12 April 2015 @ 05:16 pm
Titolo: Push Pull
Fandom: Free!
Personaggi: Yamazaki Sousuke/Matsuoka Rin
Genere: erotico, romantico
Avvertimenti: fandom!AU (Suits), future!fic
Parole: 2512
Note: sempre per la Notte Bianca @ [livejournal.com profile] free_perlatrama. il prompt era una Suits!AU e il pairing di riferimento era la Harvey/Donna QUINDI NON POTEVO NON SCRIVERE STA AU DIMMERDA CHE è DIVENTATA DECISAMENTE TROPPO LUNGA PER UNA ROBA COSì XDDDD vabbè. Also, FESTA GRANDE CHE HO SCRITTO UNA FIC DOVE NAGISA NON C'è XDDDDD SONO CAPACE DI SCRIVERE FICCY SU FREE! SENZA NAGISA AMATEMI. *ride*


Ci hanno già provato una volta. E quella volta è successo un disastro. Per il lavoro, ovviamente.
Sousuke aveva ancora poca esperienza, soprattutto in fatto di lavoro in ufficio. Ed aveva appena incontrato il suo segretario, senza mettere in conto che fosse la creatura più bella e felina sulla quale avesse mai messo gli occhi. Allora, non era successo molto. C'era stato un po' di flirting sommesso, uno sfiorarsi delicato senza mai nemmeno avvicinarsi al limite della 'decenza'. Eppure, allora, era sembrato più di un gioco, uno stuzzicarsi vicendevole senza conseguenze. Ma comunque aveva finito per risucchiarli entrambi in un gorgo quasi senza uscita. Nel caso di Sousuke, era diventata una ossessione, un vero e proprio pensiero martellante.
I denti di Rin, che immaginava spesso affondati nella propria pelle. Le sue ciocche rosse. Le sue sopracciglia che prendevano pieghe perfettamente espressive. Gli occhi, guizzanti, in un certo senso taglienti, pieni di vita. Ed il suo corpo dalle forme strette eppure inconfondibilmente maschili, la voce, ma anche una certa delicatezza che l'uomo avrebbe sempre cercato di nascondere.
Con battute mordenti, espressioni dure, silenzi che si facevano sentire più di un urlo nel deserto. Sousuke era perso già da allora, ogni giorno si ripeteva che il suo desiderio nei confronti del segretario sempre seduto pochi metri vicino a lui era solo fisico, che una volta se lo sarebbe sbattuto e poi non ci avrebbe più pensato. Sì, si diceva, Rin infestava i suoi pensieri perché voleva farlo sedere su di sé e vederlo cavalcare e sentire che versi sarebbero usciti da lui. Non era innamorato del modo in cui ghignava, del modo in cui le sue comunicazioni avevano sempre un tocco personale.
Non era innamorato, nonostante tutto, del modo in cui una giornata di lavoro diventava meno documentazione e più un pensare alle persone dietro quella documentazione. Sousuke aveva trovato un buon modo di lavorare ed avere a che fare con clienti e sconfitte, ed era la separazione netta fra cliente e sé stesso.
Questo lo aveva reso all'apparenza freddo, distaccato, ma gli aveva anche dato una concentrazione totale sulle falle, sui buchi nella logica, sulle virgole e su tutto ciò che sarebbe potuto tornargli utile. Si era detto molte volte che in fondo la spersonalizzazione che praticava a lavoro era un bene anche per loro.

