27 December 2011 @ 07:25 pm
Titolo: Tuta da meccanico
Fandom: Glee 
Pairing: Dave Karofsky/Kurt Hummel
Genere: erotico, introspettivo
Avvertimento: future!fic
Parole: 1362
Note: Scritta per il prompt "tuta da meccanico" per il P0rn Fest #5. Sì, il titolo è il prompt, originalissimo, già, ma non mi veniva in mente nulla O_O


Non sa nemmeno come si sia trovato ad entrare nell'officina di Burt Hummel. Sa solo che era tornato dal McKinley per faccende per così dire burocratiche (il suo figlio adottivo doveva per forza iscriversi lì, ovvio), è uscito pensando a quando ancora ci andava, a quel liceo, ai professori che odiava, ai coetanei che odiava ancora di più perché non ci provavano nemmeno, a capirlo - il fatto che lui nemmeno si aprisse un attimo è totalmente irrilevante - e poi alla sua fonte numero uno dei problemi che aveva: Kurt. Ora, ripensandoci, un motivo per entrare all'officina c'è. Sentire come sta, per esempio. L'ultima volta che l'ha visto erano allo Scandal's e stavano più o meno bene.
«Buong-- Oh.»
Stava guardando gli utensili da meccanico appesi il muro, così quando si volta sorpreso dalla voce improvvisa, gli ci vuole un po' per capire che quello appena uscito dalla porta sul retro è proprio Kurt. Che è cresciuto, maturato, ha acquisito un'espressione perennemente seria e quasi triste, lascito di qualche anno di un lavoro che non si aspettava di fare.
«Ciao, Kurt» Dice, in tono imbarazzato, guardandosi attorto per evitare i suoi occhi chiari, e subito si rende conto che non è stata una buona idea, andare lì. Perché non aveva pensato che la sua presenza potesse significare il ritorno in un botto di cose che avrebbe preferito dimenticare.
Ma Kurt non sta pensando al bullismo che ha subito, o alla paura che aveva di lui. È semplicemente stupito - ed insospettito - dal fatto di non averlo mai rivisto prima.
«Ciao... Che ci fai qui?» Chiede ovviamente, fissandolo e cercando i suoi occhi.
David rimane alcuni lunghi secondi in silenzio, a cercare qualche scusa credibile come "vorrei fare un preventivo ed ho pensato che... Magari...".
«Ho pensato di venire a trovarti» Risponde poi semplicemente, scrollando le spalle e mettendosi le mani in tasca, ancora a disagio.
I tratti di Kurt si distendono, lasciando intravedere il ragazzino tranquillo seppure tormentato di una volta. Sa bene che è difficile rimanere gai e sereni dopo il liceo, quando non c'è più neanche la minima struttura di supporto, qualcuno che ti dica dove andare, degli amici anche di convenienza che comunque non ti lasciano solo. L'ha provata anche lui, quell'amarezza, quindi non può biasimarlo se il sorriso che Kurt gli rivolge è un po' forzato, sebbene piuttosto sincero.
«Beh, mi fa piacere» Commenta Kurt, per poi rimanere in silenzio qualche secondo, cercando di non pensare alle mille cose che vorrebbe dirgli, o rinfacciargli, o confessargli. Come il fatto che, dopo quel bacio, anni dopo si è ritrovato a pensarlo. E forse anche a desiderarlo, in qualche modo. «Allora... Cosa fai?» Chiede, per fare conversazione e coprire l'imbarazzo.
Ed in qualche modo prendono a chiacchierare, incatenando domande e risposte che ad un certo punto prendono ad abbreviarsi, perché Kurt deve lavorare e perché - sinceramente - entrambi iniziano a provare dell'empatia per le rispettive sventure, che pure si somigliano. Quando Dave gli chiede come va a livello sentimentale, Kurt si limita a scuotere le spalle.
«Ti ricordi Sebastian Smythe?»
«Sì. Andava alla Dalton, giusto?»
«Ecco. Lui è accaduto.» E Karofsky non può stabilire se Sebastian l'abbia sedotto e poi mollato o se si sia portato via Blaine. Entrambe risposte probabili, effettivamente.

