08 July 2011 @ 08:43 pm
Titolo: The Bitter End
Fandom: RDJude
Genere: Introspettivo, Angst
Parte: 1/?
Note: Non lo so da dove mi sia uscita. Al momento non so bene nemmeno dove stia andando o quale sia lo scopo, conosco solo il finale, quindi questa AU potrebbe rimanere incompleta come tante altre... E non ho molto altro da dire. The Bitter End è una bella canzone dei Placebo che si adatta piuttosto bene alla faccenda che si svilupperà. A mio parere questo capitolo è molto fuorviante rispetto a quello che succederà dopo.



Si fa tutto un gran parlare della morte. Riempie le prime pagine dei quotidiani, si diffonde come un morbo attraverso il passaparola in neanche un minuto in tutto il mondo, fa più notizia e scuote gli animi più di un aereo a bassa quota sulla Piazza Rossa, cambia vite - paradossalmente - e ne distrugge virtualmente altre. A dire il vero, gente, non è che sia tutta questa gran cosa. C'è tutto il terrore prima che venga (se la vedi arrivare) e ci si immagina come sarà. Le domande sono sempre le stesse. Perché io? Soffrirò? E mia sorella? E il resto del mondo? Sì, questa è una mia aggiunta, perché ho un ego enorme anche se lo nascondo spesso dietro una certa riservatezza che mi identifica per la mia cultura.
Uh, sì, dovevo presentarmi. Mi chiamo Jude Law, vengo da Londra, ho trentacinque anni e sono morto.
Sì, sì, morto. Per questo ciarlavo di com'è essere morti e per questo mi posso permettere di dire com'è. In verità, il dolore per me è durato un istante. Il tempo che la pallottola rompesse la costola - perché sì, sono stato anche così sfigato da trovarmi ossa di mezzo - e che la suddetta costola rotta si ficcasse, assieme alla suddetta pallottola, nel polmone. E chiaro, ovviamente il tempo di agonizzare, ma a quel punto ero già bello che andato, stavo perdendo i sensi ed il dolore si affievoliva sostituito da un senso di angoscia e sgomento perché no, chiaramente non volevo morire. Neanche per sogno, io avevo tutta una vita davanti, ed ero troppo giovane per-- Sì. Non importa, comunque è finita.
Dicevo che la cosa che mi ha ferito di più non è stata la pallottola, ma il fatto che a premere il grilletto sia stato proprio lui. Ma detto così non si capisce perché mi abbia fatto tanto male e perché la cosa dovrebbe essere rilevante, quindi per spiegarmi racconterò qualcosina su chi è Lui, almeno chi è sempre stato per me... Fino ad un paio d'ore fa.

