Titolo: Lost
Fandom: Originale
Personaggi: Cailu/Eli
Genere: fantasy, romantico
Avvertimenti: niente in particolare.
Parole: 2440
Note: COW-T10, sesta settimana, m4 e fillo le richieste di memory loss e storia con due finali. L'ho scritta esclusivamente perché mi intrigava la cosa dei due finali (cioè in sostanza c'è l'inizio della storia e poi due finali fra i quali scegliere) e sapevo già come l'avrei postata (con i due cut, intendo), infatti sono contentissima di averla fillata anche se porca eva era da un pezzo che non scrivevo originali. Ma è stata una bella sfida <3
Apre gli occhi col profumo di erba fresca nelle narici, il suono di un frullo d’ali accanto a lui, il sole che trafigge i suoi occhi proprio sopra di lui.
Sbatte le palpebre qualche volta, gira la testa di lato. Attorno a lui solo verde, attorno alla sua vita un paio di braccia. Accanto a lui una voce che non riconosce.
"Eli. Eli!"
Eli. Deve essere il suo nome, dal tono di voce. Si gira a guardare - dietro di lui vede un viso, un viso giovane e bellissimo, occhi chiari e scintillanti, grandissimi per la preoccupazione. Occhi lucidi di lacrime. Eli osserva quel viso più a fondo, mentre un mal di testa si fa spazio fra i suoi pochi, vaghi pensieri.
Labbra schiuse per la preoccupazione, gli occhi verdi che lo fissano come se tentassero di farlo cadere nel proprio sguardo, le orecchie aguzze a punta. Ne tocca una delle proprie - almeno quello è rimasto uguale, è umano. Quello dietro di lui, che lo cinge come fosse qualcosa di prezioso, deve essere un elfo. O almeno deve esserlo per metà.
"Chi sei tu?" Chiede, e quasi vorrebbe risucchiare le parole dentro di sé. L'elfo abbassa lo sguardo, con le lacrime appese ai suoi occhi che finalmente cadono, seguite da altre che rotolano giù per le sue guance morbide e tonde senza più il controllo necessario a trattenerle.
"Sono..." inizia a parlare l'elfo, ma scuote la testa. "Non importa come mi chiamo. Non importa più."
Eli lo guarda a lungo, lo guarda con attenzione, poi si guarda attorno. Ricorda pochissime cose. Ricorda il proprio addestramento da mago, ricorda la sua casa e la sua città, e intuisce che devono essere posti lontani, troppo lontani da qui. E si rende conto di essere stretto fra braccia che non sembrano volerlo lasciare andare, braccia che lo stringono con forza, ma che non sembrano volerlo soffocare.
Sono braccia rassicuranti, la voce e gli occhi e le parole dell'elfo a cui appartengono sembrano portare con sé qualcosa che non saprebbe definire. Ma non sembrano una minaccia. Poggia la testa contro la spalla dietro di lui, la voce dell'elfo col quale si è svegliato lo accompagna, fra singhiozzi e parole che non conosce, in un nuovo sonno che forse potrebbe almeno mettere quel mal di testa dall'intensità crescente a riposo.
Apre gli occhi di nuovo, cullato dal profumo di carne speziata, dalla voce di quello sconosciuto che continua a borbottare parole che Eli non riesce a capire, parole che forse una volta avrà conosciuto, ma che ora hanno lasciato solo un vuoto. Quando l'elfo lo vede smette di mescolare quella che deve essere la cena nel calderone, e si precipita accanto a lui con un sorriso sgargiante, un sorriso che forse Eli non ha mai visto. Deve esserci così tanto che solo l'elfo riesce a ricordare, perché possa sorridere in quel modo. Il petto gli si riempie di ghiaccio all'idea che non sappia da dove nasca, quanti altri possa averne visti, il perché un elfo possa provare così tanta gioia solo guardando lui, un piccolo umano dalla vita breve e insignificante. Non conosce le qualità che possono aver legato un elfo a lui in questo modo, così tanto da fare sì che se ne prenda cura. Ma non dice nulla - è un sorriso troppo bello da commentare, e se dicesse qualcosa forse lo rovinerebbe.