Lentamente, i loro corpi si trovano vicini, mentre Kurt rimane steso sotto una macchina, producendo rumori metallici, e David si accuccia accanto a lui, parlando ed approfittandone per osservare il suo corpo dentro la tuta da meccanico che gli sta larghissima nonostante la sua massa corporea sia aumentata per i muscoli che ha dovuto sviluppare e per la birra che si è ritrovato a tracannare in serate infelici e nostalgiche.
Per un istante, gli occhi di Kurt incrociano quelli di Dave mentre l'osservano, e si acciglia provando subito un brivido. Non sa se di disgusto o di piacere: è da tanto che qualcuno non lo guarda in quel modo. Ma l'ultima volta è stato Sebastian, e lui lo sa com'è andata a finire.
Gira di nuovo la testa verso il bullone che sta massacrando da cinque minuti. In fondo non cerca più relazioni stabili, non quanto le desiderava una volta. A lui quei quattro o cinque tentativi hanno fatto solo male.
«Sarei ancora il tuo tipo, Karofsky?» Chiede, in tono distaccato. David sbatte le ciglia, confuso e spiazzato da quella domanda.
«Cosa...?»
«Ti ho chiesto se io, eventualmente, sarei ancora il tuo tipo. Mi pare di ricordare che ti piacevo, al Liceo.»
«Io... Non lo so» Borbotta, arrossendo solo un po'. Il fatto è che se lo stava già immaginando a succhiargli l'uccello con quelle sue labbra ancora rosee e tonde, ecco.
«Non lo sai?» Chiede Kurt, con una vena d'irritazione nella voce, e scivola da sotto la macchina. Finge di essere offeso, perché ha davvero tanto, tanto bisogno di scopare. Fissa quegli occhi chiarissimi e magnetici nei suoi, alzandosi velocemente e spingendo con una mano piccola ed affusolata contro il petto grande e robusto di Dave. «Come fai a non saperlo?». Si guarda attorno, per poi affrettarsi a chiudere a chiave la serranda dell'officina, e fanculo se papà se ne accorge.
«Che cos--» Pigola Dave, spaventato dal comportamento di Kurt. Perché non si è mai aspettato davvero che Kurt potesse essere anche solo vagamente interessato a sapere cosa pensa di lui.
«Io lo so che ti piaccio, Karofsky. So che mi hai baciato perché mi volevi, al Liceo. E so che ogni volta che passavo mi guardavi, e ho capito che quando mi spingevi lo facevi perché ti piacevo troppo e non potevi ammetterlo. Ma voglio sentirtelo dire.»
Dave si pente di essere passato di lì, si pente di non aver preso direttamente la strada di casa invece di assecondare scemenze tipo il proprio istinto.

È proprio l'istinto che lo porta, pochi minuti dopo, a premere il corpo di Kurt contro una parete sporca, ad osservare da vicino il suo viso appena sporco di olio, gli occhi socchiusi in un pigro e quieto piacere, e poi le labbra rosse per i baci rozzi che si sono appena scambiati. E la sua mano è infilata nella tuta di Kurt, aperta fino all'inguine, che lascia vedere il corpo coperto solo da una canottiera bianca. E Kurt non dice nulla, lascia solo che il proprio corpo venga stimolato sempre di più, sempre più velocemente, da David che davvero, non ricorda bene come siano arrivati lì.
Sa solo che ha una mano infilata nelle mutande di Kurt e che lo sta masturbando rudemente e con una certa urgenza di finire perché cazzo, se Burt torna e trova il figlio in atti osceni con lui, la sua vita sarà finita. Eppure il viso di Kurt è l'immagine perfetta del piacere e non può dire di esserne immune, nonostante il fatto che si sia reso conto che non si sia mai innamorato di Kurt, e di sicuro non lo è ora. La voglia che ha avuto finora di farci del sesso è dovuta ad un'attrazione rimasta in sospeso quattro anni fa, e la sensazione di averlo finalmente fra le mani - in mano - è piuttosto appagante, ma è tutto lì. Nulla di male, in fondo, perché Kurt mentre gode è una visione per nulla spiacevole, e sarebbe bello se poi il piacere gli venisse ricambiato...
Ghigna quando gli occhi di Hummel si chiudono e la sua bocca il apre appena, cercando aria, e tutto il suo corpo inizia a tendersi rabbrividendo. La mano di David prende a muoversi più velocemente, concentrandosi più sulla punta dell'erezione che si trova fra le dita; e se Kurt sapesse quanto ha immaginato cose del genere, probabilmente verrebbe molto prima. Ma lo fa dopo un paio di minuti, bagnando le sue dita di una sostanza calda e vischiosa. Ansima, Kurt, rilassandosi e lasciandosi andare contro il muro, e David leva la mano dall'erezione ormai afflosciata dell'altro, prendendo un fazzoletto da una tasca e pulendola con cura, osservando il corpo di Kurt che pian piano torna a respirare normalmente. E poi apre gli occhi, mordendosi il labbro piano e guardandolo soddisfatto.
«Era questo che volevi, Karofsky?»
«Avrei voluto prenderti contro quella macchina» Risponde prontamente, assottigliando lo sguardo ed indicando la vettura che Kurt stava riparando.
Quest'ultimo si lecca il labbro, decidendo che per oggi forse può rimanere un po' più soddisfatto dalla giornata.
«Si può fare.»
 
 
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