Andrea ci sta dando dentro con la rabbia e col dolore, ed artisticamente lo apprezzerei per le emozioni crude che mette nel suo urlare che mi ricordano quelle espresse da un quadro espressionista tedesco, ma oggettivamente canta da cani e vorrei poterglielo dire senza sentirmi dare della snob e della guastafeste. Che poi, non è che si stia divertendo, negli ultimi giorni, credo invece che si stia leccando le ferite e che ci stia prendendo gusto.


"Cristo santo, Andrea, ho capito che hai il cuore a pezzi, ma ti pare il caso di infliggere tutto questo su di noi?" Giorgio insiste, perché apparentemente non ha ancora capito con chi ha a che fare. Io e Ilaria ci guardiamo con due sospiri sincronizzati, poi lei beve il suo tè quasi in un sorso solo e infine mi sorride.
"Beh, amore, io vado a lavoro," mi dice poi, alzandosi e premendomi un bacio appiccicoso sulla guancia, cosa alla quale rispondo afferrandole un braccio e tirandola a me per premerle un bacio come si deve sulle labbra, e che fa girare la testa a Giorgio così velocemente che mi stupisco del fatto che non gli si sia spezzato il collo.
"Non lasciarmi qua con questi due disagiati..." la supplico pulendomi le labbra dal suo smalto, ma lei sorride. "Ma tu cominci fra mezz'ora, no?"
"Patata, non voglio stare qui a sentire Andrea che canta roba deprimente prima di andare a lavorare," lei mi risponde evitando con tatto di criticare la qualità del canto sebbene sia l'unica che potrebbe permetterselo, per poi avvicinarsi alla porta del bagno afferrando la sua borsetta rossa al volo. "Però tu continua, tesoro!" Aggiunge, prima di ridacchiare e scappare a balzelli.
"Ovvio," Andrea risponde, la voce un po' più bassa e mascolina di quella che aveva un anno fa, e che suona arrabbiata fra le gocce che cadono sul suo corpo e che ticchettano sul marmo della doccia.
"Non incoraggiarlo," sibilo mentre mi sfreccia accanto, passandomi le dita fra i capelli perlopiù secchi. Scuoto la testa con un broncio, ma quando la vedo sorridere e farmi l'occhiolino non riesco a rimanere arrabbiata con lei. Dannazione alla sua bellezza e perfezione. Che ci fa una Afrodite con una reincarnazione fisica accurata di Pan?
Giorgio sembra gradire molto, perché vedo sul suo viso la stessa espressione di quando si guarda Prison School. Ci ha spiegato che non gli piace, che a livello di trama si tratta solo di una scusa per mettere i guardoni in un anime ecchi, eppure non si è perso un episodio, e ogni tanto fa pure i rewatch. Lo so perché ho visto la stessa scena di sfuggita dal suo laptop almeno tre volte. Quella della Preside che asciuga le tette ad una... studentessa? Sì, insomma, ogni tanto si guarda quella roba.
"Senti, Baloo, se vuoi vedere roba lesbo vai nella tag del cunnilingus su YouPorn," abbaio, voltandomi verso di lui.

Finalmente sono tranquilla. Posso leggere gli annunci di lavoro sul sito che ho aperto sul mio smartphone da pochi soldi mezz'ora fa.
Invece cinque minuti di pace dopo, Andrea esce dal bagno vestito solo con una maglia larghissima e prende di nuovo a canticchiare. Prima che riesca a rifugiarsi a letto, riesco pure a cogliere la sua espressione depressa e rabbiosa.
Credo che la cosa che gli bruci di più sia che non è stato lui a mollare Marco, è stato Marco a prendere la decisione, e l'ha fatto al telefono mentre partiva per gli Stati Uniti con la sua presentazione sulla transessualità senza aver nemmeno accennato alla cosa. Insomma, uno stronzo caldo e appena fatto. Immagino che Andrea si senta usato, e che la sua incrollabile fiducia nel genere umano sia stata incrinata da questa botta emotiva, soprattutto perché lui ci aveva creduto. Aveva creduto di aver trovato qualcuno di diverso dal resto, qualcuno che l'avrebbe accettato completamente. E sì, forse Marco l'ha amato, forse c'è stato qualcosa di reale, ma suppongo che ora il tutto sappia di amaro, che ora Andrea si senta stupido per averci voluto credere.
Poco dopo, finalmente mi decido ad alzarmi da tavola, per poi raggiungerlo in camera da letto, dove lo trovo prevedibilmente appallottolato sul piano inferiore del letto a castello, rivolto verso il muro. Rimango lì a guardarlo, incerta sul da farsi, perché so benissimo che se provassi a parlarci mi manderebbe affanculo e si chiuderebbe ancora di più, quindi decido di sdraiarmi accanto a lui nonostante il letto sia stretto, abbracciandolo da dietro.
Lui si irrigidisce, ma poi tira su col naso facendomi sapere che stava piangendo. Lo stringo a me, allora, maledicendo Marco per aver fatto del male al mio Andrea. Il mio Andrea. Il mio migliore amico. Spero che a Marco prenda la diarrea, perché Andrea mi odierebbe se gli augurassi qualcosa di peggio.
"Non ne vale la pena..." piagnucola, inaspettatamente, però lo sento tremare sotto il mio braccio, e sospiro pensierosa. Certo che ne vale la pena. Se Ilaria se ne andasse e ci abbandonasse così, se lo facesse Andrea o se lo facesse Giorgio, mi sentirei persa, in alto mare. Marco non era così stretto a noi, ma sono dell'idea che tutto l'amore che possiamo dare alla fine ne valga la pena, anche quando viene rifiutato o tradito.
"Ci ha perso lui," rispondo, e poi gli bacio i ricci biondi e bagnati. "E sì che ne vale la pena, Andy," aggiungo, con una tenerezza che non mostro spesso. Di certo non la mostro a nessuno fuori da questo appartamento. "Non è colpa tua, è lui il figlio di troia."
Mi aspetto che si giri per urlarmi in faccia, invece lo fa per abbracciarmi meglio, annuendo.
"Ne troverò un altro," dice, ed io passo la mano sulla sua schiena con quanta più dolcezza mi riesca, per poi darci qualche colpetto.
"Ecco, bravo," replico. E poi, "partita a Call of Duty?"
Ce l'ho craccato per Windows, e anche lui ce l'ha installato sul suo, si può fare.
"Tiro fuori i joypad," borbotta, per poi scavalcarmi e andando a pescare il suo Asus.
"Prima mettiti le mutande," gli urlo dietro, ricevendo un rutto per tutta risposta.
Beh, almeno sembra che sia riuscita a rallegrarlo.