Titolo: my true love is a man who never existed at all
Fandom: Free!
Personaggi: Rin/Gou Matsuoka
Genere: angst
Avvertimenti: incest, pwp
Parole: 394
Note: per il prompt numero 40 della Maritombola. Tirata fuori dal culo, quasi letteralmente, ecco. *sospira*



He said,
"Go where you have to,
For I belong to you until my dying day"



Dentro e fuori, si ripete fra i denti, urlato nella sua testa, la testa fra le mani. Dentro e fuori, si ordina mentre corre, il respiro che entra ed esce dai suoi polmoni, aria che brucia quando torna a casa sapendo esattamente cosa lo spetta, cioè la peggiore delle torture. Dentro e fuori, pensa, mordendosi la lingua quando Gou lo guarda e dice qualcosa che lui non può sentire, troppo occupato a ripetersi di non rimanere troppo a lungo nella sua testa. Perché da quando è iniziata la sensazione di una presa forte e stretta attorno ai suoi polmoni dal momento in cui si risveglia a quello in cui finalmente riesce a chiudere gli occhi, nemmeno sé stesso è un luogo sicuro. Deve uscire, vedere Makoto e Haru e Nagisa e fare la lotta con loro, buttare via con violenza tutti quei pensieri.
Quando passa davanti alla stanza di Gou evita sempre di guardarla, di sbirciare, terrorizzato da tutto quello che il suo stesso corpo gli sta facendo. Quando la vede e quando ne sente l'odore in casa avverte le ore di istinto represso di avvicinarsi a lei. Invece, con prepotenza, la prende a spintoni, o le parla a malapena. Ha bisogno di respirare.

Dentro e fuori, si ripete finalmente dopo anni, spingendosi in lei con decisione e con le mani che tremano attorno al viso di Gou, l'espressione che pare un ritratto del dolore. Dentro e fuori di lei, le viene in corpo e la sente contrarsi attorno a lui, eppure non gli sembra ancora abbastanza. Quando la guarda negli occhi, l'avverte stretta attorno a lui, le lacrime nei suoi occhi e poi il sapore delle sue labbra in bocca, la paura che le impedisce di parlare. E Rin vorrebbe stringerla a sé, continuare a spingersi dentro di lei fino a farla smettere di pensare, piangere, respirare, ma tutto ciò che pensa è dentro e fuori, la guarda e lei gli legge il pensiero, non una parola mentre si dividono, i corpi nudi che improvvisamente sentono freddo. "Rin," lo chiama debolmente, ma lui è già andato fuori. Forse non tornerà più da lei in quel modo, ma provare a tenerlo stretto le può solo fare male al cuore. A quello ormai ci è abituata, almeno da quando lo ha rivisto in aeroporto, lo sguardo spento che già rifletteva la sua nuova filosofia di vita. Dentro e fuori.

 
 
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