Titolo: You and I burning matches, lifting latches on our way back home.
Fandom: RPF The Beatles
Pairing: John Lennon/Paul McCartney
Genere: fluff, slice of life
Avvertimenti: uso dell'inglese nei dialoghi.
Parole: 507 (fiffi)
Rating: SFW
Note: Non saprei collocare questa fic in un periodo preciso. Sicuramente è prima del '66 (cioè prima che John incontrasse Yokobaldracca Ono), e dopo i primi tre dischi, facciamo nel '64. E mi rendo conto che in tutte le mie fic loro sono nella prima fase, quella dei caschetti XD e che ci posso fare, a me ispirano in quella fase lì. Comunque pare che ogni volta che vedo un nuovo film sui Beatles mi venga voglia di scrivere del John/Paul *lolla*, e stavolta è successo dopo aver visto Two Of Us, del 2000 (sul quale ho fangirlato nell'altro journal), che è praticamente fanservice McLennon con tanto di Jared Harris. *piange* E insomma, mi è venuta voglia. Fra l'altro questa flash è probabilmente ridicola, perché ho provato a rendere il loro accento attraverso i dialoghi in inglese. Potete tranquillamente dirmi che ho cagato fuori dal vaso qui, ne sono consapevole X°DDDD però chiarisco una cosa o due dello slang: "bird" è inteso come "ragazza", "ta" può significare varie cose, qui significa "grazie". E no, non mi sto mettendo in mostra "XD ho solo letto queste espressioni un migliaio di volte nelle interviste. E uhm, mi sembrava carino usare il loro linguaggio ;__; per quanto possa esserci riuscita. e_e


«John? John?» Ripete quieta e divertita la voce divertita del suo migliore amico, sussurrando nel suo orecchio. John Lennon mugola, sbuffando ed aprendo piano gli occhi, con uno strano cerchio alla testa, rabbrividendo ed impiegando qualche secondo a chiarire a se stesso dove si trova. Carpet morbido e color panna sul pavimento, mobilio scuro, un ordine piuttosto rigoroso. Dev'essere casa di Paul.
Si volta verso di lui, sbadigliandogli in faccia e sospirando.
«What the hell happen'd Paul? Where's the birds?» Gracchia, con la sua voce nasale. Paul ghigna appena, facendo un cenno verso il tavolino con la superficie in vetro sulla quale troneggiano varie bottiglie contornate di ciuffi d'erba e cartine. Uh, nottata balorda. «Aw, right» Aggiunge, ridacchiando e mettendosi a fatica in piedi. «'m hungry.» Lamenta poi, mettendo in fila qualche passo per poi crollare sul pavimento ridendo. Paul sghignazza, prendendolo sotto le ascelle e trascinandolo quasi di peso sul divano e dirigendosi verso la cucina.
«D'you want eggs, yeah?» Chiede, accendendo il fuoco.
«Ta» Borbotta John, chiudendo di nuovo gli occhi, avvertendo la sbronza in tutta la sua potenza. Non lo sa nemmeno quanto cazzo hanno bevuto la sera prima, quanta erba abbiano fumato e... Cristo, spera davvero che non abbiano fatto altro. Non tanto per via di Cynthia, ma perché poi Paul svilupperebbe pretese sul suo culo che non è certo di potergli concedere da sobrio.
Non si accorge nemmeno del vassoio scuro che arriva sotto il suo naso, con tanto di uovo alla coque, bacon e latte. Guarda in faccia il suo amico e quasi gli viene da ridere per l'espressione soddisfatta che si è piantato in faccia.
«Oh good job Paulie... You learnta make an egg.»
«Shut up and eat, wanker.»
John ridacchia, annuendo.

Non lo sanno nemmeno come siano finiti buttati scompostamente sul divano, col vassoio per terra, le bottiglie e l'erba ancora in bella vista. La testa di Paul appoggiata sul petto di John che si alza ed abbassa quieto, assieme al respiro regolare dell'altro.
«Paul, d'you think life is worth?» Domanda, accarezzandogli i capelli e fissando il soffitto bianco, immacolato. Paul apre gli occhi, pigramente, rabbrividendo per le dita che si infilano fra i suoi capelli, scompigliandoli. Rimane in silenzio qualche secondo, strofinando la guancia sulla maglia di lana calda sul petto di John, prima di mormorare: «Yes, I do. In the end, it is.»
John rimane in silenzio per dei lunghi minuti, respirando il profumo di bacon che aleggia ancora nella stanza, chiudendo di nuovo gli occhi e sentendosi, solo per un istante, un po' più libero dall'angoscia che lo perseguita notte e giorno. Letteralmente, notte e giorno. Poi, con  la sua solita flemma, lo guarda ed incontra i suoi grandi occhi scuri, annuendo e tirandogli un po' i capelli per scherzo.
«I trust yeh. Me mum would've said the same.»
Paul sorride appena, ancora troppo impigrito per continuare il discorso - il solito vecchio discorso -, e appoggia di nuovo la testa sul suo petto. Si gode quel posto comodo, perché più tardi ci sarà da suonare, incidere, vendere e fare successo.
Ma per ora basta il suo odore a farlo contento.
 
 
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