"Forse ho trovato una cura," dice l'elfo, sventolando una pergamena davanti a sé. "Stavo aspettando che ti svegliassi, gli incantesimi sulla mente non si possono forzare."
Eli lo guarda, accigliandosi.
"Una cura per cosa?"
"Oh," borbotta l'elfo, mordendosi il labbro, e poi gli accarezza il viso, con un tocco così morbido e gentile che Eli non può far altro che chiudere gli occhi godendo di quel contatto così dolce. "Giusto. Non puoi ricordare." Stringe il suo viso fra le mani, e lo guarda con una intensità che improvvisamente risveglia la mente di Eli dal tepore del sonno. "In breve, io mi chiamo Cailu. Sono un elfo apprendista incantatore, ti ho incontrato tanto tempo fa ad una battuta di caccia, e da allora abbiamo sempre viaggiato insieme. Ci siamo scontrati con un mago qualche giorno fa, e lui ti ha lanciato un incantesimo dell'oblio. È per questo che non ricordi più nulla. E, come dicevo, forse ho trovato una soluzione. Ho aspettato che ti svegliassi perché gli incantesimi sulla mente non si possono praticare senza che l'obbiettivo voglia che vengano formulati, e quindi devi dirmi di tua volontà se vuoi che provi a ridarti la tua memoria."
Cailu prende un lungo respiro, ruba un po' di tempo al momento, e poi gli occhi gli si inumidiscono di nuovo.
"Ma il contro-incantesimo si può provare una volta sola. Se fallisce... la tua memoria resterà così com'è. Vuota. Vedi, la mente è qualcosa di estremamente delicato. E dall'altra parte, può funzionare solo entro tre giorni dal primo incantesimo, questo è il terzo giorno da quando hai perso la memoria, e al momento siamo persi nella foresta senza una mappa. Il mago l'ha bruciata. Ho voluto aspettare, ché forse un mago sarebbe passato da queste parti e mi avrebbe dato una mano, ma pare che ci siamo solo noi qui intorno. Qualche volta ho dovuto portarti sulle spalle perché delle bestie continuavano a cercare di attaccarti."
Eli rimane a guardare l'elfo con gli occhi larghi, sconvolti. La foresta non sembra un luogo così accogliente, dopotutto.
"Vuoi dire che... mi ricordo a malapena il mio nome, tu puoi provare a ridarmi quello che ho perso ma se fallisci non si potrà più fare nulla?" Ripete, e deglutisce a vuoto quando vede lo sguardo del giovane elfo abbassarsi, e poi sbianca quando lo vede annuire.
"Mi dispiace."
Eli abbassa lo sguardo a sua volta. Si chiede perché, un elfo dovrebbe preoccuparsi di un umano come lui. Forse erano amici. Forse erano altro. Forse vale la pena recuperare quello che ha perso, anche solo per sapere cosa possa spingere un elfo a prendersi cura di lui - cosa lo renda così speciale. E se l'incantesimo dovesse fallire... beh, ci avrebbe provato. E non c'è veramente nessuna alternativa, in ogni caso.
Prende un lungo respiro, e quando espira sente l'aria uscire tremante dalle sue labbra.
"D'accordo. Mi pare non ci sia altro da fare, comunque. Ti sei preso cura di me, quindi credo di non avere scelta: mi devo fidare."
Cailu alza di nuovo lo sguardo su di lui, con una espressione di stupore, e il silenzio si estende fino a quando Eli non lo interrompe.
"Cosa c'è?"
"No, è che... pensavo avresti dubitato un po' più a lungo. Non ti sei mai fidato, della mia magia."
