Titolo: dirty teenage love
Fandom: Free!
Personaggi: Rei/Nagisa
Genere: erotico, romantico
Avvertimenti: hurt/comfort, handjob, future!fic (durante il loro terzo anno)
Parole: 1317
Note: scritta per il p0rnfest e per aggiungere 888 parole al counter di FDP così da raggiungere le 150.000 parole nel giro dell'anno!!! *PPPP* <333333 omg che bello, sono così contenta ç_ç
La musica alta che risuona dal cortile della scuola non sembra distrarli. Per niente. Col manto di Rei avvolto attorno a loro, per ripararli dal freddo di fine Dicembre nonostante siano al chiuso, si guardano e sembrano non sentirne neanche una nota. Neanche una. Nulla del mondo fuori sembra raggiungerli, troppo presi l'uno nell'altro. Tentano di non fare rumore nei bagni della scuola con respiri spezzati e bocche strette, respiri brevi e tremuli. Sono chiusi in un groviglio di corpi troppo presi dalla frenesia dell'eccitazione sessuale, troppo stravolti dagli ormoni pompati quasi a forza in loro, col sudore caldo sotto i vestiti ed i respiri che si mischiano assieme violenti ogni volta che una delle loro mani si infila fra le gambe dell'uno o dell'altro, ogni volta che i loro bacini cozzano insieme.
"Nagisa-kun," Rei chiama con la voce strozzata da una eccitazione che non riesce a capire bene. O forse sì. Forse non ha bisogno di ricordare che sensazioni l'hanno fatto impazzire, quando ha visto Nagisa vestito con la gonna più corta dell'universo, praticamente inutile, fare l'occhiolino a chiunque attorno a lui.
Non prova neanche la necessità di ricordare il momento in cui uno dei ragazzi della scuola si è avvicinato a lui, ghignando, e assieme ai suoi degni compari si è messo a ridergli in faccia solo per vedere l'espressione di Nagisa cascare a pezzi ai suoi stessi piedi.
"Avevo ragione, sei proprio una donnina," il bullo aveva sputato, con la sua risata grossa e forzata, i denti tutti in mostra, e i suoi amici circondavano Nagisa facendo eco con stupide risate. Rei non può permettersi di ricordare l'espressione distrutta di Nagisa, quando ha fatto un paio di passi indietro coi suoi stivaletti di gomma, combattendo con se stesso per non piangere, la rabbia che brillava nei suoi occhi mentre altri studenti osservavano la scena, chi ridendo, chi con aria preoccupata. Ha promesso tanto tempo fa che non avrebbe più pianto - neanche per la furia - davanti alla prepotenza, anche se questa scena gli ricorda certi episodi delle elementari. Di prima che avesse degli amici veri. Metà dei quali sono andati via da Iwatobi.
Rei non può ricordare tutte queste cose, altrimenti sa che lascerebbe il corpo acceso, caldo ed eccitato del suo ragazzo, che sta consolando in modo forse bizzarro ma effettivo dopo averlo trascinato via per non mettere le mani addosso a quella feccia, e correrebbe il più veloce possibile a piantare un pugno sul grugno grottesco di quel ragazzo che ha osato far sentire il suo Nagisa come una anomalia. Quel marmocchio schifoso che non aveva altro da fare nella vita se non accanirsi contro una creatura tanto bella e dolce. Tanto forte, in realtà.
Invece di ricordare, accompagna il corpo di Nagisa a girarsi, gli abbassa le mutandine sottili. I loro respiri che si fanno affannosi, i vestiti giacciono accartocciati giù per le gambe o per terra dov'è sporco ma non importa. Rei lo accarezza, con le mani che si fermano a ricoprire di attenzioni tutti i punti più sensibili del corpo esile ma muscoloso del suo ragazzo, con sussurri che fanno abbassare tutte le sue difese per coccolarne la vulnerabilità, il cuore innocente e puro.
"Sei bellissimo. Il tuo costume mi fa impazzire, Nagisa-kun. L'hai indossato solo per me, vero?" Mormora piano, con le dita che si stringono attorno al cazzo di Nagisa, pompano lente e poi veloci e poi di nuovo lente, lo accarezzano, con i polpastrelli che sfregano delicati contro la punta già imperlata di liquido spesso.
Il viso di Nagisa si contorce tutto rosso, la bocca si apre con il principio di un gemito che poi si blocca in fondo alla gola come se ricordasse che il sesso qui è vietato, allora serra le labbra di nuovo frustrato, china il capo cercando di trattenersi, stretto com'è nel vestito provocante che ha comprato di nascosto, dicendo al commesso che era per la sua ragazza.
