dopo sparò, ed il suono più forte fu quello delle urla del padre e del figlio rimasto.
Gou si alzò, prendendo in braccio entrambe le bambine ormai morte. "Non farmi innervosire, Nagisa-sama."
Nagisa sorrise, ridacchiando. "Eh, per un momento ho pensato fossi impazzita."
"Tch. Io sono perfettamente conscia di quello che faccio, grazie tante."
Nagisa alzò gli occhi al cielo. "Se ti riferisci all'esecuzione a Shibuja..."
"Esattamente!" rispose lei, irritata. "Io non vado nel bel mezzo di Tokyo a fare la gente a pezzi con la motosega!"
"Beh, comunque non ci hanno mai beccati, quindi non vedo perché preoccuparsene..."
"Nagisa, sei così irresponsabile!" protestò lei, accigliandosi.
Haruka intanto si era avvicinato al ragazzino, mentre il signor Fukui osservava la scena dolorante e col cuore a pezzi riflesso sul suo viso. "Vi prego" ripeteva, ma ormai nessuno gli prestava più attenzione.
Il ragazzo, Tomoki, deglutì e digrignò i denti cercando di sembrare minaccioso. "Perché lo fate?" chiese, una volta liberato del bavaglio. "So che mi ucciderete, ma perché?"
Haruka lo prese per i capelli, strattonandolo e osservandolo con la sua tipica espressione incolore. "Ci piace il sangue."
Il ragazzo sembrò confuso. "Siete... dei vampiri?"
Nella stanza calò il silenzio, poi tutto il gruppo scoppiò in grasse risate, soprattutto Nagisa che arrivò a lacrimare. "Oh mioddio" ripeteva, poggiandosi al corpo di Rei, anch'egli nelle convulsioni delle risate.
"Vampiri? Ma lo sai che siamo nel mondo reale? Questo non è un anime, non è un film, questa è la vita reale. Scommetto che per dirlo davvero ad alta voce devi aver guardato troppa televisione" disse Rin, avanzando verso di lui. "No. Siamo dei pazzi. E siamo gli unici sani, in questo mondo."
Il ragazzo lo fissò dritto negli occhi, ancora più terrorizzato. Non capiva cosa intendesse dire, non capiva a cosa si trovasse davanti, e questo lo spaventava più di tutto, più della morte. Fissò Rin negli occhi finché semplicemente non smise di vedere.
Il suono del suo collo che si spezzava fu l'ultima barriera distrutta della sanità mentale del signor Fukui. Che iniziò a urlare, imprecare, agitarsi tanto da cadere all'indietro facendo sbattere lo schienale della sedia a terra, e continuò a urlare finché le corde vocali non gli si consumarono. Tutti gli altri gli si radunatono attorno, osservandolo, tutti animati dalla stessa voglia. Ma finirlo non spettava a nessuno di loro. Fu Nagisa, saltellando a piedi pari fino a lui, a chinarsi sul suo viso imbruttito dal sangue e dall'espressione completamente folle. "Ciao" disse con la voce trillante e allegra, agitando un trapano a batterie davanti ai suoi occhi. Il signor Fukui non sembrò nemmeno vederlo, tanto il dolore l'aveva reso fuori di sé. Nagisa premette l'interruttore, mentre il resto del gruppo si chinava e chiudeva su di lui.
Quando i sei ragazzi uscirono dalla casetta desolata e solitaria, una coppia di anziani che passava di lì li guardò e sorrise, agitando la mano. Nagisa fece un sorriso a trentadue denti, salutando di rimando. Rimase a fissarli per qualche secondo, poi fece un cenno con la testa e guidò il gruppo altrove.
Fandom: Free!
Personaggi: un po' tutti
Genere: horror
Avvertimenti: OOC, splatter, AU, contenuti forti, torture porn, sadismo, death
Parole: 1842
Note: promptata da

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Il signor Fukui aveva tre figli. Due gemelle che andavano ancora all'asilo - delle piccole adorabili pesti - e un ragazzino di circa quindici anni, un adolescente tranquillo con una inclinazione piuttosto marcata per la matematica. La moglie era una giovane donna piuttosto nella norma, vestita decentemente, con l'unico particolare di un paio d'occhi che sembravano fatti di giada.