Eli alza lo sguardo, osservando la luce del sole giocare e scintillare fra le foglie sopra di loro. La foresta non sembra essere molto fitta, ma sembra estendersi in tutte le direzioni attorno a loro.
"Non ricordo nulla. Non so quanto potente sia la tua magia, non so quanto potente fossi io, non so nulla. Posso solo fidarmi di te."
Cailu lo guarda con le labbra incastrate fra i denti, e finalmente annuisce.
"Quindi posso praticare l'incantesimo della memoria? Devo chiedertelo."
Eli abbassa di nuovo lo sguardo e lo punta su di lui allargando le braccia.
"Non ho scelta. Quindi... sì, puoi farlo."
Cailu lo guarda a lungo, chiude gli occhi e sospira, forse per portare un po' di calma al suo cuore. E poi torna a guardarlo, annuendo.
I preparativi sono lunghi e minuziosi: Eli siede sull'erba con le mani piantate a terra, gli occhi chiusi come da istruzioni, mentre Cailu gli ripete di spingere qualsiasi pensiero lontano dalla propria mente - Eli non lo trova particolarmente difficile, non in questa foresta silenziosa, con questo tepore primaverile che lo culla e lo rilassa. Cailu invece ripete la stessa stringa di parole di quella lingua che Eli non conosce sottovoce, come per impararle perfettamente a memoria, e finalmente la sua voce si disperde nell'aria lasciando spazio solo al silenzio.
Poi, dopo quelle che sembrano ore, la formula torna a vibrare di nuovo, solo una volta, ed Eli avverte il contatto di due mani ai lati della sua testa. Poi un calore intenso irradiarsi dalle mani e un lampo di luce dietro le palpebre. Sente il proprio corpo afflosciarsi immediatamente, e poi la propria mente scivolare via.
La terza volta che apre gli occhi, l'odore della carne bollita sembra essersi affievolito.
La voce di Cailu rimane nell'aria.
Si guarda intorno, e immediatamente lo ritrova. Non gli serve ricordare, quando incrocia il suo sguardo il proprio si accende senza che se ne accorga.
"Cailu," mormora, e quasi non sente le lacrime che scendono dai suoi occhi quando ricorda l'ultima volta che ha sentito il tocco delle sue labbra. È stato tanto tempo fa. Troppo tempo fa. Allunga la propria mano e Cailu gli si avventa addosso, lo abbraccia, stringe il suo viso fra le mani, piange. E poi ride.
"Ha funzionato. Oh, ha funzionato. Eli, ti ricordi di me, vero?"
La sua voce sgorga felice dalle sue labbra ed Eli pensa che non sentiva quel tintinnio nella sua voce da troppo, troppo tempo. Aver perso la memoria deve aver stiracchiato i minuti, le ore, i giorni nella sua mente. E pensare che avrebbe potuto non ricordare nulla e sarebbe stata solo una questione di tempo.
"Mi ricordo di te. Mi ricordo tutto, soprattutto di te," risponde, e chiude gli occhi quando le labbra dolci di Cailu baciano le sue, quando sente di nuovo il suo sapore, la morbidezza della sua pelle, quando sente un fuoco familiare accendersi nelle sue viscere. "Ma non mi ricordo molto bene come sia, accarezzare il tuo corpo. Mi aiuti a ricordare?" Chiede, con un sorriso furbo da ladro e una luce che scintilla in fondo ai suoi occhi.
Cailu lo guarda arrossendo appena. Poi butta la testa all'indietro, ed Eli osserva il candore della sua pelle, il luccichio dei suoi capelli alla luce del sole. Non lo sa proprio, come ha potuto dimenticare il modo in cui batte il suo cuore quando lo guarda.
E poi Cailu si mette a cavalcioni su di lui, spingendolo a terra col fuoco e la gioia negli occhi.
"Ti ricorderò anche quello," dice, abbassandosi a baciarlo ancora.
