Titolo: Another Life.
Fandom: Crossover (Kiss Kiss Bang Bang / The Salton Sea]
Personaggi: Perry Van Shrike (Danny Parker, Tom Van Allen), Harry Lockhart, Jimmy the Finn
Genere: introspettivo, malinconico, commedia
Parole: 1631 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Avvertimenti: cross-over, pre-slash, spoiler (per chi non avesse visto The Salton Sea)
Note: Tutta questa fic è per [livejournal.com profile] velucity_girl, che me l'ha promptata nel drabble meme. XD probabilmente la leggerà solo lei, però mi spiego anche per gli altri: questo crossover-sequel nasce dall'ennesima visione insieme di The Salton Sea, bellissimo film con Val Kilmer che secondo me merita davvero tantissimo. E dato che io e la troglie amiamo esageratamente anche Kiss Kiss Bang Bang (e Perry Van Shrike in canon non ha un passato conosciuto) abbiamo semplicemente unito le due cose. Infatti alla fine di The Salton Sea il personaggio di Val si ritrova solo, con un passato orribile alle spalle e una vita da ricominciare... Insomma, questo crossover è nato per caso. XD
Gnè. Spero sembri almeno un po' carina ""XD non l'ho riletta, perché sono in incognito, quindi perdonatemi eventuali errori di grammatica o coerenza ;_;


Qualcuno gli ha detto che le bugie, le maschere, la polvere e le carte d'identità false, prima o poi vengono scoperte, sollevate, bruciate e squarciate. Spesso, da se stessi.
Ha sperato con tutto il proprio ego ormai esperto nell'annullarsi e diventare qualcos'altro che non sarebbe mai successo.
Ma ieri notte, dopo tanti anni di latitanza completa della propria coscienza, l'ha sognato. Non sa quale fatto routinario l'abbia provocato, ma l'ha sognato, con colori vividi e violenti.
Ha sognato la propria vita perfetta e felice con Lei (Lei, di cui non ricorda più nemmeno il nome, da quanto l'ha idealizzata); la musica che gli usciva dal cuore prima che dalle labbra. Ha sognato Ocean, ha sognato quei due personaggi che hanno ridotto la sua vita ad un gocciolare tetro ed infinito di sangue sul pavimento (ha dimenticato i loro nomi volontariamente, questa volta); ha sognato lo squallido rifugio di Pooh Bear ed il tasso che stava per staccargli le palle. Ha sognato l'incendio, il messicano e la bella donna bionda.
Si è svegliato sudando, incredulo che quella sia stata davvero la sua vita per anni: i festini alcolici, la cocaina, le nottate che si protraevano fino al pomeriggio del giorno dopo, la nullafacenza, i tatuaggi; tutto per ottenere vendetta.
Si sta lavando le mani da una buona mezzora, fissando assente l'acqua che scorre fra le dita rattrappite come a voler cancellare tutti gli errori che sporcano come olio la sua pelle. E pensa che, dopotutto, quella vendetta che cercava non gli sia valsa a molto. Non ha riportato indietro il suo amore, non ha distrutto quelle immagini orribili, non ha fermato il gocciolare del sangue e gli ha portato solo il rantolo di un uomo agonizzante su di un pavimento sporco.
È per questo che Danny Parker ha preso a vagare, ha continuato a farlo ed ha cambiato nome, pelle, colore, sguardo, identità di paese in paese e di città in città, per ingannare se stesso. Ha camminato e corso e strisciato fra le polveri chimiche delle strade, nei liquami della malavita e nel sole pomeridiano delle strade calde asfaltate, fino a qui. Forse ha anche dimenticato di quando era solo, con una vecchia tromba ed un solo amico che ha provveduto ad allontanare stupidamente per non dover ferire anche l'ultima creatura rimasta accanto a lui. Jimmy "the Finn". Gli ha detto di pensare alla propria vita ed andarsene lontano, e così ha fatto, il suo amico.
Al gocciolare continuo del sangue nella sua immaginazione ora si sovrappone anche la sua espressione confusa e ferita.
Chiude gli occhi e scuote la testa cercando di tornare presente a se stesso, ma neanche Perry Van Shrike può dimenticare o scappare, la propria rabbia tornerà sempre indietro e non c'è auto-punizione, non c'è distrazione e non c'è dipendenza che possa fargli smettere di pensare a ciò che ha perso e tolto...