Ed a Rin aveva relegato il ruolo di ponte fra sé stesso e l'umanità dei propri clienti. Nonostante il suo continuo separare la propria vita in categorie rigide, Rin gli ricordava costantemente che le vittorie non erano solo prestigio guadagnato, erano la rovina o il successo e la vita di qualcun altro. Ma lo faceva in modo lieve, serpentino, glielo faceva notare in momenti di rabbia e allora tutto prendeva una prospettiva più sana. Allora, il ruolo di Rin non era più solo ricordare date e organizzare incontri, era diventato qualcosa di più intimo. Gli era entrato in testa, si era connesso con lui, aveva imparato come interagire con un uomo silenzioso e all'apparenza gelido come Sousuke.
Alla fine avevano superato un limite che, ad onor del vero, non avevano mai stabilito. Rin si era avvicinato troppo. Per gioco, per scherzo o per qualche altro motivo, avevano condiviso un bacio in ascensore. Nulla di che, un tocco appena, forse lo sfogo di una frustrazione, eppure lo sguardo di Rin nei suoi confronti da quel momento non era più cambiato.
Era uno sguardo che inizialmente era solo quello di qualcuno che vuole di più, e poi col tempo - settimane, mesi e infine anni - si era declinato in qualcosa di desideroso, sì, ma rassegnato.
Il resto dell'ufficio aveva intuito tutto. Gou, la sorella di Rin, ogni tanto buttava l'argomento con noncuranza, e prendeva sguardi differenti da un po' tutte le direzioni - quello rabbioso e frustrato di Rin, quello imbarazzato di Sousuke. In realtà però non ne avevano mai parlato, non davvero. E forse proprio per quello, Rin era diventato un punto debole. Un punto di domanda mai risolto, un tallone d'Achille che Sousuke aveva creato tutto da solo e che aveva ferito entrambi nel frattempo.

Un punto debole che era stato usato come leva da svariati avvocati di studi diversi in vari modi per distrarlo. Ci erano riusciti troppe, troppe volte, finché Sousuke non aveva deciso di tagliare completamente il nastro che pian piano l'aveva legato a Rin, nonostante quella fosse una scelta difficile.
E da allora, l'altro aveva assunto un atteggiamento altrettanto distaccato. Meglio così, si era detto, sicuramente ha capito. E sì, in un certo senso Rin capiva, eppure non poteva per natura nascondere qualcosa che aveva determinato il proprio ritmo di ufficio così a fondo. E non poteva sicuramente fare finta che non ci fosse stato nulla quando tutti i loro colleghi gli passavano a volte occhiate maliziose che lui doveva incassare in silenzio senza poter rispondere che lui avrebbe voluto fare qualcosa a proposito. Ma Sousuke era il suo capo, e lui era solo quello che sedeva alla scrivania accanto ricordandogli le sedute per discutere un caso o una cena di lavoro. Nient'altro, si era ripetuto più e più volte mentre accarezzava il pensiero di chiedergli di uscire insieme. E non per un film o per andare a vedere il baseball. Non per una cena di lavoro.

Sousuke non aveva preso nulla sotto gamba. Non si era mai detto che quel bacio aveva perso il suo significato - qualsiasi esso fosse - e che poteva smettere di preoccuparsene. Era il grande non-detto fra loro, lo sarebbe sempre stato finché...
"Dì un po', Yamazaki-san, ma c'è mica qualcosa fra te e Rin?" Momotarou, lo stagista nuovo, chiede all'avvocato proprio mentre sta uscendo dal proprio ufficio. Ad alta voce. In corridoio.
Solo un paio di teste si girano, ma tutti hanno sentito. Rin non guarda, ma le sue dita si congelano sulla tastiera ed un rossore prende velocemente ad occupare il suo viso.
"Fatti gli affari tuoi, Mikoshiba," Sousuke risponde freddissimo, per poi affrettarsi fuori dall'edificio guardando sempre dritto e senza incontrare lo sguardo di nessuno.