La terza volta che apre gli occhi, si guarda attorno e vede di nuovo Cailu, l'elfo, e legge nei suoi occhi l'attesa di un verdetto che Eli non può dargli. Non ha avuto scelta. Cailu sicuramente ce l'ha messa tutta, altrimenti non sarebbe valsa nemmeno la pena provarci. Ed Eli chiude di nuovo gli occhi, si acciglia sforzandosi di trovare qualcosa che forse prima non c'era, nella sua mente. Eppure trova solo silenzio, l'assenza di quello che dovrebbe ricordare, solo una frustrazione che sale dalle viscere e non trova via d'uscita. Perché non è colpa sua.
Rivolge lo sguardo a Cailu e non lo sa, come lo dovrebbe guardare. Lo sguardo che si sente rivolgere trema e luccica di speranza, e sebbene ancora non senta di conoscerlo gli fa male, vederlo abbassare lo sguardo e premere le labbra assieme.
Gli fa male in modo bizzarro, sentirlo gemere per il dolore al petto. Quando alza di nuovo lo sguardo su di lui, lo trova arrotolato ai piedi di un albero. Trema. Sembra così piccolo, tutto accartocciato su se stesso, tremante, e sebbene gli sembri di averlo conosciuto solo un paio di giorni fa non può fare a meno di sentire una stretta attorno al cuore.
Potrebbe essere arrabbiato, ma non ne avrebbe ragione. Non sa cosa deve aver perso. Non lo sa, cosa gli manchi fra i pensieri e le memorie. Non lo sa, cosa Cailu riesca a ricordare che lui non può.
Ma si siede accanto a lui e finalmente sente di poter dire qualcosa.
"Hai fatto quello che potevi."
Cailu trema più forte, alza lo sguardo e nei suoi occhi arrossati Eli vede delle lievi tracce di quello che ha perso. Non sa cosa sia, ma intuisce la sua importanza. Devono essere stati ricordi preziosi, qualcosa di insostituibile.
Senza pensare troppo si alza e gli tende la mano, e sospira quando Cailu alza una occhiata confusa su di lui.
"Siamo persi nel nulla. Andiamo avanti," dice in tono pratico, e sospira di nuovo quando lo sguardo di Cailu riflette il dolore che deve aver sentito nelle proprie viscere, nel petto.
"Ascoltami: va bene così. Qualcosa deve essere andato storto, e non ha senso perdersi a cercare qualcosa che ho perso... che abbiamo perso. Forse lo troveremo col tempo. Però non ho perso la capacità di ricordare. Non ho dimenticato il tuo nome, e non ho dimenticato che ti sei preso cura di me."
Cailu lo fissa, incredulo, senza muoversi. Non ricorda questo Eli. Il suo Eli si sarebbe arrabbiato. Avrebbe bruciato la foresta. Si sarebbe rintanato nel folto del bosco a urlare. Non sarebbe rimasto calmo. Invece questo Eli gli rivolge un sorriso lieve, ma gentile. Sembra non se ne renda conto, di quello che è accaduto, di tutto quello che non ha più.
"Non so che ricordi ho perso, e forse devo ancora cominciare a soffrire per averli persi, ma so che tu mi conosci. Non mi ricordo cosa abbiamo passato, non mi ricordo di averti conosciuto, ma sento che posso fidarmi di te." Sospira, passandosi le dita fra i capelli. "Lo so che non è di consolazione per te, ma non ho nessun altro adesso. Ho ancora bisogno di te."
Cailu finalmente sembra muoversi. Prende la sua mano e la usa per alzarsi in piedi, e si asciuga gli occhi annuendo lentamente.
"D'accordo."
Guarda all'insù, verso il cielo: sembra che la sera stia per arrivare. "Cerchiamo un posto dove accamparci."