Il signor Fukui sedeva su una vecchia sedia scricchiolante, con una gamba più corta dell'altra ed un piolo rotto, guardandosi attorno avrebbe notato delle macchie scure sui muri e pochi altri dettagli per via della penombra. Ma sicuramente il fulcro della sua attenzione non era l'ambiente tetro ed il fatto che la casa abbandonata in cui si trovavano fosse lontana miglia da qualsiasi centro abitato; l'unica cosa che riusciva e che poteva vedere era la sua famiglia davanti a lui. Se non fosse stato legato sulla vecchia sedia mangiata dai tarli, avrebbe cercato di toccarli, di rassicurare soprattutto i bambini, di mettere in salvo sua moglie. Ma, per l'appunto, non aveva modo di muoversi.
Davanti a lui era raggruppata una strana, inquietante banda di ragazzi, alcuni di loro sarebbero sembrati perfettamente normali se i loro occhi non fossero stati completamente vuoti. L'unico che sembrava diverso sedeva al lato opposto della stanza. Il signor Fukui non poteva vederlo chiaramente, ma i suoi occhi sembravano brillare persino al buio, ed erano fissi nei propri, e per un momento ignorò completamente le urla strozzate della propria famiglia.
"Cosa facciamo, Nagisa-kun?" esordì un ragazzo alto, con gli occhiali, le movenze vagamente effemminate ed un paio di forbici in mano, che continuava a far scattare nell'aria con una espressione piuttosto divertita. Il ragazzino seduto dall'altra parte della stanza mosse la mano vagamente, incrociando le gambe. "Quello che vuoi, Rei-chan... "
Il signor Fukui, reso muto da un bavaglio davanti alla bocca, iniziò a lacrimare, tutto rosso in viso e gli occhiali appannati, muovendosi goffamente sulla sedia. Dalla sua destra arrivò un risolino femminile, e quando i Fukui seguirono quel suono trovarono un altro ragazzo seduto su una sedia più comoda, che li fissava con aria famelica e accesa di interesse. Sulle sue gambe sedeva una ragazza che gli somigliava davvero molto, le gambe strette ma che lasciavano passare le dita di colui che evidentemente era il fratello fra le sue cosce, lasciandosi solleticare fra le gambe e continuando a ridacchiare, con le dita del ragazzo che la titillavano da sopra gli slip. "Non siamo qui per mostrare al signor Fukui la coppia incestuosa dell'anno, Rin" intervenne uno dei ragazzi che tenevano fermi il resto della famiglia del signor Fukui.
"Non è colpa mia se Gou è bellissima" sibilò Rin, leccandole poi il collo e facendola ridere di nuovo.
Akio Fukui cercò di parlare di nuovo, con la voce resa stridula dal terrore.
"Il signor Fukui vuole parlare, Rei" li interruppe Nagisa, alzandosi ed avvicinandosi al gruppo di prigionieri. "Lascialo parlare, tanto qui non ci sente nessuno," aggiunse, ridacchiando. Rei si avvicinò con le forbici, continuando a farle scattare, avvicinandole al viso dell'uomo, alle sue orecchie, al naso, guardandolo allargare gli occhi per il terrore, e infine si posizionò dietro di lui e sciolse il bavaglio, sorridendo.
"Vi darò tutto quello che volete, va bene? Volete soldi? Volete... un lavoro? Vol--"
Fu interrotto dalla risata forte, beffarda e collettiva di tutti gli astanti - tutti meno la moglie ed i figli, ovviamente - e Nagisa semplicemente sorrise lievemente. "Pensavo avessi qualcosa di interessante da dire."
"Non volete... niente?" mormorò l'uomo, la paura che risaliva dal petto fino alla nuca, facendolo tremare. Nagisa scosse la testa, avvicinandosi a lui e piegandosi in modo da guardarlo dritto negli occhi. "No."
"Perché noi?"
Nagisa sembrò pensarci su, e si raddrizzò. "Perché no?" rispose con calma, lanciando poi un'occhiata agli altri. "Vi abbiamo visti a Saitama e sembravate una famiglia felice."
Il signor Fukui rimase temporaneamente senza parole. Tanto che Nagisa alzò gli occhi al cielo sentendosi come costretto a spiegarsi. "Se una famiglia è unita e felice soffre di più nel vedere i bambini morire. Capito ora? Non è che ti devo fare un disegnino?"