"Uh, questo ha lasciato passare troppo tempo, eh?" Rin chiede mentre appoggia una tazza di caffè di fianco a lui, qualche giorno dopo, quando Sousuke è solo nell'intero studio e sta studiando documenti per un caso di usucapione.
"Già," Sousuke risponde sovrappensiero e poi sorseggia il caffè con un cenno di ringraziamento, già dimentico dell'accaduto, senza nemmeno alzare lo sguardo.
"A proposito, Momo ha ragione. C'è mica qualcosa fra noi?" Il rosso insiste, questa volta diretto e piuttosto spazientito. Sousuke quasi sputa il caffè, evidentemente preso di sprovvista. Guarda in alto, verso il suo segretario che lo sta fissando con uno sguardo amaro, rassegnato. Dopo anni, la sua ormai è una domanda retorica. Ovvio che no, si dice. Mai mischiare lavoro e vita personale.
"Rin, lo sai che non parliamo di quello," finalmente Sousuke risponde, dopo essersi ricomposto.
"Vuoi dire che tu non ne parli!" L'altro ribatte, immediatamente perdendo la sua compostezza. La pazienza l'ha persa tanto tempo fa. La speranza ancora prima. "E forse funziona per te, ma io devo starti seduto vicino tutti i giorni senza neanche sapere cosa pensi di me. Non stai solo evitando di parlare di uno stupido bacio, mi stai proprio chiudendo fuori da qualsiasi conversazione che non sia lavoro e non mi sta più bene, Sousuke."
L'altro prende un lungo respiro. Doveva succedere, prima o poi, dice rimproverandosi.
"Allora parliamo. Di cosa parliamo? Di come la mia cotta per te stava cominciando a mettermi in svantaggio?" Risponde infine, guardandolo con una certa quantità di dolore.
"Ha messo te a svantaggio quindi quello che penso io non importa?"
"Non ho detto questo," Sousuke ribatte subito, accigliandosi.
"...Forse se avessimo esplorato la cosa, non ti saresti sentito così vulnerabile, e non avresti chiuso fuori me," Rin continua, ignorandolo, finalmente prendendo sempre più forza per sbattergli in faccia tutto ciò che ha taciuto per anni.
"Esplorato come? Cosa volevi? Fiori? Cenette romantiche?" Sousuke risponde con calma, sentendosi però messo al muro.
"Anche!" Rin ammette, arrossendo. Ma non perde la propria determinazione. "Quello, o una semplice conversazione. Non so, qualcosa di elementare come lasciarmi dire che non sei solo il mio capo, e che quello comunque non era solo un bacio. Dammi del coglione, ma mi hai tenuto accanto a te tutto questo tempo e non hai mai reagito. Non hai mai detto niente a proposito."
"Vuoi che ti dica i fatti? I fatti sono che prima di tutto è sconveniente; secondo, una cosa del genere non è professionale e mischierebbe lavoro e--"
"Ma tu cosa provi?" Rin lo interrompe, sempre accigliato, ed ora arrossendo.
Sousuke lo ama anche ora che lo mette in un angolo, anche ora che lo costringe ad affrontare qualcosa che aveva sotterrato da così tanto. L'ha amato forse dal momento in cui l'ha chiamato nel cuore della notte per ricordargli un appuntamento importante il giorno dopo, che Sousuke non aveva segnato da nessuna parte. O forse da prima. Ma non sa con quali parole dirlo, perché 'ti amo' non è nel suo vocabolario, molto semplice. E quindi rivolge lo sguardo fuori, alle luci e alla vita di Tokyo.
"Posso baciarti di nuovo? Non ce la faccio veramente più. Pensavo che sarei riuscito a sopportarlo più a lungo," Rin riprende, sospirando per la stanchezza. "Ma evidentemente non è così."
Sousuke sa che se lo bacia non smetterà mai.

E quindi, di nuovo, è Rin a prendere l'iniziativa. Gli si siede accanto e afferra il suo viso. Lo sguardo di Sousuke non è nemmeno sorpreso, è solo indifeso, quasi lo supplica di non complicare le cose. Ma Rin non fa le cose a metà, ed ha aspettato fin troppo.
E quindi, col suono del traffico e del j-pop ovattato come sottofondo, le loro labbra si uniscono di nuovo, ma questa volta c'è fame e questa volta non ci sono scuse per scappare. Sousuke chiude gli occhi, si sente debole, si rende conto che quando si tratta di Rin lo è sempre stato. Si rende conto che in fondo l'ha sempre saputo.
Il bacio è tranquillo inizialmente, calcolato nonostante tutto, solo dopo la persona che Sousuke è in ufficio dimentica il rigore, e ricorda invece il modo in cui la vita al di fuori di quel contesto è uno scorrere vivace di sensazioni anche per lui.
I documenti giacciono allora solitari sul tavolino mentre Sousuke afferra i fianchi del ragazzo sulle sue labbra, lo stringe a sé, passa le dita fra i suoi capelli. Rin è tutto un brivido, arrossisce come una mela, ma sorride. Sorride come quella volta in cui erano andati a fare un po' di boxe assieme e si erano procurati un bel po' di lividi per poi giurare di non andarci mai più.
Per vedere Rin sorridere ancora a quel modo, Sousuke aveva accettato di andarci altre dieci volte. Ora che può vedersi riflesso nelle sue pupille, negli occhi mezzi abbassati dell'altro, si dà dello stupido per non averlo fatto prima. E poi rabbrividisce a sua volta, con l'idea di infilare la propria mano fra le sue gambe, solo per vederlo reagire, eppure sarebbe così strano visto che lavorano fianco a fianco da così tanto.
Eppure nulla gli impedisce di farlo. Nulla gli impedirebbe di spingere i limiti un po' più un là.
Dev'essere ubriaco o drogato, pensa, perché ora non gli interessa più il fatto che sono nel suo ufficio. Anzi, la cosa rende tutte le sue idee ancora più invitanti. E in fondo, Rin potrebbe avere ragione. Se semplicemente si rende conto che mentire tutto il tempo è stato completamente inutile, forse non si sentirà più indebolito dal fatto che, oggettivamente, ama una persona.
Forse potrebbe sentirsi rafforzato, invece.