Certo, venire alla festa in maschera della scuola vestito da streghetta sexy potrebbe non essere stata una buona idea, ma Rei la adora. Adora che Nagisa abbia scelto quel costume proprio per soddisfare le perversioni del proprio ragazzo... ciò che non gli piace è che per ottenere quel risultato sia stato umiliato di fronte a tutti i suoi amici.
"Sei bellissimo, Nagisa. Sei bellissimo sempre, sempre, chiunque non lo veda non sa cosa si perde," Rei insiste, la mano che ora scorre più veloce attorno al sesso pulsante dell'altro, le labbra che baciano la nuca ora scoperta.
"Rei-chan," Nagisa mormora, il respiro affannoso, le mani premute contro il muro.
"Sei una meraviglia, sei il ragazzo più bello che esista, e sei tutto mio, vero?"
"A-ah, Rei-chan..." Nagisa ripete, il suo piccolo tenero cuore che batte fino alla follia, mentre stretto contro il corpo dell'altro si tende, respira, si rilassa, e poi si inarca. I suoi respiri diventano molto rumorosi, nonostante una parte di sé sibili di stare zitto, di non farsi scoprire, di non...
Ma smette di darci retta, prende a gemere apertamente anche se il suono rimbomba per i bagni ma non gli interessa, e anche Rei sembra non preoccuparsene, comunque. La sua mano più grande scorre con forza e rapidamente sull'erezione di Nagisa che, disperato, spinge il bacino per avere di più, di più, più forte, più bello, più intenso, di più, ancora, ancora, ancora.
E poi si tende tutto, inarcato, si svuota contro il muro dapprima lindo e pulito, infine si lascia andare all'indietro, fra le braccia di Rei che era pronto a prenderlo e coccolarlo, sebbene si trovino nella piccola cabina poco igienica e sicuramente poco romantica di un bagno pubblico.
"Ah, Rei-chan..." Nagisa cinguetta piano, stravolto, con un piccolo sorriso pigro. "Tu non sei venuto..."
"Non importa, Nagisa-kun..."
L'altro riprende fiato, abbracciando Rei, che mentre con un braccio lo tiene stretto, con l'altro afferra un pezzo di carta igienica per pulire il muro come può. E poi, "forse dovrei levarmi il costume," Nagisa mormora piano, con l'espressione delusa, ferita.
Rei pensa che sia una soluzione piuttosto saggia, ma scuote la testa.
"No." Dice, in tono fermo e quasi duro, facendolo voltare e guardandolo con una espressione decisa. "No, non credo. Vieni lì fuori con me e divertiti, e se qualcun altro prova a dirti che non puoi vestirti così se la vedranno con me," aggiunge con sicurezza.
Nagisa lentamente prende a sorridere, e una risatina esce dalle sue labbra. "Non ho bisogno di un principe azzurro, Rei-chan. No, è che... adesso mi vergogno. Forse non è stata una buona idea," risponde, per poi mordersi il labbro. "Magari lo porterò solo per te, così che solo tu mi possa vedere."
Rei lo guarda, accarezza i suoi capelli incurante del proprio trucco da vampiro rovinato dai baci e dal sudore, e osserva l'espressione piuttosto serena seppure impigrita e stanca del suo ragazzo. Quella idea gli piace. Che Nagisa indossi quel costume solo per lui, che può apprezzarlo.
"Okay... piuttosto, vuoi che andiamo a casa mia e facciamo qualcosa di divertente?" Propone.
"No," Nagisa risponde, ora ergendosi nel suo metro e sessantatre, il petto gonfio. "No, non scapperò come un vigliacco, non lo voglio fare più. Sono al terzo anno, sono grande, vadano a quel paese questi tizi. Tanto fra qualche mese non li vedrò più," dichiara, e poi alza la testa per baciare il mento di Rei. "Posso affrontare dei bulletti. Sono grande e forte," aggiunge delicatamente.
Rei lo guarda con stupore, poi gli accarezza una guancia scaldandosi di tenerezza, ma anche di ammirazione.
"Sì," risponde. "Sì, lo sei. Vuoi ancora togliere il costume?"
"Sì. Voglio divertirmi, quindi facciamo che tu sei il vampiro e io sono la tua vittima designata," Nagisa risponde di nuovo allegro.
Come a voler provare i nuovi ruoli, Rei addenta piano il collo del suo ragazzo, e Nagisa ride, ride con leggerezza, e le loro dita giocano fra loro, prima di intrecciarsi con sicurezza, assieme.