Il signor Akio spalancò gli occhi, deglutì, e poi scosse la testa iniziando a ridere di cuore. Nagisa lo guardò, per la prima volta sorpreso dalla reazione di qualcuno. Persino Rin e Gou, rintanati nel loro piccolo angolo di paradiso, interruppero il foreplay per guardarlo. La famiglia prigioniera lo fissò ancora più terrorizzata.
"Dài, ho capito. Siete bravi, mi avete veramente spaventato un sacco. Siete proprio fantastici."
"Di che sta parlando?" chiese Rei, fissandolo con una espressione irritata.
"È uno scherzo, dài. L'ho capito, siete bravi ma non così bravi" rispose l'uomo. "Insomma, siete troppo esagerati per essere dei veri... killer. E poi quanti anni avrete? Sedici?"
Rei si avvicinò, sedendosi sulle proprie caviglie e ghignando. "Oh, cielo, tu sarai divertente." Poggiò una mano sul suo ginocchio, e avvicinò il proprio viso. Lo guardò dritto negli occhi, mentre Fukui smetteva di ridere e deglutiva, di nuovo spaventato.
Se non avesse improvvisamente smesso di vedere da un occhio, forse non se ne sarebbe nemmeno accorto. Le informazioni arrivarono così improvvise nel suo cervello che impiegò una manciata di secondi a reagire nel silenzio tombale che era sceso. Il signor Fukui strillò così forte da infastidire tutti i presenti, mentre Rei estraeva le forbici dalla sua cavità oculare. Le urla del signor Fukui rimbombarono nella stanza tanto da entrare sottopelle in tutti gli astanti, molti dei quali si erano improvvisamente radunati attorno alla famigliola.
Nagisa scoppiò a ridere, andando a passare un braccio attorno alla vita di Rei, che lo guardò di rimando e ghignò lasciandogli un lieve e romantico bacio sulle labbra. Tutto il resto della famiglia aveva preso ad agitarsi più vigorosamente, strillando attraverso i bavagli e piangendo, cercando di rotolare via anche se ovviamente solo per istinto, perché sapevano bene che non c'era nessuna reale possibilità di fuggire. Un'altra voce esordì, e fra i presenti la famiglia Fukui registrò la presenza di un ragazzo con le spalle larghe, e dall'aspetto tutto sommato innocuo.
Non fosse che in una mano brandiva una mazza da baseball circondata col filo spinato e incrostata di sangue. La signora Fukui si immobilizzò come un coniglio di fronte ai fari di un'auto, fissando i suoi occhi e tremando di fronte allo sguardo liquido, dolce e gentile di Makoto Tachibana. Che le lasciò giusto qualche secondo per realizzare cosa le sarebbe successo, e poi caricò tutto il proprio peso sul braccio e abbattè la mazza sulla sua testa. Il rumore del cranio che si spaccava rimbombò in tutta la stanza, e tutti smisero di urlare o dibattersi. Le gemelle piangevano in silenzio, stringendosi le mani a vicenda, ed il particolare non sfuggì a Gou, che si alzò dalle cosce di Rin e si sedette accanto a loro, carezzando le loro teste. "Vi volete tanto bene, vero?" chiese, dolcemente, passando le dita con delicatezza fra i capelli di una di loro. Le gemelle annuirono vigorosamente, gli occhi pieni di lacrime, all'unisono. "Così bene che vorreste essere una cosa sola?" continuò Gou, sorridendo lievemente. La stanza era scesa nel totale silenzio, e poi il signor Fukui mormorò: "non... vi prego, fate quello che volete a me, ma... non... non violentate i miei bambini... vi prego."
Haruka lo guardò, accigliandosi. "Cosa? Per chi ci hai presi? Non siamo dei maledettissimi pedofili, noi."
Gou continuò ad accarezzare i capelli e poi i visi delle due bambine, sorridendo di più. "A volte sembra che il mondo non vi capisca per niente, vero? Che solo voi possiate capirvi davvero."