Lo ha immaginato più e più volte nudo, quando era a casa da solo, magari frustrato e bisognoso di calmarsi. Ma l'immaginazione non potrebbe mai fare giustizia alla realtà. Rin è bellissimo. Non glielo dice, però, troppo occupato a ripetere il suo nome con un tono improvvisamente caldo. L'altro reagisce a tutti i suoi tocchi, allarga le gambe, si fa preparare ma non ha più pazienza, non sa più aspettare, ora è il suo momento di decidere. E Sousuke finalmente un po' si fida. Stringe i suoi fianchi mentre Rin scende sulla sua erezione, geme sulle sue labbra in un modo che sa di intimo e quindi di qualcosa di diverso. Sousuke non ha mai davvero assaggiato intimità con lui. E ora si trova con un rimpianto nella voce mentre beve i gemiti liquidi e animali di quest'uomo stretto attorno a lui. Lo guarda supplice, fa scorrere le dita sulla pelle della sua schiena, mentre Rin scende sempre più a fondo su di lui e stringe le dita fra i suoi capelli corti e scuri.
"Perdonami, Rin," sussurra, baciandogli il collo.
Rin sospira, scuote la testa.
"Prima scopami contro la finestra," sibila, a denti stretti per poi, possessivo, mordere il suo labbro.
Sousuke sbatte le palpebre, e poi ride, stringendoselo contro. Si è reso conto delle stronzate che ha pensato tutto il tempo e dell'inutilità nel fingere, e di quanto tempo ha sprecato cercando di chiudere fuori qualcuno che inevitabilmente avrebbe continuato a bussare.
"Okay."

Ed è così che si trova a stringerlo da dietro, sul punto di venire dentro di lui una seconda volta; spingendo dentro di lui con una forza che pare cercare di rimediare a tutto il sesso che non hanno fatto, e sussurrando Rin tutto il tempo con la voce che trema, come se quello fosse un modo per rimediare a tutto l'amore che non si sono dati finora per colpa sua. Più ascolta la sua voce e più si rende conto di non conoscerlo affatto come vorrebbe, non va bene. E più affonda dentro il suo corpo caldo, più lo tiene stretto al suo petto, più lo vede così da vicino più si convince che sia giusto invece tenerselo vicino, prezioso e bello com'è, anche se c'è una forte possibilità che qualcuno li veda, considerato il fatto che la luce spenta non può davvero nasconderli visto che le mani di Rin sono premute contro il vetro ed il suo respiro appanna il vero, che trema ad ogni spinta.
"Sousuke," Rin risponde, col viso premuto contro la propria mano, e con la coda dell'occhio lo guarda quando viene, e poi chiude i propri col cuore che batte così forte. Sousuke può sentirlo, la propria mano non ha mai lasciato il suo petto. Gli bacia il collo, continua a spingere sempre più veloce finché i suoi fianchi non tremano, ed allora Rin sorride, sente il preservativo riempirsi, e sghignazza.
"Ho mentito," sibila, giocoso.
"Cosa?" Sousuke esala, appoggiato contro di lui.
"Dovrai fare un bel po' di altre cose per farti perdonare. Per cominciare," Rin ansima, "domani andiamo a vedere un film che piace a me."
"Come vuoi," Sousuke replica, stringendoselo contro di nuovo. Improvvisamente sono cambiate così tante cose, per esempio il fatto che non vuole mai più lasciarlo andare o vederlo triste o anche solo contrariato. Specialmente se il motivo è sé stesso.
Anche se i gusti di Rin in fatto di film sono orribili.
 
 
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