Fandom: Free!
Personaggi: Rei/Nagisa
Genere: erotico, romantico
Avvertimenti: hurt/comfort, handjob, future!fic (durante il loro terzo anno)
Parole: 1317
Note: scritta per il p0rnfest e per aggiungere 888 parole al counter di FDP così da raggiungere le 150.000 parole nel giro dell'anno!!! *PPPP* <333333 omg che bello, sono così contenta ç_ç
La musica alta che risuona dal cortile della scuola non sembra distrarli. Per niente. Col manto di Rei avvolto attorno a loro, per ripararli dal freddo di fine Dicembre nonostante siano al chiuso, si guardano e sembrano non sentirne neanche una nota. Neanche una. Nulla del mondo fuori sembra raggiungerli, troppo presi l'uno nell'altro. Tentano di non fare rumore nei bagni della scuola con respiri spezzati e bocche strette, respiri brevi e tremuli. Sono chiusi in un groviglio di corpi troppo presi dalla frenesia dell'eccitazione sessuale, troppo stravolti dagli ormoni pompati quasi a forza in loro, col sudore caldo sotto i vestiti ed i respiri che si mischiano assieme violenti ogni volta che una delle loro mani si infila fra le gambe dell'uno o dell'altro, ogni volta che i loro bacini cozzano insieme.
"Nagisa-kun," Rei chiama con la voce strozzata da una eccitazione che non riesce a capire bene. O forse sì. Forse non ha bisogno di ricordare che sensazioni l'hanno fatto impazzire, quando ha visto Nagisa vestito con la gonna più corta dell'universo, praticamente inutile, fare l'occhiolino a chiunque attorno a lui.
Non prova neanche la necessità di ricordare il momento in cui uno dei ragazzi della scuola si è avvicinato a lui, ghignando, e assieme ai suoi degni compari si è messo a ridergli in faccia solo per vedere l'espressione di Nagisa cascare a pezzi ai suoi stessi piedi.
"Avevo ragione, sei proprio una donnina," il bullo aveva sputato, con la sua risata grossa e forzata, i denti tutti in mostra, e i suoi amici circondavano Nagisa facendo eco con stupide risate. Rei non può permettersi di ricordare l'espressione distrutta di Nagisa, quando ha fatto un paio di passi indietro coi suoi stivaletti di gomma, combattendo con se stesso per non piangere, la rabbia che brillava nei suoi occhi mentre altri studenti osservavano la scena, chi ridendo, chi con aria preoccupata. Ha promesso tanto tempo fa che non avrebbe più pianto - neanche per la furia - davanti alla prepotenza, anche se questa scena gli ricorda certi episodi delle elementari. Di prima che avesse degli amici veri. Metà dei quali sono andati via da Iwatobi.
Rei non può ricordare tutte queste cose, altrimenti sa che lascerebbe il corpo acceso, caldo ed eccitato del suo ragazzo, che sta consolando in modo forse bizzarro ma effettivo dopo averlo trascinato via per non mettere le mani addosso a quella feccia, e correrebbe il più veloce possibile a piantare un pugno sul grugno grottesco di quel ragazzo che ha osato far sentire il suo Nagisa come una anomalia. Quel marmocchio schifoso che non aveva altro da fare nella vita se non accanirsi contro una creatura tanto bella e dolce. Tanto forte, in realtà.
Invece di ricordare, accompagna il corpo di Nagisa a girarsi, gli abbassa le mutandine sottili. I loro respiri che si fanno affannosi, i vestiti giacciono accartocciati giù per le gambe o per terra dov'è sporco ma non importa. Rei lo accarezza, con le mani che si fermano a ricoprire di attenzioni tutti i punti più sensibili del corpo esile ma muscoloso del suo ragazzo, con sussurri che fanno abbassare tutte le sue difese per coccolarne la vulnerabilità, il cuore innocente e puro.
"Sei bellissimo. Il tuo costume mi fa impazzire, Nagisa-kun. L'hai indossato solo per me, vero?" Mormora piano, con le dita che si stringono attorno al cazzo di Nagisa, pompano lente e poi veloci e poi di nuovo lente, lo accarezzano, con i polpastrelli che sfregano delicati contro la punta già imperlata di liquido spesso.
Il viso di Nagisa si contorce tutto rosso, la bocca si apre con il principio di un gemito che poi si blocca in fondo alla gola come se ricordasse che il sesso qui è vietato, allora serra le labbra di nuovo frustrato, china il capo cercando di trattenersi, stretto com'è nel vestito provocante che ha comprato di nascosto, dicendo al commesso che era per la sua ragazza.