«Perry, mi sto pisciando addosso!» Esclama improvvisamente la solita voce di sempre, ovattata e vagamente urgente, scuotendolo dai propri pensieri. «Devo uscire con Althea e se non arrivo in orario mi romperà le palle su quanto sia stronzo e probabilmente non me la darà, e lo so che da omosessuale non ti possa interessare il destino di un uomo e di una donna che vogliono copulare, ma pensa che se non esco resterò qui a lamentarmi per ore e ore e--»
Quando apre la porta si trova davanti Harry Lockhart, piegato in due con entrambe le mani fra le gambe come un bambino che non ce la fa più. Alza gli occhi al cielo, spostandosi di lato e chiedendosi ancora una volta perché abbia accettato di ospitare una spina nel fianco a casa sua senza nemmeno ottenerne un aiuto sul lavoro o un minimo vantaggio. Ma ormai è così da anni e per qualche motivo non ha più voglia di cercare motivi per mandarlo via, anche se non ce ne sarebbe assolutamente bisogno, di scervellarsi.
«Oh, grazie a Dio, stavo per farla contro la porta!» Esala, precipitandosi verso la tazza. «E tu che stavi lì con l'acqua aperta per chissà quale motivo e io lì fuori che... Aaahhh~» Sospira, sollevato. Poi si volta e lo guarda sospettoso. «Non mi guardare!»
Perry scuote la testa, uscendo dal bagno e lanciando un'occhiata all'orologio. Le nove di sera, il fattorino dovrebbe già essere lì con la pizza... E poi, ricorda, dovrà andare a pedinare una certa cinquantenne ninfomane che se la fa coi ventenni squattrinati, così il marito potrà spillare soldi da un divorzio che doveva essere chiesto anni fa. Sospira: non ne ha nessunissima voglia. Probabilmente preferirebbe scoparsi Harry, stasera, e la cosa è grave.
Si butta sul divano, accendendo la televisione su un canale qualsiasi e sospirando pesantemente, per poi sbuffare l'attimo successivo, quando il campanello suona nell'esatto momento in cui si è messo comodo. Fortunatamente, è Harry a prendersi la briga di sfrecciare alla porta, odorando le pizze calde.
Perry chiude gli occhi, prestando poca attenzione a tutto ciò che lo circonda per riposare un attimo la mente - e rivedere il sangue che gocciola - prima di afferrare due banconote spiegazzate dal portafoglio sul tavolino ed alzarsi stancamente per poi andare ad aprire la porta, distrattamente. Non guarda nemmeno il fattorino, prima di sentirne la voce familiare.
«Danny?» Mormora l'uomo riccioluto con gli occhi chiari, spalancati per l'incredulità.
Anche Perry sgrana gli occhi, sentendosi di nuovo per un attimo Danny Parker e Tom Van Allen allo stesso tempo, come se tutti quegli anni passati a nascondersi e mutare dentro di sé non siano mai passati ad affinare la sua corazza di cinismo e freddezza. Corazza che torna a pesare in modo quasi insopportabile quando gli occhi scuri di Harry prendono a schizzare ripetutamente fra gli altri due uomini, ed è allora che l'atmosfera gela fra loro.
«Danny? No, no, lui è Perry. Gay Perry. Ti sbagli. Dammi le pizze» Interviene, un po' confuso ma soprattutto affamato.
Jimmy the Finn rimane in silenzio per qualche secondo, con una moltitudine di domande che sa che non potrà trattenere molto a lungo, per poi mettere piede dentro casa ed appoggiare i cartoni con le pizze sul tavolo, sbottando: «Perry? Ora ti chiami "Perry"? Gay Perry?»
Perry sospira, troppo sorpreso e spiazzato dall'apparizione dell'unico uomo che potesse ricordargli violentemente il passato, per poi annuire pacatamente, anche se pensa che probabilmente non riuscirà a gestire la situazione.
«Ora vivi qui? Con un uomo? Ed ora cosa fai? Chi cazzo sei, Danny?»
«Non mi chiamo più Danny.»
«Perry, okay.»