Il resto del giorno scorre in silenzio, accompagnato solo dal suono dei loro passi, dalla voce di Cailu che ragiona sulla direzione da prendere, poi dal fuoco che scoppietta nella piccola grotta che hanno trovato, piena di rimasugli di altri visitatori che devono averla trovata prima di loro. Dal sapore del cibo che Cailu ha confezionato senza perdere tempo, e dalla sensazione dello stomaco che si riempie - non troppo, ma abbastanza.
La notte arriva nera, e ricopre la foresta come una coltre mentre Cailu si addormenta accanto al fuoco, esausto, ed Eli rimane seduto a vegliare, accompagnato solo dai suoi pensieri. Pensieri che poi si ripetono in circolo, pensieri che lo tengono sveglio.
L'unica conclusione alla quale arriva guardando Cailu, poco più che uno sconosciuto, è che forse non importa. Deve aver perso molto, e solo Cailu sa cosa sia. Ma sono ricordi, possono sempre crearne di nuovi.
Domani, comincerà col conoscerlo di nuovo. Sente che ne varrà la pena.
Senza pensare troppo si alza e gli tende la mano, e sospira quando Cailu alza una occhiata confusa su di lui.
"Siamo persi nel nulla. Andiamo avanti," dice in tono pratico, e sospira di nuovo quando lo sguardo di Cailu riflette il dolore che deve aver sentito nelle proprie viscere, nel petto.
"Ascoltami: va bene così. Qualcosa deve essere andato storto, e non ha senso perdersi a cercare qualcosa che ho perso... che abbiamo perso. Forse lo troveremo col tempo. Però non ho perso la capacità di ricordare. Non ho dimenticato il tuo nome, e non ho dimenticato che ti sei preso cura di me."
Cailu lo fissa, incredulo, senza muoversi. Non ricorda questo Eli. Il suo Eli si sarebbe arrabbiato. Avrebbe bruciato la foresta. Si sarebbe rintanato nel folto del bosco a urlare. Non sarebbe rimasto calmo. Invece questo Eli gli rivolge un sorriso lieve, ma gentile. Sembra non se ne renda conto, di quello che è accaduto, di tutto quello che non ha più.
"Non so che ricordi ho perso, e forse devo ancora cominciare a soffrire per averli persi, ma so che tu mi conosci. Non mi ricordo cosa abbiamo passato, non mi ricordo di averti conosciuto, ma sento che posso fidarmi di te." Sospira, passandosi le dita fra i capelli. "Lo so che non è di consolazione per te, ma non ho nessun altro adesso. Ho ancora bisogno di te."
Cailu finalmente sembra muoversi. Prende la sua mano e la usa per alzarsi in piedi, e si asciuga gli occhi annuendo lentamente.
"D'accordo."
Guarda all'insù, verso il cielo: sembra che la sera stia per arrivare. "Cerchiamo un posto dove accamparci."
Il resto del giorno scorre in silenzio, accompagnato solo dal suono dei loro passi, dalla voce di Cailu che ragiona sulla direzione da prendere, poi dal fuoco che scoppietta nella piccola grotta che hanno trovato, piena di rimasugli di altri visitatori che devono averla trovata prima di loro. Dal sapore del cibo che Cailu ha confezionato senza perdere tempo, e dalla sensazione dello stomaco che si riempie - non troppo, ma abbastanza.
La notte arriva nera, e ricopre la foresta come una coltre mentre Cailu si addormenta accanto al fuoco, esausto, ed Eli rimane seduto a vegliare, accompagnato solo dai suoi pensieri. Pensieri che poi si ripetono in circolo, pensieri che lo tengono sveglio.
L'unica conclusione alla quale arriva guardando Cailu, poco più che uno sconosciuto, è che forse non importa. Deve aver perso molto, e solo Cailu sa cosa sia. Ma sono ricordi, possono sempre crearne di nuovi.
Domani, comincerà col conoscerlo di nuovo. Sente che ne varrà la pena.
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