Le bambine sembrarono tranquillizzarsi contro qualsiasi istinto, ma erano ancora sconvolte dalla figura della madre con la testa spappolata accanto a loro. "S-sì" rispose una delle due. "Io... non potrei vivere senza mia sorella". Gou sorrise ed annuì. "Vi capisco benissimo."
Nagisa si avvicinò, le mani in tasta, posizionandosi dietro di lei. "Che stai facendo, Gou?"
"Mi chiamo Kou."
"Gou."
"Questo!" ringhiò lei, estraendo una piccola pistola dalla tasca della felpa e puntandola contro la fronte della bambina più vicina. Un secondo dopo sparò, ed il suono più forte fu quello delle urla del padre e del figlio rimasto.
Gou si alzò, prendendo in braccio entrambe le bambine ormai morte. "Non farmi innervosire, Nagisa-sama."
Nagisa sorrise, ridacchiando. "Eh, per un momento ho pensato fossi impazzita."
"Tch. Io sono perfettamente conscia di quello che faccio, grazie tante."
Nagisa alzò gli occhi al cielo. "Se ti riferisci all'esecuzione a Shibuja..."
"Esattamente!" rispose lei, irritata. "Io non vado nel bel mezzo di Tokyo a fare la gente a pezzi con la motosega!"
"Beh, comunque non ci hanno mai beccati, quindi non vedo perché preoccuparsene..."
"Nagisa, sei così irresponsabile!" protestò lei, accigliandosi.
Haruka intanto si era avvicinato al ragazzino, mentre il signor Fukui osservava la scena dolorante e col cuore a pezzi riflesso sul suo viso. "Vi prego" ripeteva, ma ormai nessuno gli prestava più attenzione.
Il ragazzo, Tomoki, deglutì e digrignò i denti cercando di sembrare minaccioso. "Perché lo fate?" chiese, una volta liberato del bavaglio. "So che mi ucciderete, ma perché?"
Haruka lo prese per i capelli, strattonandolo e osservandolo con la sua tipica espressione incolore. "Ci piace il sangue."
Il ragazzo sembrò confuso. "Siete... dei vampiri?"
Nella stanza calò il silenzio, poi tutto il gruppo scoppiò in grasse risate, soprattutto Nagisa che arrivò a lacrimare. "Oh mioddio" ripeteva, poggiandosi al corpo di Rei, anch'egli nelle convulsioni delle risate.
"Vampiri? Ma lo sai che siamo nel mondo reale? Questo non è un anime, non è un film, questa è la vita reale. Scommetto che per dirlo davvero ad alta voce devi aver guardato troppa televisione" disse Rin, avanzando verso di lui. "No. Siamo dei pazzi. E siamo gli unici sani, in questo mondo."
Il ragazzo lo fissò dritto negli occhi, ancora più terrorizzato. Non capiva cosa intendesse dire, non capiva a cosa si trovasse davanti, e questo lo spaventava più di tutto, più della morte. Fissò Rin negli occhi finché semplicemente non smise di vedere.
Il suono del suo collo che si spezzava fu l'ultima barriera distrutta della sanità mentale del signor Fukui. Che iniziò a urlare, imprecare, agitarsi tanto da cadere all'indietro facendo sbattere lo schienale della sedia a terra, e continuò a urlare finché le corde vocali non gli si consumarono. Tutti gli altri gli si radunatono attorno, osservandolo, tutti animati dalla stessa voglia. Ma finirlo non spettava a nessuno di loro. Fu Nagisa, saltellando a piedi pari fino a lui, a chinarsi sul suo viso imbruttito dal sangue e dall'espressione completamente folle. "Ciao" disse con la voce trillante e allegra, agitando un trapano a batterie davanti ai suoi occhi. Il signor Fukui non sembrò nemmeno vederlo, tanto il dolore l'aveva reso fuori di sé. Nagisa premette l'interruttore, mentre il resto del gruppo si chinava e chiudeva su di lui.
Quando i sei ragazzi uscirono dalla casetta desolata e solitaria, una coppia di anziani che passava di lì li guardò e sorrise, agitando la mano. Nagisa fece un sorriso a trentadue denti, salutando di rimando. Rimase a fissarli per qualche secondo, poi fece un cenno con la testa e guidò il gruppo altrove.
Current Mood:
shocked

Current Music: Kirisaki Carnival - Kaji Yuuki
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