«Cos'è sta cazzo di storia del Danny e Perry?» Chiede Harry, dirigendosi verso il frigo per prendere le birre.
«Stai zitto.» Intima Perry, massaggiandosi le palpebre. «Jimmy... Prendi i soldi e vattene, per favore.»
«No» Risponde l'altro, accigliandosi. «Mi hai sempre lasciato fuori, ma...»
«Ti ho raccontato tutto tempo fa, Jim» Sospira ancora Perry, prendendo a ricordare varie cose come se quella conversazione fosse un tuffo negli spari e nello squallore di anni prima.
«Quindi stai ancora scappando?» Chiede Jimmy, dimenticando completamente di essere in servizio. Perry non risponde, quindi è di nuovo Harry a parlare.
«Che succede, volete dirmelo?»
Jimmy lo guarda appena con lo sguardo con cui si guardano i novellini, quelli che non sanno nulla e che sono da compatire, poi solleva una manica della propria felpa rivelando quello che sembrerebbe un ritratto di Perry tatuato sul suo braccio.
«Sei il suo ex?» Chiede allora Harry, per nulla impressionato. «Allora discutete pure, non fate caso a me» Aggiunge, scrollando le spalle e sedendosi sul divano con una pizza in mano, pronto ad assistere ad uno spettacolo che nella sua testa è già pieno di picchi drammatici.
«No!» Esclamano Jimmy e Perry, facendosi rossi in viso, ed il primo copre di nuovo il tatuaggio.
«Oh» Risponde Harry, suonando deluso. «Ma allora chi è lui?» Bofonchia con la bocca piena, indicando Jimmy. Che guarda di nuovo il detective negli occhi, non riconoscendo nulla di quello che vedeva una volta, o di quello che credeva di vedere.
«Nessuno» Risponde freddamente, afferrando i soldi stropicciati che Perry gli sta ancora tendendo.
«No, Jimmy, ascolta...»
L'altro scuote la testa, guardando un appartamento che non si addice all'idea che aveva del suo amico, e sospira amareggiato. Gli sono sfuggite troppe cose. «No, lascia perdere. Sono felice che tu stia bene, comunque.»
«Faccio il detective privato, adesso. E lui è il mio... Collega» Sputa Perry, storcendo il naso all'ultima parola.
Danny, col suo spirito da eterno bambino, dimentica in un attimo tutta la delusione di prima, illuminandosi per lo stupore. «Oh! Un investigatore! Oddio, fortissimo! Quindi, tipo, tu arresti i delinquenti e li picchi!»
Perry piega un angolo della bocca in un mezzo sorriso amaro.
«Più o meno. A volte sono i delinquenti a pagarmi per non finire dentro.»
«Oh... Quindi è come con gli avvocati» Annuisce Jimmy, un po' deluso. La sua idea di Danny - Perry - da eroe poteva vacillare un po' meno.
«Una cosa del genere.»
«Spesso invece prendiamo gli assassini!» Aggiunge Harry, un po' ammirato a sua volta per se stesso e per quello che ha finito per fare. Perry ridacchia, rendendosi conto di quanto Harry e Jimmy un po' si somiglino.
«Quello era quando Harmony sceglieva i lavori per noi, dato che le concedevi di farlo» Replica, roteando gli occhi.
«Ti piace la tua vita?» Chiede quindi Jimmy, alzando un sopracciglio.
«Beh... Lavoro nella parte più squallida e pericolosa di Los Angeles, no che non mi piace.»
Jimmy sbatte le palpebre, con le sue lunghe ciglia, con l'espressione di un cane confuso. «Ma allora perché non te ne fai - non ve ne fate - una lontano da qui? Un lavoro tranquillo, eccetera.»
Perry ci pensa su, guardandosi attorno nel suo appartamento minimale, con pacchi su pacchi ancora da scartare dall'ultimo trasloco, con Harry Lockhart, con le finestre sempre chiuse, con il frigo perennemente mezzo vuoto, con Jimmy. Riflette, trovandosi a non avere una risposta precisa.
«Perché è questa la mia vita» Risponde, facendo spallucce.
Sa già che sarà la sua vita finché non la sostituirà con un'altra esistenza, ed ormai non può più farne a meno.
 
 
Current Mood: calm
 
 
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