Robert. Più precisamente, Robert Downey. No, non il miliardario proprietario di un trust industriale di tipo verticale - quindi di svariate categorie produttive - ma suo figlio. Sì, un figlio di papà, ma non così odioso come ci si poteva aspettare. Bizzarro, sì. Non eccessivamente viziato, stronzo, playboy e miliardario come i figliocci che cagano soldi da ogni orefizio dei film americani. Sì, a volte il mio linguaggio non è dei migliori, ma sono fatto così, prendere o lasciare.
Comunque, tornando a Robert, lo conobbi online. No, non mi ero iscritto a qualche sito per sfigati che cercano relazioni a distanza che al novanta per cento non funzioneranno mai. E puoi dire che l'amore non conosce ostacoli e che può durare per sempre e che una volta conosciuto il tuo amore l'aria saprà di rose e i marshmallow pioveranno col sole che splende... No. Stronzate. Ma forse sono io che in questo momento ho una visione un po' cinica dell'amore. Sapete, l'uomo che, circa, amavo (ma il termine per me è alquanto azzardato, direi più... Non lo so, al momento) mi ha appena ammazzato-- Ma sto divagando, di nuovo!
Comunque, che facevo online? Lavoravo. O meglio, hackeravo. Non ho studiato per fare questo lavoro, semplicemente sono sempre stato sposato con computer, telefoni, apparecchi elettronici di ogni tipo. Dovevate vedermi da piccolo! Smontavo qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, una volta smontai l'orologio di mio padre e non sapevo più come rimetterlo insieme... Quante ne ho prese quella volta! Se potessi, riderei. Ma ovvio, ho un polmone bucato e credo che fra poco comincerò a deperire. Per fortuna non ho più alcun senso, altrimenti sentirei il mio stesso odore. Mioddio.
Sì, mi dispiace, tendo a cambiare argomento nel bel mezzo dei miei racconti, non sono mai stato bravo in queste cose.
Comunque, ecco, lui mi mandò una mail proprio mentre lavoravo alla decriptazione della password per accedere al database principale della Downey Ind. Io odio le interruzioni; specialmente perché quando metto mano su una tastiera divento intrattabile, al limite dell'isteria. Il resto del mondo non esiste, esiste solo il lavoro da portare a termine. Perciò quella mail mi seccò, anche parecchio, ma avendo un Mac l'icona di Thunderbird continuava a saltellare sul dock. La cosa che mi infastidisce di più è avere un'applicazione attiva che avverte di qualcosa. C'è anche da dire che la mia mail è segretissima - per ovvi motivi - perciò mi chiedevo chi e come l'avesse ottenuta. La sua era delle mail più stupide che mi fossero mai arrivate. "Ciao, sono Robert", c'era scritto.
Inarcai il sopracciglio e mi chiesi chi diavolo fosse questo imbecille che mi contattava dal nulla. "Ti conosco?" Scrissi semplicemente, per poi tornare al codice. Non feci in tempo a studiarlo che subito mi arrivò un'altra risposta. "No, non credo. Però credo di conoscere te... Sei appena entrato nel sito di mio padre. E ti chiami Jude Law, no?".
Mi immobilizzai qualche secondo, iniziando ad inquietarmi. "Chi sei?!" Gli chiesi di nuovo, lasciando perdere un attimo il lavoro. Ci tenevo a rimanere anonimo, non sono come i LULZsec che per la fama online scrivono ovunque i loro nickname. Il mio era solo un lavoro da free-lancer, io ero un barista. Non volevo finire nei guai... Non con il figlio dell'uomo che stavo contribuendo a fregare! Decisi di parlarci con un minimo di cautela.
"Come fai a sapere chi sono e cosa sto facendo?"
"Faccio il tuo stesso lavoro, genio." Replicò dopo una decina di minuti.
Annuii lentamente allo schermo. Ma certo, ecco perché ci stavo mettendo tanto. Lo stronzo cambiava la password ogni tot di tempo per impedirmi di arrivarci troppo presto. Da fuori. Mi grattai la testa. Perché hackerare il sito come me, ma per proteggerlo? Riflettei: forse il ragazzo aveva un brutto rapporto col padre - non potevo biasimarlo, Robert Downey Senior era una testa di cazzo con tutte le carte in regola per rimanere assassinato senza pietà al primo errore. E forse il ragazzo gli voleva bene, dopotutto, ma non voleva farlo sapere al padre. E per identificarmi, dopotutto non c'era niente di più semplice. Passare da qualche parte in internet lascia sempre tracce evidentissime - per gente come noi. Ed il mio lavoro era stato così grossolano, lo ammetto, che era come se avessi camminato su una strada infangata con degli stivali da trekking.
Non risposi e decisi di finire il lavoro il prima possibile per levarmi di torno, salutare tutto e sparire da qualche parte. Sì, insomma, ero in un certo stato d'ansia. Ma Robert mi scrisse di nuovo.
"Sto vedendo delle tue foto... Sei carino". Che cazzo?!
Iniziai a sudare. Cazzo, il figlio di Downey ora spiava fra le mie cose. Cazzo, cazzo, cazzo. E poi che significava "Sei carino"? Ovvio, ora lo so, ma allora rimasi parecchio inquietato.
Continuai ad ignorarlo, si fa per dire, e col respiro accelerato presi di nuovo a digitare come un pazzo sulla tastiera, sbagliando e fottendo tutto. Sbattei un pugno sulla scrivania e mi presi la testa fra le mani, riflettendo. Canticchiai fra me e me una canzone che mi tranquillizzava sempre - Take A Chance On Me degli ABBA. Dopotutto sono un omosessuale con tutti i cliché al loro posto e adoro questa musica anni '80 da checche. Problemi?
"Bella canzone" Fu l'unico commento che mi arrivò fra le mail. Fissai lo schermo sbiancando completamente e sgranando gli occhi. A quel punto cominciavo ad avvertire un mal di pancia crescente. Cazzo, il ragazzo era bravo. Era bravo. Ora controllava anche la mia webcam. Ed aveva acceso il microfono.
E poi delle parole indipendenti cominciarono a formarsi sulla schermata del terminale. «Che cazzo...» Mormorai, e lessi il messaggio che si formava. "Ti ho spaventato, eh? Non preoccuparti. Non dico niente a papà". Sì, ci credo, pensai sarcasticamente. "Segui il coniglio bianco-- Naaah, scherzavo. Voglio incontrarti e parlare di quello che stavi facendo sul sito di Papà."
 
 
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