Certo, venire alla festa in maschera della scuola vestito da streghetta sexy potrebbe non essere stata una buona idea, ma Rei la adora. Adora che Nagisa abbia scelto quel costume proprio per soddisfare le perversioni del proprio ragazzo... ciò che non gli piace è che per ottenere quel risultato sia stato umiliato di fronte a tutti i suoi amici.
"Sei bellissimo, Nagisa. Sei bellissimo sempre, sempre, chiunque non lo veda non sa cosa si perde," Rei insiste, la mano che ora scorre più veloce attorno al sesso pulsante dell'altro, le labbra che baciano la nuca ora scoperta.
"Rei-chan," Nagisa mormora, il respiro affannoso, le mani premute contro il muro.
"Sei una meraviglia, sei il ragazzo più bello che esista, e sei tutto mio, vero?"
"A-ah, Rei-chan..." Nagisa ripete, il suo piccolo tenero cuore che batte fino alla follia, mentre stretto contro il corpo dell'altro si tende, respira, si rilassa, e poi si inarca. I suoi respiri diventano molto rumorosi, nonostante una parte di sé sibili di stare zitto, di non farsi scoprire, di non...
Ma smette di darci retta, prende a gemere apertamente anche se il suono rimbomba per i bagni ma non gli interessa, e anche Rei sembra non preoccuparsene, comunque. La sua mano più grande scorre con forza e rapidamente sull'erezione di Nagisa che, disperato, spinge il bacino per avere di più, di più, più forte, più bello, più intenso, di più, ancora, ancora, ancora.
E poi si tende tutto, inarcato, si svuota contro il muro dapprima lindo e pulito, infine si lascia andare all'indietro, fra le braccia di Rei che era pronto a prenderlo e coccolarlo, sebbene si trovino nella piccola cabina poco igienica e sicuramente poco romantica di un bagno pubblico.
"Ah, Rei-chan..." Nagisa cinguetta piano, stravolto, con un piccolo sorriso pigro. "Tu non sei venuto..."
"Non importa, Nagisa-kun..."
L'altro riprende fiato, abbracciando Rei, che mentre con un braccio lo tiene stretto, con l'altro afferra un pezzo di carta igienica per pulire il muro come può. E poi, "forse dovrei levarmi il costume," Nagisa mormora piano, con l'espressione delusa, ferita.
Rei pensa che sia una soluzione piuttosto saggia, ma scuote la testa.
"No." Dice, in tono fermo e quasi duro, facendolo voltare e guardandolo con una espressione decisa. "No, non credo. Vieni lì fuori con me e divertiti, e se qualcun altro prova a dirti che non puoi vestirti così se la vedranno con me," aggiunge con sicurezza.
Nagisa lentamente prende a sorridere, e una risatina esce dalle sue labbra. "Non ho bisogno di un principe azzurro, Rei-chan. No, è che... adesso mi vergogno. Forse non è stata una buona idea," risponde, per poi mordersi il labbro. "Magari lo porterò solo per te, così che solo tu mi possa vedere."
Rei lo guarda, accarezza i suoi capelli incurante del proprio trucco da vampiro rovinato dai baci e dal sudore, e osserva l'espressione piuttosto serena seppure impigrita e stanca del suo ragazzo. Quella idea gli piace. Che Nagisa indossi quel costume solo per lui, che può apprezzarlo.
"Okay... piuttosto, vuoi che andiamo a casa mia e facciamo qualcosa di divertente?" Propone.
"No," Nagisa risponde, ora ergendosi nel suo metro e sessantatre, il petto gonfio. "No, non scapperò come un vigliacco, non lo voglio fare più. Sono al terzo anno, sono grande, vadano a quel paese questi tizi. Tanto fra qualche mese non li vedrò più," dichiara, e poi alza la testa per baciare il mento di Rei. "Posso affrontare dei bulletti. Sono grande e forte," aggiunge delicatamente.
Rei lo guarda con stupore, poi gli accarezza una guancia scaldandosi di tenerezza, ma anche di ammirazione.
"Sì," risponde. "Sì, lo sei. Vuoi ancora togliere il costume?"
"Sì. Voglio divertirmi, quindi facciamo che tu sei il vampiro e io sono la tua vittima designata," Nagisa risponde di nuovo allegro.
Come a voler provare i nuovi ruoli, Rei addenta piano il collo del suo ragazzo, e Nagisa ride, ride con leggerezza, e le loro dita giocano fra loro, prima di intrecciarsi con sicurezza, assieme.
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